Lasciare il cane in casa da solo per più giorni non fa bene al benessere psicofisico del cane. Ma cosa rischia il proprietario? Vediamo cosa dice la legge.
La legge negli ultimi anni ha fatto dei passi avanti significativi nella tutela degli animali, e sono sempre di più le condotte punite. Ma vi sono anche altri comportamenti che, seppur meno gravi, possono essere lesive del benessere psicofisico dell’animale, come ad esempio lasciare il cane in casa da solo per più giorni. In questo caso cosa rischia il proprietario? Scopriamolo insieme.
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Lasciare da solo il cane in casa a volte può essere una necessità, purché questo avvenga per un tempo ragionevole. Non danneggia il benessere psicofisico del cane il proprietario che lascia il cane in casa, ad esempio per una giornata lavorativa. Purché provveda a non far mancare nulla all’animale, cibo e acqua prima di tutto.
Ovviamente è importante abituare Fido alla nostra assenza. Solo in questo modo potrai lasciare il cane in casa senza che subisca alcun trauma. Diverso è il discorso quando il proprietario lascia il cane da solo in casa per più giorni, come ad esempio quando parte per le vacanze e non possa o non voglia portare con sé Fido.
Purtroppo sappiamo come il reato di abbandono di animali raggiunga il suo picco durante l’estate: una vera e propria piaga sociale, oltre che sintomo inaudito di inciviltà verso creature indifese. Un’altra brutta abitudine, anche se non altrettanto grave, è quella di lasciare il cane a casa da solo senza nessuno.
Se lasciare il cane in casa da solo per più giorni è un’abitudine da biasimare, e che non fa di certo bene al benessere e alla serenità del cane, ci chiediamo se possa avere delle conseguenze dal punto di vista giuridico. Ebbene, la risposta è sì: vediamo cosa rischia il proprietario.
La legge penale prevede diverse figure di reato contro gli animali. Uno di essi è il reato di abbandono, disciplinato dall’art. 727 del codice penale, che punisce colui che abbandona un animale domestico (o che sia in cattività) con l’arresto o la multa. Ma la legge non specifica con quali modalità la condotta dell’abbandono debba realizzarsi.
Ognuno di noi identifica quasi ed esclusivamente l’abbandono con l’immagine del cane legato con una catena ad un guardrail, portato lontano dalla sua abitazione in modo che non possa più trovare la strada di casa. Il reato di abbandono si configura anche nell’ipotesi in cui il cane scappi da casa da solo, senza che il proprietario si attivi per cercare l’animale.
Non solo: la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18892 del 2011 ha stabilito che
il concetto di abbandono ricomprende non soltanto il distacco totale e definitivo, ma anche l’indifferenza, la trascuratezza, la mancanza di attenzione e il disinteresse verso l’animale
Condizioni che sembrano ricorrere nell’ipotesi in cui il cane sia lasciato da solo in casa per più giorni.
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La giurisprudenza non ha un orientamento pacifico sul punto: un caso del genere può porsi a metà strada tra abbandono e maltrattamento di animali, che è disciplinato dall’art 544 ter del codice penale, punendo chi lede l’integrità psicofisica del cane, sottoponendolo a sevizie o a comportamenti incompatibili con le sue caratteristiche etologiche.
Il confine tra i due reati sarebbe da individuare proprio nella volontà del colpevole nella commissione della condotta. Ad esempio, nel caso in cui il proprietario lasci il cane in casa per più giorni per andare in vacanza, sembra più configurabile l’ipotesi di abbandono di animale.
L’art. 544-sexies del codice penale prevede il sequestro dell’animale, quando il proprietario (o un terzo, ma con l’assenso del primo) abbia commesso un reato a suo danno (quindi sia nell’ipotesi di abbandono che di maltrattamento di animali); la misura ha lo scopo di impedire che il colpevole possa reiterare il crimine.
Antonio Scaramozza
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