Gli animali d’affezione sono entrati a pieno titolo come membri della famiglia, tanto che per la prima volta in Italia, nell’ambito di un procedimento di separazione non consensuale, un giudice ha stabilito un’ordinanza per l’affidamento congiunto del cane.
Un cane per molte persone è come un figlio, riempie un vuoto, colma il bisogno di affetti ed è sempre vigile nei riguardi del padrone, attento ad ogni suo movimento o stato d’animo.
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Questo significa che la perdita di un animale, per molti è una prova difficile da superare. Una sofferenza, un dolore che per alcune persone è addirittura più forte della perdita di un famigliare.
La psichiatria svizzera Elisabeth Kübler-Ross venuta a mancare nel 2004, aveva evidenziato cinque fasi nell’elaborazione del lutto. Le fasi sono quelle del rifiuto della morte, la rabbia della perdita, l’idea di una speranza, la fase della depressione e infine quella dell’accettazione.
Si tratta di un ciclo legato alla psicologia umana al quale è impossibile sottrarsi dopo la perdita di un affetto.
Così lo è anche quando viene a mancare un cane. Infatti, molto spesso per consolare una persone che ha appena perso il cane, le viene suggerito di prendere un altro cane. Nella maggior parte dei casi, quest’ultima si rifiuta di accogliere all’inizio un altro animale domestico. Il dolore è così forte che necessita un periodo di sviluppo e deve fare il suo percorso. Solo elaborando il lutto, superando queste fasi, si potrà affermare che il lutto è stato superato, anche se resterà nella vita di tutti i giorni, un vuoto incolmabile.
In base a quanto definito dalla psichiatra Kübler-Ross il lutto passa attraverso cinque fasi alle quali non è possibile sottrarsi.
La prima fase che si attraverso dopo la perdita del compagno a 4zampe consiste nel negare la realtà e rifiutare quanto accaduto. E’ difficile accettare che non si potrà più vedere quella creatura innocente che ogni giorno ci accoglieva al mattino e al nostro ritorno in casa.
La seconda fase passa attraverso la rabbia. L’espressione di un’emozione con la quale non solo si nega la morte ma si sfoga la rabbia nei suoi riguardi per allontanare l’immagine idealizzata che si ha non solo della persona ma anche dell’animale venuto a mancare. In questa fase si è attraversati dai pensieri più disparati e contrastanti.
Questa fase sopraggiunge dopo essere sprofondati in emozioni di rabbia e di negazione, il corpo e la mente reagiscono aggrappandosi ad un’immagine del futuro e di una speranza. Cercando qualcosa, un motivo per andare avanti. Come ad esempio, quando balena l’idea di avere un altro cane, per poi cancellarla subito.
La penultima fase è il lutto nel pieno senso del termine. Viene vissuto il vuoto, il dolore e la perdita del compagno a 4zampe. Una persona sente su di sé quella mancanza e rivive tutto il periodo precedente, i ricordi e ci si abbandona al dolore.
L’ultima fase che deve essere superata per elaborare completamente il lutto, è la fase dell’accettazione. Ovvero il rassegnarsi alla realtà di quanto accaduto, alla perdita e al continuare a vivere senza il compagno a4zampe che faceva parte del nostro quotidiano. L’accettazione sta nell’accettare il ciclo della vita, nel superare la perdita, abbracciando il dolore ma anche riscoprendo la bellezza di quello che è stato.
Spesso, la perdita del cane è ancor più straziante quando ad esempio si deve prendere la fatidica decisione di alleviare la sofferenza del cane, optando per l’eutanasia. In alcuni casi, l’animale ha una patologia irreversibile, un tumore terminale o altre forme gravi che lo hanno portato ad una paralisi del corpo per cui non riesce più a vivere con dignità e soffre.
Per alleviare la sofferenza dell’animale è possibile decidere di sottoporlo all’eutanasia.
Una decisione sofferta per i padroni e difficile da prendere. Spesso viene accompagnata da dubbi, idee contrastanti per cui si vorrebbe rinviare la decisione, aggrappandosi a false speranze.
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C.D.
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