I cani e la morte: loro la sentono?

I cani e la morte: loro la sentono?

Che relazione hanno i cani con la morte? Ecco la spiegazione ad una domanda ricorrente

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Un cane accanto al suo padrone malato

Che i cani abbiano una sorta di ‘sesto senso’ è un fatto risaputo. Loro riescono a percepire, prima dell’uomo, quello che sta per accadere. E’ innegabile il valido aiuto che i cani rappresentano per le forze dell’ordine: non solo nei telefilm questi animali riescono a scoprire, e in anticipo rispetto all’uomo, la presenza di sopravvissuti sulle scene dove si sono verificati disastri ambientali. D’altra parte se riescono a prevedere il pericolo, l’arrivo imminente di un terremoto o di un’altra calamità naturale, grazie ai cambiamenti nella composizione dell’aria, è lecito pensare che abbiano dei poteri telepatici, quasi ‘paranormali’. Ma che rapporto hanno i nostri amici a quattro zampe con la morte? Riescono a percepirla o addirittura prevederla? La risposta a tale domanda ha un fondamento scientifico. E se c’è chi sostiene che i cani siano in grado di percepire delle ‘presenze’ all’interno di ambienti sconosciuti, c’è invece chi è arrivato a conclusioni diametralmente opposte. Nella querelle tra cani ‘sensitivi’ e scienza vi è una spiegazione chimica. Non si tratta solo di semplici sensazioni, bensì di elementi chimici percepiti dalla ineguagliabile ‘arma’ che tutti i cani possiedono: l’olfatto.

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Cani e morte: è questione di chimica

Difficile dire con certezza che i cani riescono a prevedere la morte di una persona, ma di certo con il loro sviluppato olfatto potrebbero avvertire i cambiamenti chimici che avvengono in un corpo prossimo al trapasso. Infatti un essere vivente che sta per spegnersi emana sostanze chimiche, note scientificamente come Necromones, rilasciate da acido oleico e linoleico acido.
In realtà un esperimento con gli scarafaggi ha dimostrato che questi insetti percepiscono queste sostanze e se ne tengono lontani. Per quanto riguarda i cani è certo che essi abbiano delle sensazioni e che vegliano durante le ultime ore di un essere vivente, in particolar modo se si tratta di un umano. Gli etologi, esperti di comportamento animale, hanno chiarito i diversi comportamenti del cane di fronte a sopravvissuti, cadaveri e persone in agonia. Ad esempio tra le macerie di un sisma, se il cane addestrato avverte la presenza di sopravvissuti si agita, muove la coda e stimola gli esperti a iniziare a scavare. Se invece avverte che ci sono cadaveri assume un atteggiamento ansioso e talvolta terrorizzato.

I cani non vivono il lutto ma sperano nel ritorno

Il film ‘Hachiko, il tuo migliore amico’ è rimasto nel cuore e da quel momento in tanti sperano che un cane sia così affezionato al suo padrone da vivere una sorta di lutto al suo trapasso. Ma alcuni studi condotti dal professor Stanley Cohen, docente alla University of British Columbia, hanno dimostrato che i cani non comprendono il significato della morte. Lo studioso sostiene che i cani abbiano la capacità intellettiva di un bambino di due o tre anni. Come il piccolo umano non riesce a comprendere il significato della morte e lo associa ad una sorta di viaggio, così anche per il cane una persona morta se ne è andata. Infatti proprio nel sopracitato film il meraviglioso cane di razza Akita aspetta ogni giorno il ritorno del suo padrone, divenendo un simbolo mondiale di fedeltà e lealtà. Sebbene pare che scientificamente non si possa dare una spiegazione esaustiva al rapporto dei cani con la morte, la certezza è che il legame che si instaura tra un animale e il suo padrone può talvolta superare certi confini.

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F.C.

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