Dopo l’ultima mortale aggressione ai danni di un bambino mi sono chiesta se il Pitbull è una razza pericolosa e ‘cattiva’: cosa dicono gli esperti.
Certe notizie non vorrei mai leggerle sia perché si tratta di una morte di un bambino di pochi mesi sia perché ad aggredirlo mortalmente sono stati due che io stessa considero tra i migliori amici dell’uomo. Ma credo sia altrettanto umano e naturale chiedersi: il Pitbull è davvero un cane pericoloso o magari cattivo e dovrebbe vivere lontano dalle famiglie con bambini? Insomma porsi certe domande è lecito: ecco quali sono i pareri degli esperti che ho scoperto nelle mie ricerche.
A molti verrà in mente un cane aggressivo, violento e forse addirittura cattivo quando ci si riferisce alla razza Pitbull, ma come mai le prime caratteristiche caratteriali sono proprio quelle? Il fisico imponente di questo esemplare muscoloso, che supera di poco i 50 cm al garrese e dal mantello lucido e corto, di sicuro gli dona un aspetto imponente quando minaccioso.
Eppure ho scoperto (anche se non si direbbe mai) che questa razza è tra le più allegre, giocherellone e desiderose di compiacere il proprio padrone, affezionato alla famiglia e sempre pronto a difendere i suoi membri da eventuali pericoli, soprattutto se a rischio sono i bambini. Non a caso è una delle razze scelte per la Pet Therapy, specializzata nell’aiutare i bambini autistici, proprio per l’innato istinto di protezione.
Tuttavia è innegabile il loro istinto predatorio, la territorialità innata e la voglia di competizione coi loro simili. Quindi se si ritrovano ad essere protagonisti di incidenti spesso mortali, le cui vittime sono spesso proprio i bambini, viene da chiedersi se la loro pericolosità tanto decantata fondi su una verità per quanto difficile da accettare per i padroni che ne hanno uno. Non è un caso se dal 2006 al 2009 tale razza sia stata inserita in una lista ‘nera’ di cani pericolosi per l’uomo e se tuttora la loro presenza sia bandita in diversi stati europei (Svizzera, Francia, Regno Unito etc.).
Poiché dopo gli incidenti che hanno messo fine alla vita delle malcapitate vittime, spesso bambini di pochi mesi, altri cani ma anche i loro stessi proprietari, in molti hanno ormai radicata la convinzione che si tratti di una razza cattiva e pericolosa, poco incline ad essere educata e che non dovrebbe mai esser adottata, tanto meno dalle famiglie. Ma dall’altro versante c’è anche la parola dei padroni che possono dare una loro testimonianza diametralmente opposta sulle caratteristiche dei Pitbull. Dunque mi sono chiesta: chi ha ragione?
Etologi ed esperti comportamentisti non rinnegano affatto il carattere peculiare di questi esemplari, che sempre più spesso popolano canili e abitazioni private, e che spesso sono ‘richiesti’ da padroni inesperti, non informati a sufficienza. Sono proprio questi ultimi quelli che sempre più spesso decidono di abbandonarli perché incapaci di educarli o semplicemente svogliati.
Ho capito che possedere un cane di questa razza è come avere un’arma sempre carica e che, come in quel caso, bisogna essere in grado di maneggiarla prima di impugnarne una: al di là della responsabilità penale di chi ne detiene la custodia, che rientra tra i doveri del padrone del cane, c’è da chiedersi se costui sia davvero in grado di prendersene cura come dovrebbe.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul tema >>> Nessuno voleva quel pitbull: l’arrivo della bambina cambierà completamente le cose
La verità è che questi cani possono diventare pericolosi se non hanno dei padroni in grado di gestirli e di controllare la loro innata aggressività, impiegata spesso proprio per difendere persone e territorio (caratteristiche comuni a tante altre razze, non solo Pitbull). Coloro che vogliono realmente adottarne uno dovrebbero prepararsi sul campo, ottenere un riconoscimento valido per la loro detenzione. Solo così potremmo avere un Pitbull mansueto, abituato a stare con i bambini e tra le persone in generale.
C’è chi ne adotta uno perché realmente appassionato e cultore della razza ma c’è anche chi desidera imporre la propria autorità a terzi (e incutere pericolosità) attraverso lo stesso animale. Sono arrivata alla conclusione che da parte delle autorità di competenza (Asl e forse dell’ordine) dovrebbero esserci più controlli per far rispettare l’obbligo del microchip ai cani e eventuali sanzioni per chi ne è sprovvisto. L’unico modo per uscire dunque dall’incuria canina è quella di effettuare decisi controlli delle autorità e adeguata preparazione dei futuri padroni.
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