Cani selvatici e cani inselvatichiti. Le specie attraverso i continenti
I canidae è una famiglia di mammiferi dell’ordine dei carnivori che comprende cani domestici, lupi, coyote, volpi, sciacalli, dingo e molti altri mammiferi simili ai cani ancora esistenti o che si sono ormai estinti. Tutte le specie esistenti fanno parte di un’unica sottofamiglia Caninae e sono chiamate canini. Sono presenti in tutti i continenti tranne in Antartide. I canidi variano nelle dimensioni: compresa la coda spaziano dai 2 metri di lunghezza di un lupo grigio ai 46 cm per il fennec da 46 cm, la volpe del deserto.
Questa famiglia ha 35 specie, derivate da 12 generi e divise in 194 sottospecie. Non include le specie ibride (come i cani lupo o gli ibridi coyote lupo). La distribuzione nei continenti attraverso diversi ceppi ha originato diverse specie di canidi dalle quali deriva anche il cane domestico. Di conseguenza molte specie possono essere considerate “cani selvatici”, mantenendo caratteristiche morfologiche e comportamentali comuni.
Altro discorso sono invece i cani selvatici detti “ferali o semi ferali” che derivano dai cani domestici inselvatichiti.
Cani selvatici
Canis lupus Dingo
Il dingo australiano è una specie di cane inselvatichito. Discende dai cani introdotti dall’uomo in Australia e vive ormai allo stato libero. Si nutre prevalentemente di piccoli roditori come topi, opossum, piccoli canguri, conigli o rettili e non disdegna di razziare le mandrie e i greggi. A differenza dei cani, l’estro delle femmine si verifica solo una volta l’anno e dura circa quattro settimane.
Si è diffuso anche in Africa (Congo e Sudan del Sud) ma anche in Asia dove è molto simile al lupo indiano dal quale deriva. Il colore del mantello spazia dal color sabbia al rosso ginger, con marcature bianche alle dita, al petto e alla punta della coda.
Vive in branco composto da circa 10 esemplari. La femmina alfa uccide i cuccioli delle altre femmine e il branco si occupa di svezzare i suoi cuccioli.
Basenji
Basenji in lingua bantu significa “indigeno”. Si tratta di una razza di cane originaria dell’Africa diffusa già dall’epoca dei faraoni. La sua particolarità è che non abbaia. Molto intelligente e temerario è un diretto discendente del cane primitivo. Un cane originariamente selvatico ormai selezionato come razza.
Licaone
Il licaone è anche chiamato “cane selvatico africano”. Un canide lupino diffuso nell’Africa subsahariana. Il suo nome “Mbwa-mwitu” in Swahili, significa anche “cane verniciato” o “cane cacciatore del Capo”. Gli inglesi lo hanno chiamato African Wild Dog (cane selvatico africano) o Hunting Dog. Si distingue dal genere Canis per il minor numero di dita (hanno infatti solo quattro dita per zampa”.
Pariah asiatico
Il Pariah asiatico è il classico cane dei villaggi del sud-est asiatico, morfologicamente molto simile al dingo e che differisce a secondo di alcune aree in alcune sfumature del tono del mantello e della taglia. Un cane inselvatichito tipico dell’Asia che ha dato origine a diverse razze quali il New Zeland native dog, il Thai ridgeback dog, il Sumatra battak, l’Hawaiian e canaan dog.
Cuon alpino
Il cuon alpino viene anche chiamato il cane rosso, cane selvatico asiatico. E’ un canide lupino indigeno dell’Asia Centrale, meridionale e sudorientale. Vicino geneticamente al genere canis anche se differisce nel cranio che ha un profilo concavo e nella forma dei molari che hanno una sola cuspide invece di due o quattro. Una specie molto antica e che durante il Pleistocene, si estendeva in tutta l’Eurasia e il Nordamerica.
Si tratta di una specie molto sociale che ha un’organizzazione complessa in grandi branchi, senza gerarchie rigide. Nel branco sono presenti numerose femmine riproduttive. Nella media i branchi sono formati da una dozzina di esemplari ma arrivano anche a 40 individui. Caccia di giorno e predilige gli ungulati di taglia medio-grande. In base alla classifica della IUCN –International Union for Conservation of Nature, il cuon è una specie in pericolo. Si contano ormai 2 500 esemplari adulti in tutto il mondo. Sono minacciati prevalentemente dalla riduzione dell’habitat, la scarsità di prede e malattie trasmesse dai cani domestici.
Speoto
Lo speoto chiamato anche itticione, è un canide cerdocionino diffuso in America centrale e meridionale. Uno strano animale parente del crisocione presente nelle regioni centrali dell’America meridionale e del licaone africano[5]. La specie è considerata prossima alla minaccia (Near Threatened). In Brasile viene chiamato cachorro-vinagre “cane dell’aceto” o cachorro-do-mato “cane della boscaglia”. Da un punto di vista della morfologia ha il muso di un cane e il corpo di un cinghiale.
Crisocione
Il crisocione o lupo dalla criniera (Chrysocyon brachyurus) è un canide cerdocionino, o una sottotribù di canini che comprende specie indigene del Sudamerica. È l’unica specie del genere Chrysocyon. A dire il vero, solo recentemente, alcuni studi hanno dimostrato che non sarebbe imparentato con i canidi odierni. Discende dunque da una delle specie “sopravvissute” dei grandi mammiferi sudamericani del Pleistocene.
Atelocino, cane dalle orecchie corte
L’atelocino chiamato anche come cane dalle orecchie corte, è un canide cerdocionino che vive nelle foreste pluviali del bacino del Rio delle Amazzoni. È l’unica specie del genere Atelocynus Cabrera, 1940[1]. A differenza dei canidi è schivo, riservato e vive in solitario.
