E’ stata aperta dalla Procura di Ivrea un’indagine con l’ipotesi di omicidio volontario sul caso della morte dell’educatore cinofilo sbranato da un cane. Il giovane ragazzo, Davide Lobue, di 26 anni, è deceduto a Monteu da Po, in provincia di Torino, lo scorso 18 novembre. Il suo corpo è stato ritrovato con diversi segni di morsi su testa, collo, polpacci, coscia e braccia e di graffi del cane, un Bull Terrier di nome Sid che Davide già conosceva dal mese di aprile e che un amico gli aveva affidato. L’esemplare di un anno e mezzo era stato appena preso da Davide per avviare un percorso di addestramento. A trovare il corpo un adolescente di 16 anni, vicino di casa dell’addestratore mentre il cane è stato portato al canile di Settimo Torinese in attesa dello svolgimento delle indagini. Infatti, la procura ha richiesto un’autopsia che dovrà stabilire le cause del decesso di Davide, ovvero se sia morto per un malore o per i morsi del cane. Secondo le indiscrezioni trapelate dai media, da un primo esame superficiale del medico legale non sarebbe stato trovato tanto sangue. Elemento che porterebbe a pensare che il giovane sia morto prima che il cane si accanisse sul suo corpo. In base ad una prima dichiarazione del medico legale che ha eseguito l’autopsia, il giovane sarebbe morto per un malore. I morsi del cane sarebbero infatti post mortem, secondo quanto ha stabilito il medico legale Roberto Testi. Al momento, non vi sono certezze, ma probabilmente, i morsi dell’animale sarebbero da attribuire al fatto che il cane abbia provato a soccorrere il giovane e avrebbe strappato maglia e felpa del ragazzo in quella circostanza.
Il caso ha nuovamente sollevato la problematica delle razze di cani più aggressive e pericolose. La stessa Codacons ha sottolineato che, ogni anno, si verificano ben 70mila aggressioni all’anno, registrando un aumento del 10% negliultimi tre anni con conseguenti “danni fisici gravi o mortali”. “Purtroppo quanto avvenuto fa seguito a una lunga scia di morti provocata in Italia da cani potenzialmente pericolosi. Chiediamo da anni che vengano presi provvedimenti ma le istituzioni rimangono immobili a guardare bambini e uomini morire sbranati”, ha dichiarato il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, ricordando la moda piuttosto diffusa che ha preso piede negli ultimi anni di acquistare cani potenti e aggressivi “senza però introdurre misure come il patentino obbligatorio, indispensabile per abilitare i proprietari di cani ed evitare altre tragedie”. E’ universalmente riconosciuto che bull terrier, pitbull o rottweiler possono provocare ferite letali. La cancellazione dell’elenco istituito dal ministero della Salute ha di fatto eliminato qualsiasi obbligo per i proprietari e ogni anno si registrano 70mila aggressioni di cani a danno dell’uomo, + 10% nell’ultimo triennio di morsicature con danni fisici gravi o mortali”.
Da un punto di vista della normativa vigente laddove viene comprovata la pericolosità sociale, il cane può essere sia inserito in un percorso di recupero comportamentale oppure nei peggiori dei casi ne potrà essere ordinata la soppressione. Le stesse procedure si applicano per gli esemplari ospitati nei canili. I cani vengono messi per un periodo sotto osservazione in modo da stabilirne la pericolosità da parte di un veterinario esperto dell Asl. Nel caso in cui viene accertata che l’aggressività non controllata del cane è irrecuperabile, l’esemplare dovrà essere soppresso.
Al riguardo, il nuovo decreto 2016, ha eliminato l’elenco delle razze pericolose, che venne decretato dall’allora ministro della salute Livia Turco, introducendo un registro delle Asl veterinari sui cani morsicatori attraverso il quale monitorare il fenomeno sul territorio. I proprietari dei cani ritenuti a “pericolosità sociale” dovranno assolvere a degli obblighi che vanno dalla museruola al cane al guinzaglio, all’obbligo di seguire un corso di formazione per la gestione del cane fino al sequestro dell’animale, per cui il proprietario sarà obbligato di pagare le spese di mantenimento in una struttura e il percorso di rieducazione del cane. Nel caso in cui il proprietario detentore di un cane con “aggressività non controllata” violi le disposizioni, incorre a una sanzione amministrativa compresa tra un minimo di euro 1.000 e un massimo di euro 5.000 mentre vi è un aumento in caso di recidiva.
Ancora una volta, il dramma della morte del giovane ragazzo, che aveva fin da bambino la passione per i cani, ha riacceso i riflettori sul tema delle razze pericolose. Eppure, come emerge anche dalla “Indagine sull’aggressività canina nel centro-nord Italia”, pubblicata nel 2016, sulla rivista specializzata “Veterinaria”, questo fattore in parte non è attendibile, anche se è necessario considerare diversi criteri rispetto alle razze più diffuse. Dall’indagine condotta nel Centro nord, emerge che o cani più pericolosi appartengono al gruppo eterogeneo dei meticci, seguito dai gruppi 1 e 2 dell’ENCI, che comprendono razze di cani da pastore e molossoidi. I ricercatori hanno sottolineato che “il campione considerato presenta una percentuale variabile dal 40% al 50% di cani meticci (in aumento dal 2002 al 2005), dal 17% al 25% di cani appartenenti al gruppo 1 dell’ENCI, una percentuale intorno al 10-11% dei cani appartenenti al gruppo 2 e del 2% dei cani appartenenti al gruppo 7 (cani da ferma, ndr) che appare invece il gruppo maggiormente diffuso nelle iscrizioni ENCI. I dati ENCI relativi alla diffusione delle razze, infatti, riportano una percentuale variabile dal 16% al 18% per il gruppo 1, dal 17% al 18% per il gruppo 2 e dal 26 al 27% per il gruppo 7”.
I nostri compagni a 4zampe sono soppressi troppe volte senza che siano stati effettuati accurati accertamenti o sia stato intrapreso un percorso di riabilitazione serio. E’ più facile liberarsi di un problema che affrontarlo con le dovute cautele.
C.D.
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