Chi si addentra nell’intricato regno cinofilo scopre alcune norme, soprattutto relative alle razze che potrebbero sembrare alquanto paradossali, anche se, spesso sono a tutela della razza e dell’animale. Oltre alle norme dell’Enci che regolamentano gli standard ma anche l’attività cinofila nel nostro Paese, degli allevatori e di conseguenza riproduttiva degli animali, per non incorrere nel loro nello sfruttamento animale, ci sono i codici deontologici che i circoli o le associazioni delle razze assumano proprio ha messo a punto un codice deontologico dell’allevatore atto a per tutelare non solo la razza ma gli stessi esemplari.
E’ quanto emerge da una petizione promossa da alcuni proprietari di bulldog mirata alla reintroduzione del codice deontologico relativo all’attività riproduttiva delle fattrici di bulldog negli allevamenti. Per capire meglio quello che viene chiesto siamo entrati in contatto con i promotori i quali hanno spiegato bene il funzionamento e le regole che ci sono nel caso degli allevamenti. L’Enci ha un regolamento nel quale in merito all’attività riproduttiva specifica in quattro punti, introducendo delle limitazioni oltre alle quali vi sarebbe sfruttamento dell’animale. Tuttavia, questo regolamento, messo a punto da una commissione tecnica scientifica di veterinari, è generico e spesso non tiene conto delle esigenze particolari legate alla singola razza dello specifico delle razze. Ovvero, come sottolineano gli appassionati di Bulldog, questo tipo di razza necessita, un po’ come per i chihuahua, di molti particolari accorgimenti per quanto riguarda l’attività riproduttiva, non da ultimo il fatto che quasi la totalità dei parti avviene con taglio cesareo.
Ad esempio, si tratta di una razza che richiede l’inseminazione artificiale e di altri parametri da seguire nel periodo della gravidanza e per il parto, che deve essere quasi unicamente effettuato con il cesareo. Criteri che il Circolo Italiano Bulldog aveva integrato nel codice deontologico per l’allevamento della razza e che è stato poi modificato, consentendo un maggior sfruttamento delle fattrici.
Ecco perché, gli appassionati della razza, per tutelare gli esemplari e difenderli da condizioni per le quali in molti casi è difficile dimostrare il maltrattamento, hanno promosso una petizione con la quale chiedono appunto al Circolo Italiano Bulldog, previo un confronto con la Commissione Tecnica Centrale dell’ENCI, di reintrodurre un codice deontologico dell’allevatore (più restrittivo rispetto a quello stabilito dall’ENCI) che limiti limitava, ad esempio, il numero dei parti delle fattrici oltre a e stabiliva diversi altri parametri finalizzati alla tutela e al benessere animale, per difenderle da attività commerciali, contribuendo a fare la distinzione tra allevatori e allevatori che speculano sugli animali.
Nella petizione promossa su Change.org e sostenuta da Radio Bulldog Inglesi, vengono pertanto chieste la reintroduzione di quattro regole fondamentali:
1) far riprodurre solo cani sani
2) non sottoporre fattrici a più di 4 parti nel corso della loro vita
3) Non fare accoppiare femmine al di sotto dei 15 mesi né di età superiore ai 7 anni
4) Non sottoporre le femmine a parti con calori consecutivi, se non una sola volta nella vita e comunque con almeno sei mesi d’intervallo uno dall’altro.
Nella petizione promossa su Change.org e sostenuta da Radio Bulldog Inglesi, vengono pertanto chieste la reintroduzione di quattro regole fondamentali:
1) far riprodurre solo cani sani
3) non sottoporre fattrici a più di 4 parti
3) Non fare accoppiare femmine al di sotto dei 15 mesi né di età superiore ai 7 anni
4) Non sottoporre le femmine a parti con calori consecutivi, se non una sola volta nella vita.
Sembrano delle richieste assurde. Eppure, stando a quanto hanno avuto modo di verificare i promotori della petizione, in base all’incrocio di alcuni registri delle nascite, sarebbero state riscontrati alcuni elementi che lasciano perplessi e che violerebbero la salute della fattrice, come ad esempio più parti cesarei in un anno, nonché più parti consecutivi.
Il buonsenso spesso e volentieri viene scavalcato dal senso commerciale. E quello che chiedono gli amanti della razza è solo la tutela dei cani. Non a caso, nel mese di marzo, in occasione della mostra canina di Londra il Daily Mail riservò un prezioso approfondimento sul tema dell’evoluzione delle razze, della selezione mirata a piacere agli acquirenti e non alla tutela dei cani. Nello specifico, venne segnalato anche il bulldog inglese, simbolo del Regno Unito, per il quale la selezione dal punto di vista morfologico è stata così drastica tanto da aver creato una razza con gravi patologie dai problemi respiratori all’artrosi, solo per compiacere al pubblico.
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