La comprovata pericolosità del cane che morde è un tema delicato e controverso per cui si può arrivare anche alla soppressione dell’animale
Un argomento delicato che raramente viene portato alla luce. Eppure, la comprovata pericolosità di un cane è un tema all’ordine del giorno e molto frequente.
Cani mordaci e aggressivi ritenuti pericolosi e che pertanto vengono presi in carico dalle autorità che in alcuni casi possono stabilire la soppressione dell’animale.
Nella maggior parte dei casi, il cane diventa aggressivo e incontrollabile a causa della pessima gestione del proprietario.
Molti proprietari arrivano ad abbandonare il proprio cane perché lo temano o addirittura a richiedere la sua eutanasia perché ritenuto pericoloso.
Un veterinario in nessun caso è tenuto a sopprimere un cane su richiesta del proprietario. La legge n. 189/04 vieta qualsiasi uccisione provocata per crudeltà o in assenza di necessità (Art. 544 bis C.p.) Dunque l’eutanasia può essere praticata solamente se è inevitabile e nell’interesse degli animali, non del proprietario. Ovvero per alleviare la sofferenza dell’animale.
Solo in caso di comprovata pericolosità che richiede un iter burocratico specifico con diverse segnalazioni e controlli da parte di veterinari della Asl, se il cane viene ritenuto di “comprovata pericolosità” potrà essere applicata l’eutanasia o la detenzione dell’animale in strutture adeguate.
Onde evitare divieti o liste di cani pericolosi, è stato introdotto il termine di “cane impegnativo“. Una classificazione che deriva da comportamenti ricorrenti di alcune razze come attitudine mordaci o comportamenti temibili.
–> Le razze di cani con il morso più potente
Così come affrontato in un dossier della Settimana Veterinaria sul tema della “Valutazione aggressività dei cani”, il comportamento aggressivo dei cani è di rilievo di prevenzione e tutela dell’incolumità pubblica.
A tal proposito è stato ricordato come sia stata effettuata una discriminazione di molte razze che si è poi ripercossa sul sistema istituzionale nella gestione dei canili.
E’ stato ricordato come la gestione dei “cani definiti o percepiti come pericolosi ricoverati nei canili sanitari e successivamente spostati nei canili rifugio è andato quindi progressivamente aumentando; la loro detenzione comporta difficoltà gestionali notevoli, in quanto anche nei canili rifugio è molto frequentemente necessario detenerli in box singoli, con conseguenze prevedibili in termini di costo e inevitabili in termini di benessere per l’animale, che è costretto a vivere in condizioni
di isolamento intraspecifico e di ridotti contatti interspecifici”.
Cani che hanno un ridotta possibilità di adozione per cui la prospettiva è quella della lungodegenza e “potrebbero in tal caso essere ravvisate condizioni insopportabili per le loro caratteristiche etologiche (art. 544-ter Codice penale) e incompatibili con la loro natura (art. 727 Codice penale), che integrerebbero reati previsti dal Codice penale”.
In ogni caso, gli esperti ricordano quanto sia importante l’esigenza di una valutazione della “pericolosità” che si basi su una metodologia obiettiva.
In quest’ottica è stato delineato un percorso sistematico di analisi dei casi evitando che la norma sia troppo estesa con numerose eutanasie o poco applicata. Di conseguenza, il rischio risiede nell’affidare un cane potenzialmente pericoloso o che finisca per restare in canile tutta la vita.
Cani dimenticati dagli stessi volontari ai quali è vietata qualsiasi interazione o speranza di trovare una nuova famiglia anche quando diventano anziani. Oppure senza che vi sia un percorso di riabilitazione effettivo mirato a recuperare il cane, condannandolo a morire dietro le sbarre di un box senza uscire per anni.
Così come emerso da un caso singolare a Roma: Cane pericoloso dimenticato in un box del canile
Cosa significa la comprovata pericolosità
La comprovata pericolosità riguarda un cane che rappresenta un elevato potenziale rischio di aggressività, in base alle lesioni provocate a persone e animali o danni indotti alle cose.
