I nostri amici a quattro zampe sono spesso stati protagonisti di romanzi, film e serial televisive. Ma alcune delle menti umane più brillanti e creative di tutti i tempi hanno deciso di convivere la vita proprio con i loro cani
Quali sono le coppie di cane e padrone più inseparabili della storia? Dagli Artisti d’avanguardia alle grandi dive del cinema fino ad arrivare a invincibili condottieri. Sono molti i personaggi noti della nostra storia che hanno deciso di condividere parte della loro vita con il loro cane. Scopriremo come alcuni ne sono rimasti ossessionati, mentre altri si sono fatti condizionare dall’irrinunciabile presenza dei loro amici a quattro zampe.
Per alcuni la presenza del loro pet, oltre che a rappresentare una fonte indispensabile d’amore era anche rifugio sicuro dalle situazioni scomode che erano chiamati ad affrontare. Per altri ancora era presenza costante durante loro attività lavorative.
Una cosa è certa, in ognuno di queste piccole storie straordinarie possiamo però ritrovare il comune sentimento umano di devozione totale verso i cani.
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Omero ci narra che l’unica lacrima che il suo eroe Ulisse versa durante il suo ritorno ad Itaca e quando vede il suo cane Argo morirgli fra le braccia. Inoltre l’unico a riconoscerlo è proprio il suo fedele compagno, dato che l’eroe omerico fa ritorno nella sua isola d’origine travestito da mendicante.
Di Argo si conosce ben poco, a parte che fu allevato come cane da caccia. Quello che invece il poeta greco vuole tramandare grazie a questo episodio è uno straordinario esempio di fedeltà. Argo infatti resiste agli acciacchi del tempo e alla malinconia per ben 20 anni e spira con infinto sollievo solo nel momento in cui riesce a rincontrare il suo padrone.
La mitologia greca è ricca di racconti fantastici sui cani dato che gli abitanti dell’Antica Grecia ritenevano che questi animali fossero creati dal dio Vulcano e che per questo fossero dotati di straordinarie caratteristiche. D’altronde sono numerosi i miti riguardanti i cani.
L’impareggiabile cantante jazzista Billie Holiday ebbe un’infanzia molto difficile. Abbandonata dalla madre, in estrema povertà subì in giovane età diverse violenze. Questi traumi si riversarono anche nella sua vita adulta dove fra alcol e abusi di droga riuscì a conservare una grande costante: l’amore verso gli animali.
Fu fiera proprietaria di due chihuahua, che allattava personalmente grazie a minuscoli biberon, un Danese e diversi barboncini. Ma il suo compagno di vita più amorevole fu il suo elegantissimo Boxer di nome Mister. La cantante forse aveva scelto il Boxer per il suo carattere equilibrato. Si dice amasse cantare spesso solo per lui.
Mister era una presenza immancabile durante tutti i suoi concerti, nei quali aspettava pazientemente dietro le quinte mentre era impegnato a gustare succulente bistecche che la sua padrona faceva preparare appositamente per lui.
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Le notizie riguardanti Peritas, cane prediletto del grande condottiero Carlo Magno, sono molteplici ma discordanti. Alcuni lo descrivono come un molosso, altri come un levriero. Le caratteristiche di un cane molosso non sembravano però infatti essere adatte alla presunta velocità e agilità di un animale che avrebbe dovuto seguire il suo proprietario in sella ad un cavallo su un campo di battaglia.
Pare gli fu donato dallo zio Alessandro I d’Epiro e che solesse accompagnarlo sempre, anche in battaglia, appunto. Plutarco ci racconta anche che il cane morì per salvare la vita al suo padrone durante uno scontro contro i persiani. Questo episodio, carico di pathos, vede Peritas ora scagliarsi contro un enorme elefante ora intercettare la punta di un’arma affilata. Il cane comunque perse la vita.
A dimostrazione della sua riconoscenza e totale devozione l’imperatore romano diede il suo nome a una delle città da lui conquistate che oggi corrisponderebbe a Jehlum, nell’odierno Pakistan.
Per sette lunghi anni lo psicologo Sigmund Freud condivise la sua vita con una femmina di Chow chow che ribattezzò Jofi. Durante le sedute di psicoanalisi il cane condivideva sempre lo studio con il professore e suoi pazienti.
