Calcoli biliari nel cane: cosa sono, i sintomi e i rimedi

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By Francesca Ciardiello

Cani, Salute dei Cani

Come funziona il sistema biliare nel cane e cosa sono i calcoli biliari che possono affliggerlo? Ecco come riconoscere i sintomi e curarli.

Calcoli biliari nel cane
Calcoli biliari nel cane: il Barboncino è tra le razze più a rischio

Il nostro amato cane può, ahimè, soffrire di numerose patologie che indeboliscono e inficiano il normale funzionamento del sistema digerente. Di conseguenza tutta la sua salute sarà compromessa: vi sono alcuni segnali chiari da recepire per poter correre ai ripari. Prima di ricorrere alle cure, di certo previa una richiesta di aiuto al nostro veterinario, sarà necessario capire qual è la funzione del sistema biliare e in che modo i calcoli ne inibiscono il normale funzionamento. Ecco cosa bisogna sapere e come intervenire in caso di calcoli biliari nel cane.

Il sistema biliare nel cane: cosa funziona

L’organismo del cane è una macchina perfetta, il cui meccanismo però potrebbe incepparsi e creare delle conseguenze spiacevoli sulla salute dell’animale. Il nome ‘sistema biliare’ deriva dalla bile, un liquido prodotto dal fegato che arriva alla cistifellea: qui viene immagazzinato. La cistifellea e il pancreas hanno un ruolo di primo piano nella digestione e nell’azione di assorbimento delle sostanze nutrienti.

E’ un sistema delicato e, come tale, può essere danneggiato da diverse malattie come la pancreatite, calcoli biliari e altre conseguenze dirette della presenza di questa sorta di pietre che ostruiscono il dotto biliare.

Calcoli biliari nel cane: cosa sono

Non è del tutto sbagliato considerare questi calcoli come delle vere e proprie pietre formate da carbonato di calcio e bilirubina, derivante dalla degradazione dei globuli rossi. Questi piccoli massi possono ostruire il dotto biliare creando quella situazione patologia nel cane detta coledocolitiasi. Nella colelitiasi questi calcoli si trovano all’interno della cistifellea. Cosa favorisce la formazione dei calcoli? Diversi fattori, tra cui lo stile di vita del nostro amato Fido, la sua età e in alcuni casi anche la razza. Pare infatti che lo Schnauzer o il Barboncino siano tra i cani più a rischio di calcoli biliari.

Generalmente i calcoli biliari sono annessi alla cistifellea e alla sua integrità. Se una infezione, un’infiammazione o un tumore minano alla sua salute è probabile che una delle conseguenze sia la presenza di calcoli biliari. Al contrario può essere che la formazione dei calcoli faccia scaturire l’infezione.

Calcoli biliari nel cane: sintomatologia

La presenza di calcoli biliari può essere sia asintomatica, sia presentarsi con altri segnali, facilmente confondibili con altre patologie. Essi sono vomito, nausea, episodi di diarrea, inappetenza, dolore addominale acuto (se proviamo a toccare la parte interessata ce ne accorgeremo, alta temperatura, letargia, dimagrimento eccessivo e ittero (ovvero ingiallimento delle mucose e della pelle).

Calcoli biliari: possibili conseguenze

Calcoli biliari nel cane
Calcoli biliari nel cane: sintomi, cura e prevenzione

Queste pietre che ostruiscono i dotti biliari extra-epatici bloccano il normale flusso della bile dal fegato all’intestino, con gravi conseguenze per la salute di Fido. Quando la bile si accumula ne corpo può danneggiare gli organi, in primis il rene. Inoltre, data la sua funzione nell’assorbimento di grassi e vitamine liposolubili, fa sì che questi si depositino nel corpo senza essere digeriti o assorbiti con conseguente rischio di obesità. Se il dotto biliare è definitivamente ostruito, la bile potrebbe diffondersi e fuoriuscire dalla cavità addominale con una conseguente e pericolosa peritonite.

Calcoli biliari nel cane: diagnosi e cura

Dopo aver notato alcuni dei sintomi sopracitati sarà fondamentale procedere all’incontro con il veterinario, il quale sottoporrà probabilmente il cane a delle analisi del sangue, con particolare attenzione ad alcuni parametri come la bilirubina e i valori epatici. Successivamente può essere necessario integrare questi esami con un’ecografia, doppler e radiografie con e senza contrasto. In caso volesse approfondire la presenza dei calcoli, che non sono sempre visibili con i suddetti test diagnostici, si passerà alla risonanza magnetica o alla TAC. Sono esami particolarmente costosi e spesso non sempre disponibili nei centri veterinari.

Per quanto riguarda la cura di questi calcoli biliari attualmente non esiste in commercio un farmaco in grado di sciogliere queste piccole formazioni pietrose, ma quelli consigliati in genere aiutano il cane a sopportare il dolore e i fastidi che ne conseguono. Ogni farmaco avrà una sua specifica funzione e andrà a risolvere un corrispondente sintomo. Generalmente si tratta di Vitamina E per controllare il livello di enzimi epatici o ridurre l’infiammazione del fegato e del dotto biliare, antibiotici contro infezioni e complicazioni batteriche post operatorie, vitamina K1 per l’ittero, S-adenosilmetionina (SAMe) per ristabilire il funzionamento del fegato e la produzione di bile.

Calcoli biliari nel cane: l’intervento chirurgico è risolutivo?

Quando un cane non risponde alle cure dei farmaci sopracitati o sembra avere miglioramenti poco importanti, è probabile che il veterinario consigli la rimozione della cistifellea, attraverso un’operazione detta ‘colecistectomia’, o ‘coledocotomia’, ovvero la rimozione delle pietre biliari. Una volta eliminati fisicamente i calcoli però bisognerà capire in che modo prevenire l’eventuale formazione degli stessi. E’ fondamentale che anche lo stile di vita di Fido cambi dall’alimentazione all’attività fisica. Ecco di seguito qualche consiglio.

Calcoli biliari nel cane: l’alimentazione che aiuta a prevenirli

Il rimedio farmacologico, o anche l’operazione, potrebbe non bastare per eliminare del tutto il problema dei calcoli. Bisognerà somministrare al cane un altro tipo di dieta, partendo da alcuni alimenti più sani e poveri di grassi come carote, riso, avena o pollo.

Per quanto riguarda i problemi epatici in generale (e anche i calcoli dunque) si consiglia di razionare il cibo in 2-3 pasti al giorno, e in alcuni casi anche in 5-6-appuntamenti. In questo modo si favorirà la digeribilità degli alimenti e il fegato non sarà sovraccarico di lavoro.

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F.C.

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