E’ parte del Regolamento di Polizia veterinaria, nell’ambito della disciplina sanitaria contro la rabbia e l’Ordinanza del Ministero della Salute in materia di tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cane (O. Min. Sal. 6 agosto 2013 e successive modifiche e proroghe).
Il “cane con aggressività non controllata” è un animale che lede o minaccia di ledere l’integrità fisica di una persona o d’altri animali attraverso un comportamento aggressivo non controllato dal proprietario o detentore dell’animale.
Le misure sanitarie, disposte dal Regolamento di Polizia veterinaria, per prevenire la diffusione della rabbia, stabiliscono l’obbligo della visita clinica e l’osservazione sanitaria per 10 giorni dei cani che hanno morsicato persone o altri animali.
L’Ordinanza prevede che i medici veterinari liberi professionisti segnalino ai Servizi Veterinari pubblici i “cani che richiedono una valutazione comportamentale in quanto impegnativi per la corretta gestione ai fini della tutela dell’incolumità pubblica”. In questo gruppo rientrano i soggetti che hanno morsicato o comunque aggredito.
Dopo le segnalazioni di morsicatura o aggressione, i servizi veterinari devono sottoporre il cane a degli accertamenti relativi alle condizioni psicofisiche del cane.
Sarà inoltre oggetto di valutazione anche la capacità dei proprietari di una corretta gestione dell’animale.
Il percorso ha una scala di 4 gradi di valutazione:
Dopo gli accertamenti e il sopralluogo, il cane non è considerato pericoloso
Dopo la verifica è emerso che il cane deve essere gestito in pase a specifiche prescrizioni:
In base alla gravità del rischio rilevato e la disponibilità di collaborazione del proprietario viene avviata una procedura di recupero comportamentale:
Laddove il recupero comportamentale non abbia dato esito positivo e sia confermata in tutti i casi la comprovata pericolosità il veterinario ufficiale può optare e stabilire la soppressione eutanasica del cane.
Viene stabilita una commissione di esperti composta da:
La pessima gestione dell’animale comporta delle conseguenze nefaste sull’animale. A partire dalla scelta della razza del cane. Le norme sulla tutela degli animali d’affezione specifica che è responsabilità del proprietario del cane “acquisire un cane assumendo informazioni sulle sue caratteristiche fisiche ed etologiche nonché sulle norme in vigore”. Così come “assicurare che il cane abbia un comportamento adeguato alle specifiche esigenze di convivenza con persone e animali rispetto al contesto in cui vive.
Purtroppo nella maggior parte dei casi, la scelta è condizionata dalla moda del momento, indifferentemente alle specifiche della razza e all’esperienza del proprietario dell’animale.
Per l’irresponsabilità delle persone, i canili e i rifugi sono sovraffollati di cani molossoidi, la cui potenza non deve essere in alcun caso minimizzata. Cani che nella maggior parte dei casi vengono reclusi dietro alle sbarre di un box e che difficilmente potranno trovare una famiglia, tanto più se risultati mordaci o aggressivi in alcune circostanze.
E’ purtroppo all’ordine del giorno, la’acquisto di un pitbull o cani di una certa mola da parte di persone alla prima esperienza senza neanche conoscere il linguaggio dei cani, la comunicazione e l’interazione con l’animale. Questo fa sì che quando il cane cresce e arriva alla maturità sessuale, prenda il sopravvento e diventa un pericolo sia all’interno del nucleo famigliare che da un punto di vista della sicurezza pubblica.
Per prevenire l’aggressività di un cane oltre alla scelta della razza in base all’esperienza del proprietario, all’ambiente in cui il cane deve vivere, conta l’educazione dell’animale.
Leggi–> Comportamento cani: cosa fare quando il cane morde?
C.D.
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