La sopravvivenza prende il sopravvento se si parla di animali chiusi senza risorse, un particolare macabro è stato rivelato dalla polizia!
La compagnia di un cane può essere la migliore che si possa scegliere, senza se e senza ma, anche se alcuni recenti studi pubblicati sulla rivista di medicina forense Forensic Science, Medicine and Pathology ha fornito alcune visioni non proprio consone riguardo la convivenza dell’uomo con animali domestici. In molti si staranno chiedendo come mai siano proprio i medici forensi, ovvero quello che di solito si occupano di risolvere misteri legati a crimini o morti sospette, a parlare di questo, e la risposta è semplice anche se ben poco facile da accettare.
Sono tanti i casi di padroni mangiati dai cani post morte, una questione spigolosa per la medicina forense!
I casi di ritrovamento di cadaveri sono davvero all’ordine del giorno, tante le persone sole che vivono magari nella sola compagnia dei propri animali e che, in caso di morte, incorrono in conseguenze che magari non avrebbero mai pensato. La morte di una persona può avvenire sempre per cause naturali o non, al ritrovamento di un cadavere le indagini sono dunque obbligatorie ma nel recente studio pubblicato si è tenuto conto di quanto gli animali possano incidere negativamente nella risoluzione di alcuni casi.
In caso di isolamento totale l’istinto può prevalere, e probabilmente questo accadrebbe allo stesso modo anche negli umani, di conseguenza a seconda del grado di isolamento, del tempo nel quale l’animale è costretto con il cadavere e della mancanza di qualsivoglia altra fonte alimentare, l’atto di un cane o un gatto di mangiare il proprio padrone diventa piuttosto comune.
Questo comportamento rappresenta un problema non solo morale ma anche per i medici intenti a risolvere il caso, questo perché l’alterazione dei corpi può talvolta diventare talmente pesante da compromettere del tutto le indagini. Per condurre lo studio due ricercatrici ed un ricercatore dell’istituto di medicina forense dell’università di Berna hanno dovuto attingere alla letteratura scientifica esistente, prendendo in esame alcuni casi mai studiato prima. Dall’analisi è emerso come troppo spesso si tende a non considerare la necrofagia come un fattore determinante, anche se questo si è dimostrato invece ben più disturbante di molti altri, come la decomposizione, nella raccolta dei dati in cerca di scovare le reali cause del decesso.
Nello stabilire le cause della morte di una persona sono tantissimi i tasselli da mettere insieme e la mancanza di alcuni di questi può dunque effettivamente rendere indeterminabile i reali motivi della morte. Questo quello che è venuto fuori, con la conseguenza che il consiglio suggerito alla polizia forense in caso di ritrovamento di cadaveri è stato quello di annotare anche fattori per ora trascurati come la presenza ,appunto, di animali domestici, della loro razza e della loro grandezza, un fattore determinante per completare quadri talvolta difficili da comprendere.
Ovviamente però bisogna apprendere che i casi in cui si arriva ad evenienze come questa sono molto rari e in questi casi gli animali non sono colpevoli ma delle vittime. Tenere in considerazione la loro presenza nei luoghi dei dei ritrovamenti può però aiutare molto e probabilmente in un futuro prossimo si terrà ben più in considerazione questo fattore in fase di indagine.