La comunicazione e il legame cane-uomo si fonda unicamente sull’amore
Molti studi hanno cercato di esplorare la comunicazione e il linguaggio dei cani. Il loro modo di pensare e di interagire con le persone, tentando di capire quale fosse quel legame che unisse i cani all’uomo.
Clive Wynne, ricercatrice presso il laboratorio di Scienze canine all’università dell’Arizona ha pubblicato un libro, intitolato “Dog is love” (Il cane è amore) nel quale afferma che l’amore per i cani non è semplicemente necessario ma indispensabile per capire il legame che ci unisce a loro da millenni.
Si tratta, per la studiosa, di una delle relazione tra diverse specie viventi, più vicine e importanti mai osservate.
A differenza di alcuni ricercatori come Brian Hare che sostengono che i cani hanno un’intelligenza innata ed eccezionale, la Wynne non ritiene che l’eccezionalità del cane si possa basare sulla sua intelligenza e sulle sue qualità cognitive. Al contrario per la Wynne i cani si differenziano per la loro ipersocialità e il loro istinto gregario.
Recenti studi hanno tra l’altro dimostrato che l’ormone dell’ossitocina, detto anche l’ormone dell’amore responsabile della fiducia e dell’empatia nell’uomo, sia presente anche nella relazione tra il cane e il suo padrone. Alcune ricerche condotte da Takefumi Kikusui all’università Azabu in Giappone hanno osservato che si trattava dello stesso ormone attivo nello scambio tra una madre e suo figlio.
A questo si aggiunte uno studio nell’ambito della genetica condotto nel 2009, da Bridgett vonHoldt, all’Università della California a Los Angeles. La Vonholdt ha infatti individuato nel cane una mutazione del gene che nell’uomo è responsabile della Sindrome di Williams. Comporta un ritardo mentale nell’uomo e una ipersocialità. “I cani come le persone affette da questa sindrome hanno un bisogno e desiderio di stabilire dei legami, di avere relazioni personali molto calorose, di essere amati e di amare”, scrive la Wynne.
–> I cani amano veramente i loro padroni: dopo l’ormone ossitocina arrivano i sentimenti
Tra gli altri esperimenti condotti mirati a chiarire l’affetto e il sentimento di un cane verso il padrone, è stato promosso uno studio sul comportamento dei cani. Gli esemplari erano invitati ad entrare in una stanza dove da una parte vi era una ciotola con del cibo e dall’altra il padrone. Il cane, entrando nella stanza, in quasi il 100% dei casi si è prima diretto verso il padrone. Esami IRM hanno indicato che il cervello del cane è maggiormente stimolato dalle parole dolci che non dal cibo.
Una predisposizione innata all’affetto che per gli studiosi deve essere stimolata fino dall’inizio della vita del cucciolo in modo che la sviluppi in età adulta. L’affetto del cane non è solo rivolto all’uomo. Anche nei riguardi di altre specie. Un allevatore per proteggere una colonia di pinguini in Australia ha introdotto dei cuccioli di cane che hanno preso a difendere i volatili contro le volpi in maniera innata e istintiva.
La Wynne esclude che il legame cane-uomo scaturisca dal processo di addomesticamento del lupo risalente a 15 mila anni. Bensì dal momento in cui è avvenuta la mutazione del gene che controlla la sindrome di Williams che si sarebbe verificata all’incirca 8-10 mila anni fa, nel periodo dell’ultima glaciazione, quando i cani e gli umani cacciava insieme.
Alla luce di questi studi, la Wynne ha pertanto smentito i metodi di addestramento brutali. “Il cane si aspetta unicamente che gli sia indicata la via. Anziché strangolarlo, optare per incoraggiamenti positivi e una leadership benevole. I cani donano tanto e non chiedono molto in cambio. Non vale la pena acquistare giocattoli, bocconcini o altro. Hanno unicamente bisogno di stare in nostra compagnia”, conclude la ricercatrice.
C.D.
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