Avete mai sentito parlare di shunt porto sistemico nel cane? Scopriamo insieme quali sono gli effetti di questa rara patologia.
Lo shunt portosistemico nel cane è una patologia piuttosto e rara e per questo motivo poco conosciuta. Anche la sintomatologia della malattia non è facilmente ricollegabile al disturbo, per la cura del quale è necessario un intervento tempestivo.
Lo shunt portosistemico indica un’anomalia che contraddistingue un vaso sanguigno, singolo e multiplo, dell’organismo del cane.
A causa della malformazione il sangue proveniente dalla zona addominale si immette direttamente nel circolo sistemico, eludendo l’azione depuratrice del fegato, cagionando gravi danni all’organismo dell’animale.
La patologia può essere congenita, dunque presente fin dalla nascita del cucciolo, oppure acquisita. Esistono due forme di shunt portosistemico congenito nel cane:
I sintomi appariranno entro il primo anno di vita del cucciolo.
Quando non congenito (e dunque acquisito) lo shunt portosistemico insorge come conseguenza di patologie epatiche del cane; anche in questo caso, purtroppo, non è possibile intervenire chirurgicamente.
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Non è affatto semplice comprendere quando il cane possa essere affetto dallo shunt portosistemico.
D’altronde si tratta di una patologia piuttosto rara e poco conosciuta. Senza contare che i segni clinici tipici della patologia sono ricollegabili a diverse altre malattie.
Infatti lo shunt portosistemico si manifesta con sintomi quali vomito e diarrea nel cane (in particolare dopo i pasti), letargia ed eccessiva salivazione.
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La patologia richiede un intervento tempestivo.
L’approccio terapeutico sarà diverso, a seconda della tipologia di shunt portosistemico che ha colpito il cane; in particolare occorrerà valutare se l’animale è operabile o meno. È proprio l’intervento chirurgico l’unico rimedio realmente risolutivo; tuttavia non è attuabile, come visto, per tutte le forme di shunt portosistemico.
Senza contare, inoltre, che non si tratta di un’operazione di routine, e pertanto presenta un certo grado di rischio. La procedura standard prevede la legatura del vaso sanguigno anomalo, che dovrebbe portare alla chiusura graduale dello stesso in un arco di tempo variabile (anche fino ai tre mesi).
Le ore immediatamente successive all’intervento sono particolarmente delicate, in quanto è in questo arco temporale che si può registrare la morte dell’animale.
Quando l’intervento chirurgico non è possibile, sarà necessario optare per una terapia di sostegno, basata su un regime alimentare povero di proteine, coadiuvato dalla somministrazione di antibiotici.
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A. S.
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