Quali sono le malattie più comuni del Dogo canario e qual è il modo migliore per curarle? Tutto quello che c’è da sapere sulla salute della razza.
La salute del nostro amico a quattro zampe è sempre fonte di preoccupazione per il padrone, per questo è importante conoscere tutto sulla sua salute e capire a quali patologie quella razza risulta particolarmente predisposta. Ecco quali sono le malattie più comuni del Dogo canario, come riconoscerle e, quando possibile, curarle.
Possibili e futuri padroni della razza saranno felici di sapere che si tratta di un esemplare che può godere di ottima salute. La sua vita media solitamente oscilla tra gli 8 e i 12 anni, ovviamente se tenuto costantemente sotto osservazioni e cura del veterinario.
In particolare bisogna tenere sotto controllo anche la sua crescita, che può costituire un problema soprattutto quando è troppo veloce: questo gigante della natura infatti spesso può sviluppare problemi alle ossa e alle articolazioni, proprio perché cresce troppo in fretta.
Ma quali sono le debolezze fisiche di questo esemplare così grande? Come spesso accade nei cani della sua taglia, il punto debole del Dogo canario è costituito dalle ossa, che appaiono molto fragili e soggette a problemi quali:
Se i due tipi di displasie si sviluppano con una crescita anomala dell’articolazione e sono di natura non solo ereditaria ma anche ambientale, le altre patologie delle ossa sono di sicuro meno frequenti.
L’osteocondrite dissecante, nota anche con la sigla OCD, colpisce tutte le cartilagini ma in particolare pare interessare maggiormente:
Si tratta di una patologia da non trascurare poiché, col tempo, può influire negativamente sulla vita dell’animale impedendogli i movimenti e compromettendone la deambulazione. La cartilagine tra due ossa infatti, che ha una doppia funzione di guaina protettiva e ammortizzatore, può degenerare per traumi o altre cause, può evolversi fino a distaccarsi dall’osso.
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Non solo provoca un gran dolore nel cane, inducendolo a non ‘camminarci su’, ma anche ipotrofia muscolare e rotazione anomala. Si può curare attraverso una terapia medico-nutrizionale se diagnosticata in tempo e nelle fasi iniziali, mentre si può arrivare all’intervento chirurgico in endoscopia o con l’apertura dell’articolazione, per un possibile trapianto.
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Può manifestarsi all’improvviso e senza segnali che ne segnalino l’arrivo; è nota anche con la definizione di steodistrofia fibrosa o enostosi, o zoppia grave. Può colpire più facilmente i maschi rispetto alle femmine, tra un’età compresa tra i 6 e i 15 mesi, fino ai due anni.
Oltre alla zoppia e al dolore al tatto, la panosteite può essere diagnosticata da una radiografia che ne darà la conferma definitiva; purtroppo non esiste un trattamento specifico per la cura della panosteite, poiché i sintomi tendono a sparire da soli entro i 18 mesi di vita dell’animale.
Intanto però si possono alleviare dolori e fastidi con la somministrazione di analgesici e antinfiammatori e facendo attenzione a non far muovere troppo il cane, inibendo un’attività fisica eccessiva.
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