La febbre Q del cane è una malattia profondamente contagiosa, anche per umani, gatti e ruminanti. Vediamo la causa, i sintomi e il trattamento.
La febbre Q è una malattia zoonotica causata da Coxiella burnetii ed è indentificata principalmente nei ruminanti, che rappresentano la principale fonte d’infezione per l’uomo. Molte altre specie animali possono infettarsi con questo agente, con o senza sintomi e il momento del parto o dell’aborto è quello più a rischio per la diffusione.
La febbre Q del cane può essere trasmessa da diverse specie di zecche ed essere contagiata per inalazione, ingestione dei tessuti e fluidi infetti. Generalmente è la vicinanza della placenta, sangue, latte, urine e feci a causare il contagio, che avviene per inalazione. Una volta che Fido viene colpito dal batterio, anche noi umani siamo a rischio contagio. Una volta che entra nel corpo, il batterio colpisce fegato, sistemi nervoso e urinario.
La causa sono i batteri della coxiella, resistenti agli antisettici, al calore e all’essiccazione; vivono fino a sei mesi e si propagano facilmente per via aerea. L’unico metodo per ucciderli è la pastorizzazione ad alto calore.
Questi batteri si moltiplicano per lo più in uccelli e roditori, infettano le zecche che poi diventano vettori della malattia diffondendola alla fauna selvatica, agli animali da fattoria, a cani e gatti attraverso i loro morsi e l’inalazione di feci di zecca che vengono liberate dal manto dell’animale. I nostri amici a quattro zampe sono meno a rischio rispetto agli animali da allevamento. L’elevata possibilità di contagio fa sì che vengano utilizzati anche dai bioterroristi.
I sintomi evidenti da non sottovalutare nei casi di febbre Q nel cane, laddove siano presenti o non facilmente riconducibili ad altre patologie, sono:
In determinate situazioni le colonie di batteri responsabili della febbre Q possono scatenare complicanze più serie come: polmoniti, endocarditi (cioè l’infezione delle valvole cardiache) e epatiti nel cane. Le conseguenze della febbre Q cronica possono protrarsi per mesi e richiedere un lungo periodo di trattamenti. Gli animali più a rischio sono quelle con sistema immunitario più debole, chi è affetto da leucemie o chi soffre di patologie cardiache e/o ha affrontato un intervento chirurgico.
La diagnosi di Febbre Q avviene tramite esame sierologico (deve essere ripetuto dopo 4 settimane: se il titolo anticorpale è quadruplicato, allora l’infezione è confermata) e isolamento dei batteri. La febbre Q viene diagnosticata attraverso un test del sangue del cane, nel quale si cercano gli anticorpi specifici per Coxiella burnetii (non si va a ‘caccia’ del batterio).Non esiste, a oggi, nessun vaccino.
Attualmente, il trattamento della febbre Q del cane è basato sull’uso dell’ antibiotico Tetraciclina. Uno è quando i sintomi sono visibili e in questo caso viene somministrato per via orale, se i test risultano positivi, viene indicato un dosaggio regolare.
La tetraciclina viene anche utilizzata come profilassi, aggiungendo l’antibiotico all’acqua potabile della cagnolina incinta o della neomamma: il metodo generalmente utilizzato anche per gli animali da allevamento infetti. La prognosi dipende da quanto in tempo venga diagnosticata la malattia e da quanto prontamente verrà somministrata la terapia.
Raffaella Lauretta
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