Atteggiamento di sfida o di profonda intesa? Cosa significa quando guardiamo il cane negli occhi e come interpreta questo gesto.
In alcuni casi, come per i felini, guardarli fissi negli occhi non è affatto un atteggiamento gradito, poiché lo interpretano molto spesso come una sfida, come un avvertimento a una vicina aggressione. Ma vale lo stesso anche per gli altri quattro zampe del nostro cuore? Uno studio ha analizzato cosa succede quando guardiamo il cane negli occhi e come viene interpretato questo gesto.
Quando guardiamo il cane negli occhi: perché (a volte) è meglio non farlo
Oltre al risvolto ‘romantico’ che analizzeremo in seguito, molto spesso ci hanno consigliato di non guardare un cane che non conosciamo negli occhi e non dovrebbero farlo neppure i bambini. Questo perché un cane, che fino a quel momento non ha mai avuto modo di conoscerci, potrebbe erroneamente interpretare il nostro gesto (seppur fatto con le migliori intenzioni).
Infatti quando si fissa un cane sconosciuto a lungo negli occhi, quest’ultimo potrebbe pensare a un atteggiamento di sfida, una minaccia per la loro incolumità, alla quale potrebbero facilmente rispondere con aggressività e istinto di difesa. Quindi non c’è da meravigliarsi se allo sguardo fisso seguirà un morso da parte dell’animale. In realtà, in base alle dinamiche ambientali e contestuali, anche lo sguardo del padrone stesso può dare fastidio al quattro zampe.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul tema>>> Il mio cane non fa altro che fissarmi con gli occhi languidi, cosa vorrà significare? E i vostri lo fanno?
Quando guardiamo il cane negli occhi: cosa succede
Avete mai notato che quando noi padroni guardiamo i nostri amori a quattro zampe negli occhi, questi si riempiono di lacrime? Sì, si tratta proprio di emozione incontenibile, di gioia grande per ciò che è davanti a loro. E lo studio cinese pubblicato sulla rivista scientifica Advanced Science non fa che confermare l’intesa profonda cerebrale che si viene a creare.
Pare proprio che venga messa in atto un’attività neuronale sincronizzata tra le due specie, seppur diverse, che però entrano in speciale connessione: d’altra parte si sa che tra padroni e Fido si vengono a creare legami speciali, che spesso non si possono descrivere in parole semplici. Ma può accadere anche tra sconosciuti.
Il campione analizzato è stato quello formato da una decina di esemplari di razza Beagle, cui sono stati ‘associati’ altrettanti umani sconosciuti; pare che l’attività neuronale parta dall’essere umano e rafforzi il legame col cane, che risponde all’intesa, man mano che aumenta il tempo insieme. Lo studio si è poi spostato su cani che presentavano disturbi simili a quelli derivanti dalla condizione di spettro autistico umano e si è notato che la connessione cerebrale diminuiva perché era più scarsa l’attenzione prestata all’umano da parte del cane.
Infine ad altri esemplari è stato somministrato dell’LSD, la sostanza psichedelica tra le più potenti conosciute, che pare migliorare invece questa interconnessione cerebrale. Ma ovviamente l’invito finale degli studiosi è stato quello di utilizzare delle sostanze non allucinogene che però abbiano lo stesso effetto dell’LSD per i cani che soffrono di deficit relazionali.