È reato rubare un cane per salvarlo dal maltrattamento? Cosa occorre fare in questi casi? Ecco che cosa stabilisce la legge.
Fido è da sempre il miglior amico dell’uomo. Purtroppo, tuttavia, non sempre viene ripagato con l’amore e la lealtà che meriterebbe, diventando vittima innocente di crimini, come ad esempio il maltrattamento di animali. In alcuni casi, per soccorrere Fido, si è ricorso alla violazione della legge: rubare un cane per salvarlo dal maltrattamento è reato? Scopriamolo insieme.
I reati contro gli animali
L’accresciuta sensibilità verso gli animali, il cambiamento culturale e sociale intervenuto nel corso degli ultimi decenni, ha indotto il Legislatore ad adeguare la la normativa penale al nuovo status morale riconosciuto ai nostri amici a quattro zampe. E così, con la L. 189 del 2004, nel codice penale si sono aggiunte, al previgente reato di abbandono di animali, altre figure delittuose.
Esse sono disciplinate rispettivamente dagli artt. 544 bis (uccisione di animali), 544 ter (maltrattamento di animali), 544 quater (Spettacoli o manifestazioni vietati), 544 quinquies c.p.(divieto di combattimento tra animali). Ad essi si aggiunge l’art. 544 sexies c.p., che prevede la confisca dell’animale, ogni qual volta il reato sia stato compiuto dal proprietario, o da un terzo con il suo assenso.
Se si viene a conoscenza di tali crimini, bisogna rivolgersi alle forze dell’ordine, che hanno l’obbligo di raccogliere la denuncia, verificare eventuali responsabilità e porre fine all’azione delittuosa a danno dell’animale.
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Rubare un cane per salvarlo dal maltrattamento è reato? Il precedente giudiziario
Dunque, come ovvio che sia, se si viene a conoscenza di reati in danno di un animale occorre rivolgersi alle Autorità preposte, e non procedere ad iniziative private volte a violare la legge. Dunque perché il quesito sulla questione se sia reato rubare un cane per salvarlo dal maltrattamento?
Perché la questione è giunta nelle aule dei Tribunali italiani, fino ad essere rimessa, in ultima istanza, alla Cassazione. L’organo supremo ha annullato la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Brescia, che aveva condannato per furto alcuni attivisti che avevano sottratto dall’allevamento Green Hill di Montichiari 67 beagle.
Questa la vicenda: il suddetto allevamento destinava i cani detenuti al suo interno a pratiche di vivisezione, sottoponendoli a trattamenti inumani, e detenendoli comunque in condizioni incompatibili con il rispetto delle loro caratteristiche etologiche.
Il 28 aprile 2012, alcuni attivisti, nel corso di un corteo pacifico, riuscivano ad accedere ai locali dell’allevamento, riuscendo a portare in salvo ben 67 beagle. In seguito all’episodio l’allevamento veniva chiuso, ma allo stesso tempo veniva aperto un procedimento penale, per furto, nei confronti degli attivisti, fino alla condanna emessa dalla Corte di appello di Brescia.
Il provvedimento veniva annullato dalla Corte di Cassazione con la sentenza 40438/2019., rinviando il giudizio alla Corte di Appello. Gli Ermellini hanno escluso sia la premeditazione degli imputati, sia che la volontà di compiere l’azione fosse da ricondurre al raggiungimento di un vantaggio personale ingiusto; d’altronde l’azione degli imputati era volta a rubare i cani per salvarli dal reato di maltrattamento.
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Antonio Scaramozza