Il cane e l’uomo, migliori amici da millenni. E sarà sempre così, nonostante i cambiamenti culturali ed anche tecnologici abbiano la loro influenza.
Il rapporto tra uomo ed animali è un qualcosa che esiste da millenni. E da qualche secolo è entrato a far parte delle università, facendo da oggetto di studio come una branca della Neurofisiologia e della Sociologia. Il professor Piergiorgio Strata, 83enne docente e tra i massimi esponenti in Italia e nel mondo della prima materia, parla a ‘La Stampa’ proprio di questo legame tra noi esseri umani e quello che è ritenuto per antonomasia ‘il miglior amico dell’uomo’.
“In tutti gli animali, noi compresi, resiste il gene dell’aggressività come fattore importante di sopravvivenza. La differenza poi tra noi umani e gli animali la fa la ragione, che normalmente dovrebbe consentirci di controllarla. Poi non sempre va così. Rispetto agli animali siamo indubbiamente più evoluti, anche se a volte ci rendiamo capaci di mostrare i loro stessi istinti. Specialmente quando c’è un bene da conquistare o vogliamo ottenere qualcosa che ci manca e che magari desideriamo molto”.
Soddisfare i bisogni primordiali di mangiare e bere ad esempio, può essere ricondotto alla base di molte nostre azioni. “Ed un’altra peculiarità che ci differenzia da loro è che noi siamo consapevoli della morte. Sappiamo che c’è, che accompagna le nostre esistenze e che prima o poi colpirà anche noi direttamente. Questo invece cani ed altri esseri non lo sanno“. Anche se poi, di fronte ad eventi luttuosi, gli stessi animali sanno mostrare un atteggiamento ‘di umanità’. Tra l’altro i cambiamenti della società portano anche a cambiamenti direttamente consequenziali nel rapporto tra l’uomo e gli animali, specie quelli domestici. “Oggi ci si sposa di meno, si fanno meno figli e quindi c’è più spazio per uno o più cani e gatti in casa. È tutto collegato. E magari nessuno ci pensa, ma anche le innovazioni in ambito comunicativo hanno la loro influenza.
“I telefonini hanno reso immediato il processo del parlarsi, dell’entrare in contatto. Ma hanno cambiato anche i contenuti del discorso, ora meno ragionato. Così come si riesce a socializzare senza conoscersi, e magari anche a fare l’amore senza vedersi. in tutto questo i cosiddetti ‘animali da compagnia’ rappresentano davvero un qualcosa in grado di farci staccare da tutto questo. Il loro affetto verso di noi è sincero. Poi però è brutto vedere che a volte gli stessi animali vengono umanizzati e trattati alla stregua di bambini. Questo è contro natura”. Ed il dialogo con loro? “In un certo senso conviene all’uomo ‘parlare’ ad un cane, perché non c’è contraddittorio. Le eccezioni sono rappresentate dai cani che sbranano i bambini. Ma quelli seguono il loro istinto. Ed anche tenerli in casa a lungo è qualcosa di nocivo per quella che è la natura di cui sono dotati”.
A.P.
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