Dal Cavallo di Leonardo, le più belle sculture di equini in epoca contemporanea
La raffigurazione degli equini nell’arte è una rappresentazione che ha una lunga tradizione legata alla celebrazione dei grandi condottieri sin dall’antichità che viene ripresa a partire dall’epoca del Rinascimento. A cominciare da Leonardo da Vinci che fu incaricato di realizzare un monumento equestre a Francesco Sforza, che progettò tra il 1482 e il 1493. Il Cavallo venne ideato per essere realizzato in bronzo. Purtroppo, Leonardo riuscì a realizzare solo una scultura in creta che venne persa, mentre i disegni sono ora al Castello di Windsor. Un’impresa colossale che il genio di Leonardo non portò mai a termine. L’artista sviluppò diversi progetti, valutando i calcoli per mantenere in equilibro un monumento colossale che aveva pensato di realizzare e che doveva superare i 7 metri, per oscurare tutte le precedenti sculture equestri del Verrocchio e di Donatello, dedicate al Colleoni e al Gattamelata. Dal cavallo rampante, creò un secondo progetto con un cavallo al passo ne 1491 che presentò in occasione del matrimonio della nipote del duca con l’imperatore d’Austria. Il gigante cavallo in bronzo fu realizzato in creta e per la fusione erano necessarie 100 tonnellate di bronzo che non erano più disponibili. Con l’arrivo nel 1499, delle truppe francesi in Lombardia, il cavallo fu lasciato al Castello Sforzesco dove venne distrutto dai sodati. A distanza di 500 anni, il progetto del Cavallo di Leonardo fu ripreso nel 1977 dall’artista Charles Dent, che arrivò a raccogliere dopo quindici anni, 2,5 milioni di dollari per realizzare l’opera. Purtroppo Dent morì nel 1994, prima di vedere completato il cavallo. Il progetto benne abbandonato per poi essere ripreso da Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, che finanziò la realizzazione di due cavalli di Leonardo, uno per Milano e uno per i Meijer Gardens, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (Michigan), proprietà di Meijer.
A terminare il lavoro, la scultrice Nina Akamu che ha realizzato dapprima un cavallo di dimensioni ridotte, di circa 3 metri di altezza per poi creare il modello di 8 metri in argilla da dove furono ricavati i calchi per la fusione in bronzo.
Il cavallo di Leonardo è stato collocato nel 1999 all’ingresso dell’ippodromo di San Siro mentre il secondo esemplare nei Meijer Gardens nell’ottobre del 1999. La versione ridotta d i 2,5 metri è stata invece donata nel 2001 alla città di Vinci che ha collocato il monumento in piazza della Libertà.
Che siano monumenti veri e propri, installazioni estemporanee o sculture, in epoca contemporanea, la raffigurazione del cavallo è sempre attuale.
Una fonte d’ispirazione inesauribile per gli scultori che hanno voluto rendere omaggio alla sua straordinaria bellezza, eleganza e al simbolo della libertà che rappresenta. Il cavallo era il fedele destriero il simbolo per eccellenza dello statuto del grande condottiere. Fino all’Ottocento, le sculture equestri rappresentavano il ruolo sociale di un nobile, un aristocratico. Dalle scene di battaglia o di caccia, all’epoca del romanticismo, naturalismo e del realismo, il cavallo divenne il soggetto principale. Constantin Meunier celebrò i minatori e la dura realtà agricola nei campi, creando un monumento con un uomo che porta il cavallo ad abbeverarsi, per elevare le classi più povere. Da questo momento in poi si venne ad operare una scissione che liberò il cavallo nell’arte.
Dal materiale nobile del marmo e del bronzo, l’arte dell’avanguardia si è liberata, arrivando a utilizzare qualsiasi superficie o materiale anche nella scultura come il legno, il cesso, cemento o metallo. Il cavallo è diventato il soggetto principale: stilizzato, frammentato “a revocare” i resti di un antico impero greco romano, oppure gli viene dato una connotazione futurista ad esempio dall’artista Jason Decaires Taylor che ha realizzato i cavalli sul Tamigi, che svaniscono sotto l’acqua.
Alcuni artisti hanno rispettato i canoni classici di una rappresentazione realistica e neoclassica, con la quale hanno espresso la pura bellezza dell’equino nel suo essere naturale, collocato in ambienti allo stato brado come l’artista iraniano Masood Rangrazan.
Tra le opere più recenti, l’installazione di Claudia Fontes alla 57esima Biennale di Venezia, mostra una giovane ragazza che entra in contatto con un gigantesco equino. Il sogno, il mito o l’esperienza e l’emozione provata da chi si avvicina a questi maestosi animali?
Jason Decaires Taylor, cavalli sul Tamigi
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