Quando la salivazione cambia: tutto sui calcoli salivari nel cane

Quando la salivazione cambia: tutto sui calcoli salivari nel cane

Un problema alla saliva influisce sul modo di mangiare del cane e non solo: tutto quello che c’è da sapere sui calcoli salivari nel cane e come curarli.

Problemi alla saliva e alla bocca nel cane
Calcoli salivari nel cane: cosa cambia nella saliva (Canva-Amoreaquattrozampe.it)

Cosa succede quando vi sono problemi di salivazione nel cane e come influisce questo su una delle sue attività preferite, ovvero mangiare? Tutto quello che c’è da sapere sui calcoli salivari del cane, dalla loro formazione alle terapie migliori per curarli, ma anche quali sono i soggetti più a rischio per questa patologia. Ecco una serie di utili informazioni da conoscere per individuare questo problema piuttosto comune tra cani e gatti.

Scialolitiasi o calcolosi salivare: che cos’è e le varie tipologie

Piuttosto frequente tra cani e gatti, la scialolitiasi o formazione di calcoli salivari è una patologia che interessa appunto le ghiandole salivari maggiori e i dotti escretori ( le formazioni tubolari che consentono il normale passaggio dei secreti prodotti dalle suddette ghiandole). Quando la saliva aumenta la sua densità, divenendo più ‘attaccaticcia’, si formano i calcoli.

Cane con la bocca aperta
Calcoli salivari nel cane: come diagnosticare la scialolitiasi (Canva-Amoreaquattrozampe.it)

Queste formazioni di varia dimensione possono ‘collocarsi’ nella zona mandibolare della bocca e più raramente sottolinguale: nel primo caso si denota spesso un gonfiore della ghiandola, che va a ostruire in parte la trachea, impedendo al cane di deglutire e respirare normalmente (causando spesso inappetenza e dispnea).

Nel caso della scialolitiasi sublinguale invece il rigonfiamento appare sotto la lingua, sebbene non sia visibile a prima vista né al tatto: questo può causare un rilascio di sangue quando mangia, sebbene Fido avrà comunque difficoltà a deglutire e a respirare. Più rara è la calcolosi zigomatica, che interessa appunto l’occhio col medesimo rigonfiamento) e parotidea, che coinvolge l’orecchio causando un’otite essudativa del condotto uditivo.

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Calcoli salivari nel cane: le cause possibili e i soggetti più a rischio

Cosa può portare alla formazione di questi calcoli salivari? Possono essere una delle conseguenze di infezioni del cavo orale o infiammazioni, ma anche delle disidratazione nel cane e della presenza di elementi esterni. E’ possibile che sia stato lo stesso cane a procurarsi dei traumi, come ad esempio dei morsi da masticazione.

In alcune circostanze possono essere anche causate da stati patologici come: stomatite canina o insufficienza renale cronicizzata. Naturalmente anche una cattiva igiene orale del cane può contribuire allo scatenarsi di infezioni. Ma ci sono soggetti più a rischio di altri? A quanto pare quelli più colpiti sembrano essere gli esemplari maschili adulti, ma anche in età piuttosto tarda. Nei soggetti anziani inoltre possono apparire altri sintomi come febbre alta e dolori vari soprattutto al momento del pasto.

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Calcoli salivari nel cane: la diagnosi e la terapia

L’esperto potrebbe essere in grado di valutare tale condizione patologica anche solo con la palpazione della zona e la pressione della ghiandola: ovviamente ci sarà bisogno di una visita specifica, otorinolaringoiatrica. Anche altri esami saranno fondamentali per riconoscere la malattia ma anche il suo grado di intensità, come ad esempio l’ecografia e, se necessario, anche Tac e Risonanza magnetica.

Aprire la bocca del cane
Calcoli salivari nel cane: la palpazione può diagnosticarli (Canva-Amoreaquattrozampe.it)

Diversi possono essere i trattamenti per affrontare e risolvere il problema: sarà il medico a valutare naturalmente quello più indicato al caso specifico del cane. Con l’intervento chirurgico, benché più estremo, si estrae il calcolo dal dotto o addirittura asporta l’intera ghiandola interessata. Un’alternativa è la terapia a onde d’urto, che rompe i calcoli e fa in modo che possano ‘fuoriuscire’ spontaneamente; infine la somministrazione farmacologica di farmaci cortisonici, antibiotici e antinfiammatori, che ‘sciolgono’ il calcolo e ne facilitano l’espulsione.

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