Sciacallo dorato
Lo sciacallo dorato è un canide lupino di medie dimensioni diffuso in Europa sud-orientale e centrale, Asia Minore, Medio Oriente e Asia sud-orientale. Vive in branco attorno a una coppia alfa. Si adatta molto perfettamente a qualsiasi ambiente e si nutre sia di frutti che di insetti o piccoli ungulati. Esisterebbero 13 sottospecie diffuse in tutto il mondo tra le quali in Africa. Simile al lupo grigio è più piccolo nelle dimensioni. Non è imparentato con lo sciacallo bensì discende dal lupo grigio, il coyote e il caberù. Non a caso può generare degli ibridi fertili sia con i lupi grigi che con i lupi africani.
Culpeo
Il culpeo è un canide cerdocionino che vive nelle zone andine del Sudamerica. Anche se è simile alla volpe è in realtà imparentato con i lupi o gli sciacalli. Il manto è grigio-rossastra, il mento bianco, zampe rossastre e una striscia sul dorso. Si nutre di roditori, conigli, uccelli, rettili ma anche di vegetali. Può cacciare anche le pecore. E’ stato addomesticato in passato dai Selknam dando origine a una razza che non discendeva dal lupo grigio e oggi estinta.
Urocione
L’urocione delle Channel Islands in California è una piccola specie di urocione, un genere di canini indigeni delle Americhe. E’ nativo di 6 delle 8 isole del gruppo delle Channel Islands, ognuna delle quali è presente con una sottospecie differente. È il canino più piccolo del Nordamerica. La sua piccola taglia è frutto del nanismo insulare, dovuta alle condizioni di isolamento e alle limitate risorse ambientali.
Canis dingo hallstromi
Il cane selvatico delle montagne della Nuova Guinea (Canis dingo hallstromi) sembra un dingo australiano. E’ uno dei cani selvatici più antichi ancora in vita. Si pensava estinto fino a quando nel 2016, alcuni ricercatori della New Guinea Highland Wild Dog Foundation (Nghwdf), guidati dallo zoologo James K. McIntyre, grazie alle fototrappole hanno individuato la presenza di numerosi esemplari di cane selvatico sul monte Puncak Jaya.
Cani inselvatichiti: ferali o semi ferali
I cani inselvatichiti sono chiamati feral dog o ferali. Si distinguono dai cani randagi padronali, i cani da lavoro o da guardiania dei greggi. Infatti, i cani ferali si sono ormai distaccati dall’uomo, vivendo in libertà e allo stato selvatico e in alcuni casi possono avere ancora un rapporto con le persone. Secondo i dati, il fenomeno dell’inselvatichimento non riguarda solo cani. Si contano circa 50 milioni di animali domestici tra i quali cani, gatti, pesci, roditori e uccellini che sono tornati allo stato selvatico. A questo numero si aggiunge ogni anno quello de dati sugli abbandoni o fughe di circa 50 mila cani che vanno a incrementare il numero degli inselvatichiti.
I cani ferali sono anche cani abbandonati o scappati dalle abitazioni e che dopo un periodo della loro vita in cattività sono tornati allo stato brado. Cani inselvatichiti che formano dei branchi e stabiliscono una loro gerarchia sociale.
Sono soprattutto diffusi nelle zone rurali, campagne, montagne o boschi. La loro popolazione entra in contrasto con quella dei lupi dei quali sono antagonisti. Secondo alcune stime nella zona dell’Appennino, si contano circa 80.000 cani selvatici a fronte di un centinaio di lupi. Questo comporta un problema per la conservazione del lupo e l’insorgenza di ibridi cani-lupo.
I ferali diventano sempre più selvatici di generazione in generazione e giù a partire dalla terza generazione anche se continuano a non temere l’uomo possono rivelarsi più aggressivi e diffidenti. Per chi ha studiato e osserva questo fenomeno, sembra che alla quinta generazione questi cani iniziano a somigliare ai lupi nella morfologia e nel comportamento.
In questa categoria rientrano molti esemplari da lavoro, per lo più cani da guardiana o da difesa e che spesso si rivelano molto più aggressivi e combattivi, tanto da arrivare ad aggredire gli escursionisti.
Organizzazione sociale dei ferali
Dagli studi i ferali formano come i lupi, un branco organizzato per la sopravvivenza e che si forma attorno a un nucleo di familiari. Provvedono a cibarsi degli scarti e dei rifiuti umani e difficilmente riesco a cacciare. Infatti, sembra che non hanno ancora appreso la sequenza della caccia che consiste nell’inseguimento della preda, la sua uccisione per poi mangiarla. Possono nutrirsi all’occorrenza di piccoli roditori. I figli del nucleo vanno poi a formare dei sotto branchi che andranno a popolare altre zone per la scarsità del cibo.
Si tratta di gruppi di cani che non hanno mai socializzato con l’umano al quale si possono avvicinare solo per il cibo.
Purtroppo non avendo sviluppato nel corso dell’evoluzione come i lupi le difese immunitarie e la totale indipendenza dall’uomo, i ferali sono esposti a molte malattie e spesso hanno una vita media ridotta. Sono soggetti a infestazioni di pulci, zecche o altri parassiti, infezione virali quali la Leishmaniosi diffusa soprattutto al sud e sono molto sensibili alle temperature caldo/freddo.
Si distinguono ferali e semi ferali. I ferali hanno solo contatti indiretti con l’uomo mentre i semi ferali vivono più vicino alle aree urbanizzate. A differenza di quanto si pensi, i ferali e semi ferali tendono ad evitare il contatto con l’uomo per cui non tendono ad aggredire. Al contrario sono più diffidenti e tendono a stare lontano dagli umani.
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C.D.