Quali sono le differenze tra un cane ed intero ed uno castrato? Quali i vantaggi e gli svantaggi legati alla sterilizzazione? Le risposte in questo articolo.
Castrare sì, castrare no: l’annoso dibattito è sempre di attualità tra i sostenitori dell’una e dell’altra tesi. Prima di schierarsi per l’uno o l’altro fronte, è bene acquisire sufficienti informazioni che aiutino a decidere con consapevolezza: scopriamo insieme quali sono le differenze tra un cane intero ed uno sterilizzato.
Può capitare, a chi sia alle prime con gli animali d’affezione, di avere dei dubbi sulla possibilità di far castrare il proprio cane.
Qual è la scelta migliore per il suo benessere? Come spesso accade, anche su questo tema si sono formati due schieramenti contrapposti, che parteggiano per il sì o per il no alla castrazione del cane.
Per decidere con maggiore consapevolezza è bene tuttavia informarsi adeguatamente sulle conseguenze dell’una e dell’altra scelta: e dunque, quali sono le differenze tra un cane intero ed uno castrato?
Non ci riferiamo, ovviamente, alle conseguenze puramente fisiche dell’operazione, ma agli aspetti comportamentali e medici a lungo termine.
Ecco i principali:
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Il dibattito, in realtà, non si pone solo sulle differenze tra comportamenti e salute di un cane intero ed uno castrato. Spesso chi è contrario alla castrazione del cane pone l’accento su un altro aspetto della questione; possiamo negare al cane il diritto a riprodursi?
La questione è decisamente complessa, e non può essere disgiunta dalla realtà materiale sulla quale le nostre scelte, anche in materia di castrazione, incidono. Certo, il cane è un animale d’affezione, e i cuccioli nati da cani di proprietà non corrono (o non dovrebbero correre) il pericolo di non trovare famiglia.
Allo stesso tempo è pur vero che vi sono già migliaia di cani randagi o rinchiusi nei canili, e che probabilmente non verranno mai adottati; e alla loro sofferenza si potrebbe dare precedenza.
Di certo non si corre il pericolo di estinzione della specie; se anche il Legislatore ha imposto alle Regioni di adottare piani di prevenzione del randagismo, casomai siamo di fronte ad un’esigenza del tutto opposta.
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Appare difficilmente condivisibile anche la tesi secondo la quale la castrazione negherebbe al cane il diritto alla riproduzione e alla paternità/maternità: gli animali di certo non manifestano la volontà di divenire genitori; rispondono semplicemente ad un istinto, che è fonte, come abbiamo visto, di molti disagi e pericoli.
Forse abbiamo cambiato la natura di un essere vivente; ma lo abbiamo fatto con la sua addomesticazione, non certo ricorrendo alla pratica della castrazione.
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A. S.
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