Incredibile ma vero: uno studio ha dimostrato che i cani sanno percepire la differenza tra azioni involontarie e intenzionali.
I nostri amici a quattro zampe non smettono mai di stupirci: una ricerca scientifica ha scoperto che i cani conoscono la differenza tra azioni intenzionali e involontarie. Scopriamo di più su questa affascinante capacità di Fido.
Vi è mai capitato di pestare involontariamente la coda di un pelosetto?
Siamo certi che, subito dopo, vi siete prodigati in mille scuse al povero quattro zampe, precisandogli di non averlo fatto di proposito.
Tranquilli, Fido lo sa bene: del resto, uno studio condotto da un team di scienziati tedeschi e pubblicato sulla rivista scientifica Scientific Reports ha dimostrato che i cani sanno quando le nostre azioni sono intenzionali e quando sono involontarie.
Per dimostrare la loro ipotesi di ricerca, gli studiosi hanno condotto un esperimento a cui hanno partecipato 51 cani.
Il test si è basato su un paradigma noto come Unwilling vs Unable, già sperimentato con animali come pappagalli, scimmie e cavalli.
I pelosetti sono stati fatti entrare in una stanza con una barriera di plexiglass che separava gli animali dallo sperimentatore.
Nella barriera si trovava una piccola fessura, dalla quale si potevano far passare degli oggetti. Nella fattispecie, a Fido sono stati somministrati dei bocconi di cibo attraverso l’apertura.
Dopodiché, sono state messe in atto tre diverse situazioni:
In tutti e tre i casi, il boccone veniva lasciato davanti alla barriera trasparente, in modo che fosse visibile dal pelosetto.
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A seconda dell’intenzionalità o meno del gesto del ricercatore, Fido ha messo in campo delle reazioni diverse.
Nel primo caso, al rifiuto volontario dello sperimentatore di somministrargli il cibo, il cane è apparso riluttante e diffidente nei suoi confronti.
Inoltre, ha cercato di afferrarlo da sé, conscio del fatto che probabilmente gli sarebbe stato sottratto.
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Negli altri due casi, invece, il quattro zampe ha compreso che il fatto di non aver ricevuto il boccone non dipendeva dalla volontà del ricercatore, ma da condizioni esterne.
Quindi, si è avvicinato con maggior fiducia allo sperimentatore, dimostrandosi più calmo e paziente rispetto alla situazione precedente.
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