La fitoterapia è una parola che deriva dal greco ed è la parte scientifica della medicina he usa piante e minerali. Oltre a curare il corpo vettura anche il benessere psicofisico. Nella fitoterapia è compresa anche l’omeopatia e la floriterapia. L’omeopatia ricopre circa il 25% dei farmaci d’uso umano e animale che deriva dalle erbe e da estratti di piante. Altri composti invece sono ottenuti sintetizzando chimicamente i composti naturali della pianta.
La medicina omeopatica è una pratica che venne scoperta in Germania negli ultimi anni del 18º secolo a opera di un medico e farmacologo tedesco, Samuel Hahnemann, che Comprese subito l’importanza di questa scoperta nella cura di infinite malattie. L’omeopatia opera attraverso le diluizioni che secondo i dati della chimica classica oltre un certo numero di diluizione il medicamento non rimane più all’interno del nostro corpo. Il famoso medico tedesco iniziò una serie di esperimenti tossici nei quali però constatò che le sue “cavie“, dopo ripetute assunzioni di veleno omeopatizzato dell’ape, sviluppavano dolori e gonfiori simili alla puntura dell’insetto, senza però provocare la reazione fino in fondo.
Il dottore verificò che questi sintomi venivano curati grazie ovviamente al rimedio omeopatico corrispondente, per cui tramite la diluizioni del veleno dell’ape gli effetti poi dell’intossicazione erano minimi. Ovviamente anni dopo nasce il sistema di similitudine del farmaco secondo cui una sostanza che provocano malattie non individuo sano può anche guarirla in un individuo malato.
Nel 1796, Hahnemann scriveva: “Se le leggi della medicina che riconosco e proclamo sono reali, vere, naturali, dovranno trovare sugli animali la medesima applicazione che hanno sull’uomo”. All’inizio del XIX secolo infatti, un veterinario di Lipsia produceva già medicamenti omeopatici che somministrava ai cavalli e ai bovini. Un secolo più tardi in Francia, il dottor Dehecq, realizzò il rimedio omeopatico che permise a migliaia di femmine nel mondo animale di partorire senza grandi problemi.
Mentre nel 1955 i professori Lapp e Wurmser iniettarono, in dei ratti da laboratorio, dell’arsenico in diluizione in 7 CH di questo veleno; i ratti metabolizzarono il tossico e sopravissero. Verificato ciò siamo riusciti ad arrivare al concetto che non è la sostanza a fare il tossico ma la dose, e nel caso dell’omeopatia l’importate è la diluizione.
Per quanto concerne la floriterpia ce ne parla una giovane laureata all’Università degli studi di Teramo, la dott.ssa Papitto Giovanna. Esprime il concetto di Floriterapia Australiana come valido aiuto nelle pratiche veterinarie attraverso la sua tesi sull’Ecologia e Ecotossicologia.
I primi studi sull’uso dei fiori nelle pratiche mediche deriva da Peracelso, alchimista, grande guaritore e mistico. Paracelso affermava che qualsiasi pianta o fiore avente somiglianza con un organo avrebbe avuto effetti benefici su di esso. Applicò questo principio al cibo come alla medicina, sottolineando che “non è nella quantità di cibo, ma nella sua qualità”. Ad esempio piante con fiori gialli, come la calendula, servivano a curare l’ittero mediante la segnatura del colore, mentre le piante rosse venivano usate per le malattie del sangue.
Anche i petali dell’iris venivano usati per le contusioni sempre tramite la segnatura del colore. Al contrario, se una parte della pianta riproduceva la forma di un organo o di una parte del corpo umano, poteva essere usata per curarne le patologie attraverso la segnatura della forma. I frutti della Portulaca venivano usati per curare le patologie renali proprio per la loro forma somigliante a quest’organo. L’iperico invece veniva utilizzato per curare le patologie cutanee, perché le tasche lisigine che caratterizzano le foglie di questa pianta, assomigliano a delle bolle.
Edward Bach, fu il primo fondatore della medicina floriterapica tramite l’uso delle piante. Non a caso fondò un vero e proprio rimedio per uno svariato elenco di patologie umane e veterinarie.
“Per quanto concerne la posologia, è la stessa sia che si tratti di cuccioli o di adulti, di cani o di gatti. E’ consigliabile infatti somministrare ai pazienti quattro gocce per tre o quattro volte al dì, direttamente in bocca o in acqua. Il tempo di somministrazione è variabile di paziente in paziente, a seconda dei casi. Sarebbe meglio non mettere le gocce nel cibo, ma si può fare ugualmente nella pratica clinica. Se vengono date direttamente in bocca all’animale, non sarà comunque necessario porre le gocce sotto la lingua. Se l’animale lecca la pipetta contagocce o la imbratta con la saliva, è necessario sciacquarla per bene in acqua fredda prima di riporla nell’apposita scatola. La quantità di gocce non è categorica, se ne vengono date di più l’animale non corre alcun pericolo, si consuma solamente più velocemente il rimedio senza alcun ulteriore efficacia. Non esistono controindicazioni all’uso dei fiori, anche in coincidenza con terapie tradizionali.”
Egli suddivise i fiori scoperti secondo il tipo di atteggiamento negativo che essi tendono a migliorare. vengono quindi suddivise in categorie a seconda del bisogno dell’animale. Eccone alcuni esempi:
Fiori per la paura: Gli animali vivono in un costante senso di ansia e paura, misto ad angoscia che occupa la maggior parte dei loro pensieri giornalieri. Nel gatto, ad esempio, si manifesta attraverso comportamenti improvvisi e ripetitivi quali: pupille semi dilatate, increspatura del pelo sul dorso, mordersi le unghie, agitazione con movimenti improvvisi. Nel cane esempio ruotare su se stessi è tipico del Bull Terrier, succhiarsi il fianco è caratteristico nel Dobermann. Altri fenomeni possono essere: mordersi la coda, autograttarsi, latrare in continuazione, mordere zampe e unghie, leccarsi in punti precisi della zampa, polifagia e polidipsia.
Fiori per l’insicurezza: L’incertezza è uno stato d’animo che troviamo frequentemente anche negli animali. E’ caratterizzata da una serie di comportamenti quali : l’ansia da separazione, la mancanza di equilibrio interiore e la mancanza di autostima e di fiducia in se stessi.
Fiore per la solitudine: Negli animali questi atteggiamenti possono manifestarsi tra conspecifici, verso persone o verso entrambi. Spesso i soggetti afflitti dalla solitudine amano stare per fatti loro evitando i conspecifici (maschi e femmine).
Fiore della preoccupazione: Negli animali questo gruppo può essere tradotto come l’eccessivo attaccamento per iperprotezione. E’ tipico dei cani e dei gatti che sono molto attaccati ai proprietari diventando ingestibili a causa di possessività, dominanza e invadenza.
Fiore dell’ipersensibilità che viene spesso riscontrata nel cane che vive per il padrone a tal punto da annullare la sua personalità di cane. Evita i conspecifici e rifiuta il gioca da parte di altri cani. In area cani evita tutti e si relaziona solo col padrone.
Il rimedio di emergenza viene usato in casi di shock, agitazione terrore, o stato di incoscienza. E’ adatto in tutti quei casi in cui in cui c’è bisogno dell’intervento immediato del veterinario ma che in quel preciso istante non è reperibile. Potrebbe davvero migliorare le qualità psichiche dell’animale permettendogli di arrivare ancora vivo dal veterinario. E’ composto da una miscela di cinque fiori composta da: Rock Rose, Cherry Plum, Impatiens, Star of Bethlem e Clematis.
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