L’ernia peritoneo-pericardica è un disturbo che colpisce il cane fin da cucciolo: scopriamo quali sono cause, sintomi e rimedi della malattia.
In tema di salute, l’arma più efficace che abbiamo a disposizione è la prevenzione. Ma non sempre basta. Esistono dei disturbi di natura congenita, che colpiscono l’animale fin da cucciolo, e sui quali non abbiamo particolare spazio d’intervento. È il caso, ad esempio, dell’ernia peritoneo-pericardica nel cane: scopriamone di più a riguardo.
L’ernia peritoneo-pericardica nel cane ha origine congenita; dunque colpisce l’animale fin dalla sua nascita.
Si tratta di una patologia piuttosto rara, che tuttavia può colpire maggiormente alcune razze, più predisposte all’insorgenza del disturbo, come ad esempio il Weimaranen.
L’ernia cagiona un’anomala apertura del diaframma, che favorisce lo spostamento di organi, o parte di essi, dal peritoneo al sacco pericardico, due membrane che avvolgono rispettivamente la cavità addominale ed il cuore.
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Non sempre l’ernia peritoneo-pericardica produce sintomi che testimoniano in modo chiaro l’insorgenza della malattia nel cane.
Molto spesso, pertanto, il disturbo può essere diagnosticato nel corso di una visita di routine, senza che l’animale abbia mostrato particolari segni di sofferenza o che facciano pensare all’esordio di una malattia.
In ogni caso, i sintomi tipici della patologia sono l’inappetenza del cane, la diarrea, il vomito, nonché la perdita di peso. Possono manifestarsi anche disturbi respiratori come la dispnea, tuttavia più frequenti nel gatto colpito affetto dalla patologia (sull’argomento consigliamo la lettura de L’ernia peritoneo-pericardica nel gatto: cause, sintomi e cura).
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Anche se il cane presenta uno o più dei suddetti sintomi, non è semplice ricondurre con immediatezza il suo malessere ad una patologia piuttosto rara come l’ernia peritoneo-pericardica.
In ogni caso dovremo contattare il nostro veterinario di fiducia con celerità, al fine di evitare che si verifichino conseguenze più gravi.
Il professionista procederà alla diagnosi attraverso strumenti quali l’ecografia o la radiografia. Una volta accertata l’esistenza dell’ernia, non resterà che operare l’animale. L’intervento chirurgico è l’unico approccio terapeutico risolutore della malattia, fermo restando la cura di supporto.
L’intervento presenta dei fattori di rischio, seppur la percentuale di riuscita sia molto alta. Per quanto si tratti di un disturbo congenito, la prevenzione, sotto forma di controlli di routine a cadenza regolare, ha comunque un ruolo molto importante.
Permette infatti al vostro veterinario di fiducia di poter diagnosticare la patologia eventualmente ad uno stadio ancora iniziale, quando non ancora si è verificato alcun versamento di organi dal peritoneo al sacco pericardico, ed il cane non presenta sintomi gravi.
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A. S.
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