In alcune situazioni, il loro supporto è davvero importante: come funziona la Pet Therapy in terapia intensiva e che effetto ha sui pazienti ricoverati? Il caso.
Chi vive con un animale domestico può sicuramente confermare quanto sia confortante e importante la loro presenza, specialmente in situazioni tristi come un lutto o in casi di malattia o di ricovero in ospedale. Ma forse non tutti sanno come funziona la Pet Therapy in terapia intensiva e in che modo i nostri animali del cuore possono darci forza e farci stare meglio in quelle condizioni tanto critiche.
La regolamentazione dell’ingresso nelle strutture pubbliche della Sanità non ha ancora raggiunto risultati soddisfacenti, almeno non dovunque poiché non in tutti gli ospedali è consentito far entrare degli animali domestici a dare conforto ai ricoverati. In Rianimazione la situazione potrebbe essere ancora più delicata ma, come vedremo, qualcosa ‘si sta muovendo’.
Infatti non si tratta di animali che vivono insieme ai pazienti ricoverati bensì di animali specializzati in Pet Therapy, che sono stati appunto educati nello svolgimento di un supporto morale e psicologico di questo genere. Anche un provvedimento del Senato risalente al 2014 conferma che la presenza di animali domestici in ospedale conforta il paziente, diminuisce il rischio di depressione, crisi e sbalzi di umore.
Grazie al contatto con gli animali i ricoverati infatti potranno migliorare la loro condizione psichica, migliorando anche il loro rendimento fisico qualora compromesso attraverso i rapporti interpersonali con il Pet scelto.
Grazie all’iniziativa dell’Associazione Aslan risalente al 2022, si sono fatti passi da gigante per promuovere l’ingresso degli animali specializzati in Pet therapy negli ospedali e nei reparti di terapia intensiva, perché fanno bene alla salute dei pazienti. Una ricerca sempre del 2022 ha confermato che il contatto dei pazienti in attesa al Pronto Soccorso con degli animali aveva diminuito il loro stato di stress e ansia.
Ma c’è un caso specifico, quello dell’ospedale di Rivoli in Piemonte che nella prossima estate prevederà delle sessioni di contatto con due Golden Retriever, Cecilia e Noah, con i pazienti ricoverati in Terapia intensiva: si tratta di 40 incontri di 45 minuti ciascuno, nell’ambito di un progetto che durerà un anno. La presenza dei cani senza dubbio migliorerà l’umore dei ricoverati, dando loro la forza anche di affrontare quel periodo difficile in struttura. I due cani saranno accompagnati da un responsabile della stessa Associazione Aslan, che cura anche il loro addestramento finalizzato alla Pet Therapy.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul tema >>> Pet therapy: i cani sono felici durante le sedute in ospedale? Risponde uno studio
Negli ospedali italiani si è ormai consolidata la pratica dell’IAA (Interventi Assistiti con gli Animali), che viene considerata ormai alla pare delle altre cure mediche. Essa consiste appunto nel contatto dei pazienti con gli animali addestrati nella Pet Therapy: apripista in questo senso sono stati gli ospedali della provincia di Trento e Bolzano, che hanno promosso per primi queste iniziative terapeutiche.
Per fortuna, parallelamente alla Pet Therapy in ospedale, si sta diffondendo anche la pratica di far entrare in struttura ospedaliera anche i propri animali domestici, quelli che cioè vivono col padrone ricoverato: questi incontri danno al paziente una ‘marcia in più’, la forza per lottare e magari guarire, sperando in una dimissione a breve termine, con notevole risparmio anche economico.
Purtroppo comunque non tutti gli ospedali mettono in atto questa pratica, soprattutto se si tratta di reparti speciali come la Terapia intensiva: si spera che il caso di Rivoli e di Torino (che già in precedenza aveva adottato la Pet Therapy per coloro che erano in rianimazione) sia solo uno dei primi esempi di questa ‘apertura’ verso il mondo degli animali anche negli ospedali.
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