Freud aveva notato nel tempo come il suo Chow chow avesse la sensibilità di comprendere i diversi stati d’animo di chi visitava lo studio. Quando i pazienti apparivano particolarmente tranquilli soleva posizionarsi al loro fianco ai piedi del lettino. Se viceversa li percepiva agitati, prendeva le distanze scegliendo una postazione più defilata.
Immancabilmente allo scoccare dei 50 minuti, termine di ogni seduta, Jofi andava verso la porta per segnalare al suo padrone la fine di ogni sessione. La morte di Jofi fu un colpo durissimo per Freud che decise di acquistare Lun, altro esemplare di Chow chow.
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Sono in pochi a sapere che in giovane età Adolf Hiltler già possedeva un esemplare maschio di Pastore tedesco di nome Wolf. Fu purtroppo costretto a separarsene perché la sua famiglia era troppo povera per prendersene cura. Nonostante il cane fu allontanato, di tanto in tanto tornava a far visita al futuro Fuhrer.
Quest’episodio decretò la totale ammirazione di Hiltler nei confronti di questa razza. Non stupisce dato che il Pastore tedesco possiede molte caratteristiche uniche. Nel 1941 il gerarca nazista Martin Bormann dona a Hiltler una femmina che viene chiamata Blondi. Ben nota per la sua disciplina ferrea, accompagnava puntualmente il Fuhrer nelle sue camminata pomeridiane. Seguiva perfettamente il passo standogli affianco se era solo, quando accompagnato da altri precedeva invece il suo padrone stando ad un metro e mezzo di distanza preciso.
Quando nel 1943 Blondi si ammalò di una patologia contagiosa fu ospite di una sontuosa clinica per cani dove il Fuhrer faceva arrivare appositamente per lei uova, carne e grasso di prima scelta. Ogni mattina giungeva da Monaco un bollettino medico di dettagliato sulla salute di Blondi che il suo segretario personale doveva leggere a Hiltler prima di dedicarsi a qualsiasi altra cosa.
Dopo diversi tentativi il Fuhrer riuscì a fare riprodurre Blondi che all’interno del bunker berlinese diede al mondo otto lupacchiotti. Solo tre sopravvissero e Hitler chiamò Wolf il più robusto e sano dei tre. Si dice che passasse pomeriggi interi a giocare seduto in poltrona con Wolf e Blondi.
Mafia Honey, selezionatissimo esemplare di Maltese, arriva da un noto allevamento di Charleston nel cuore della campagna inglese a Los Angeles su un volo Pan American. Fu Frank Sinatra a regalarlo a Marylin Monroe ai tempi della loro breve relazione amorosa.
Maf, diminutivo con la quale l’esplosiva bionda soleva chiamarlo, era un chiaro riferimento degli oscuri rapporti con la mafia che the voice intratteneva all’epoca. La sorpresa doveva servire a Marylin per distrarsi dal suo terzo divorzio, quello con il letterato Arthur Miller. Ma il rapporto con il piccolo maltese bianco si rivelò troppo morboso.
La Monroe scaricava infatti tutta la sua voglia di maternità sull’animale che le stette affianco fino al suo ultimo giorno di vita. Dopo la morte dell’attrice venne lasciato in eredità alla segretaria di Frank Sinatra, Gloria Lovell.
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Tra le coppie di cane e padrone più inseparabili della storia troviamo anche il duo formato da Andy Wahrol e il suo bassotto. Nel 1973 il compagno del noto artista, Jed Johnson, lo convinse a comprare un cane. La scelta ricadde su di un bassotto nano che fu battezzato Archie. Ma anche in questo caso, il rapporto si rivelò troppo asfissiante. Wahrol ne era come ossessionato.
Archie sarà infatti soggetto di molte opere d’arte. L’artista lo portava con sé ovunque. In studio, per mostre e persino nei migliori ristoranti di New York. Wahrol lo faceva solitamente accomodare sulle sue ginocchia da dove lo cibava con le sue mani scegliendo per lui i migliori bocconi. Il tutto nascosto da un tovagliolo per eludere il personale del ristornate.
C.F
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