Arriva un allarme dagli esperti di settore riguardo a delle modalità di cura degli animali domestici definite preoccupanti. Preoccupanti perché va bene una pratica saltuaria, mentre è decisamente meno consigliato farla diventare una abitudine. Il riferimento di molti veterinari è all’usanza troppo diffusa da parte dei proprietari di cani e gatti di curare i loro amici a quattro zampe con dei medicinali destinati all’uomo, ed il motivo è da ricercare nel forte risparmio economico che in parecchi casi è possibile incontrare, dal momento che spesso il principio attivo contenuto in alcuni farmaci per le persone è lo stesso di quello che caratterizza la controparte animale, con la differenza che quest’ultimi sono molto più costosi e sono soggetti all’obbligo per legge ad essere prescritti da parte dei veterinari. Se si vuole procedere scegliendo la via più economica bisognerebbe almeno chiedere prima informazioni al proprio veterinario di fiducia, che è senz’altro la persona più adatta a poter dire quando valga la pena e quando no.
Di tutto questo si è parlato in un apposito convegno a Milano, dove è stata presentata una ricerca sul tema della salute e della prevenzione condotta da Gfk Eurisko e commissionata da Msd Animal Health. Va detto che comunque il fenomeno in base al quale i medicinali umani vengono somministrati agli animali risulta essere comunque in diminuzione rispetto alle statistiche di 20 ed anche 10 anni fa, anche perché oggi c’è una maggiore e più efficace scelta di prodotti nella farmacologia veterinaria. E pure i costi per fortuna non risultano essere così sbilanciati come una volta, pur sussistendo delle differenze.
Ma bisogna comunque tenere in conto un fattore, come spiega il dottor Emanuele Minetti, presidente dell’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) Lombardia e coordinatore Italia Nord Ovest: “Dare un farmaco ad una persona di 70 kg è diverso dal darlo ad un animale di qualche chilo, e gli eccipienti dei farmaci per animali allo stesso tempo non sono adatti per gli uomini. Anche aspetti più superficiali come il gusto fanno la differenza: i medicinali per animali sanno di carne, quelli per noi di lampone. Ed anche il frazionare compresse umane per darle al proprio cane può rappresentare una pratica scorretta, perché non si conosce il quantitativo preciso di quanto se ne sta dando all’animale”.
C’è il rischio concreto insomma di sbagliare quantitativo, senza contare che la Legge impone l’utilizzo di farmaci umani agli animali solo con una deroga ed in casi limitati, ad esempio quando in ambito veterinario non esiste un prodotto analogo. Inoltre sussistono altri fattori di rischio, come la capacità da parte del cane o del gatto di non assorbire nella maniera giusta un farmaco originariamente non studiato per lui. Fino a giungere alle più banali distrazioni, come l’utilizzare un prodotto scaduto. Ma perché i farmaci per animali costano di più? Semplicemente perché riguardano un mercato più ristretto e perché per la preparazione degli stessi sono richiesti studi specifici in laboratorio.