La poliradicoloneurite acuta nel cane, una malattia autoimmune che colpisce Fido. Vediamo quali le cause, i sintomi e il trattamento.
La poliradicoloneurite acuta nel cane, è simile alla polineuropatia acuta umana definita “Sindrome di Guillain-Barré.
La poliradicoloneurite acuta nel cane è diffusa in molti altri paesi del mondo, fra questi anche l’Italia, e si sta espandendo come tante altre malattie autoimmuni.
Molto spesso si manifesta a seguito di vaccinazioni, soprattutto quella contro la rabbia, ad infezioni virali, protozoarie o batteriche.
La teoria più valida che si è dati per la spiegazione della poliradicoloneurite acuta nel cane è quella per cui il sistema immunitario reagisca a un qualche stimolo esterno (che può essere anche non identificato) e produca auto-anticorpi che vanno ad attaccare la mielina, una guaina che ricopre i nervi, e le placche nervose in cui si trasmette l’impulso dai nervi ai muscoli.
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In merito ai segnali che la malattia produce, è possibile racchiuderli in due fasi importanti. Durante la prima fase quella iniziale detta acuta, si ha un rapido peggioramento dei sintomi.
Nella seconda fase detta stazionaria: il peggioramento si interrompe e rimane stabile. Questo periodo può durare da 2-3 settimane ad alcuni mesi.
I sintomi della poliradicoloneurite acuta nel cane, quelli che generalmente compaiono possono essere i seguenti:
La durata dei sintomi è differente a seconda della gravità della patologia, perciò può andare da qualche settimana (cani affetti lievemente o moderatamente), fino a 4-6 mesi nei cani con i quadri più gravi.
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Per poter effettuare una diagnosi il veterinario dovrà effettuare per prima cosa un’approfondita anamnesi e successivamente esami neurologici, esame del liquor più eventuali biopsie muscolari per escludere le altre possibili cause di neuropatia (come botulismo canino, patologie da morso da zecca, miastenia fulminante). Stabilita la diagnosi il veterinario, non potrà che procedere con l’assegnare delle terapie all’animale.
Ragion per cui, a meno che il cane non mostri problemi relativi alla respirazione (in tal caso è opportuno il ricovero in strutture veterinarie adeguate per essere sottoposto a ventilazione assistita), è consigliabile la fisioterapia canina che permette all’animale di conservare la mobilità articolare e di contrastare l’atrofia neurogena che si instaura molto prematuramente.
La fisioterapia consiste nel praticare almeno inizialmente esercizi passivi. Il veterinario fisioterapista fa compiere al cane, tramite il suo aiuto, movimenti evitando, contrazione muscolare volontaria da parte dell’animale.
Questi esercizi hanno lo scopo di ridurre la rigidità articolare, allungare i tessuti molli e rinforzare i tendini, i muscoli e i legamenti.
Il veterinario prima di procedere con la fisioterapia applicherà un breve massaggio dell’arto interessato per predisporre i tessuti all’attività.
In molti casi oltre alla fisioterapia classica, in supporto è possibile procedere con l’idroterapia per cani. in questo caso riuscendo a sfruttare il principio di galleggiabilità anche i soggetti che non sono in grado di mantenersi in piedi possono eseguire attività fisica assistita.
Anche in quest’occasione sarà l’operatore a muovere gli arti in acqua mantenendo così mobilità articolare, prevenendo contratture muscolari e favorendone la tonicità.
Purtroppo tutte queste terapie hanno un iter lungo e faticoso per il proprietario, in particolare se poi il cane non è di taglia medio- piccola.
Ecco perché gli esperti del settore consigliano il ricovero in centro fisioterapico e anche perché sono previste più sessioni di fisioterapia al giorno.
La prognosi, se il cane supera la prima fase in cui, se colpiti i muscoli respiratori, ci può essere la morte del cane, è quasi sempre favorevole.
Infatti la maggior parte dei cani con la polineuroradicolite acuta riesce a riprendersi del tutto completamente. Malgrado, nei soggetti colpiti in modo più grave, possano restare dei lievi deficit neurologici.
Raffaella Lauretta
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