Patentino per proprietari di cani appartenenti a razze pericolose
I cani non sono pericolosi se gestiti da persone esperte. Ogni esemplare ha un suo carattere che spesso varia in base all’ambiente in cui è cresciuto l’animale a partire da cucciolo con la madre.
Tuttavia, è anche giusto ricordare che ogni razza di cane ha delle peculiarità per cui l’animale ha delle facoltà più sviluppate rispetto ad un altro. Non a caso, proprio queste qualità furono utilizzate dall’uomo per sfruttare il cane in alcune attività di collaborazione, come la guardia, la difesa o la custodia del gregge.
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Il tema delle razze pericolose è molto sentito negli ultimi anni, con la diffusione di cani appartenenti a razze con una determinata morfologia piuttosto possente.
Cani che hanno una forza e un’indole potenziate anche a livello della selezione e della riproduzione per migliorare determinate qualità.
Tuttavia, si tratta di razze possenti quali i pit bull o i Dogo Argentino, vittime anche della moda.
In molti paesi le razze considerate “pericolose” sono state vietate anche nell’allevamento.
Recemente, il Belgio ha introdotto il divieto, effettuando una distinzione per cui sono state introdotte alcune norme che limitano i proprietari che non possono portare questi cani nei luoghi pubblici.
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In Italia, la legge sulle razze pericolose del 2013, relativa alla tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani prevedeva non il divieto detenzione, bensì percorsi formativi con adesione volontaria, destinati ai proprietari per gestire questo tipo di cani.
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Corsi che nella maggior parte dei casi sono inesistenti e non richiesti dagli stessi proprietari che spesso non ne sono a conoscenza. Purtroppo, negli ultimi anni, sono aumentati casi di aggressione di cani.
Un fenomeno al quale concorre la diffusione di razze che sono di moda e che nella maggior parte dei casi appartengono a razze utilizzate nei combattimenti.
La stessa Aidaa lanciò l’ennesimo appello, affinché sia promossa una regolamentazione per i proprietari.
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Razze difficili da gestire soprattutto per mani inesperte. Ad esempio, un cane che si è sempre comportato bene, quando raggiunge l’età della maturità sessuale può rivelarsi ad un tratto pericoloso,. Aggressivo nei riguardi di altri animali e verso il padrone, prendendo il sopravvento.
E’ necessario un giusto equilibrio nell’animale che può essere dominante o sottomesso.
Il comportamento del padrone deve variare in base al carattere del cane e deve essere all’altezza di prevenire le sue reazioni.
Spesso, le aggressioni avvengono proprio a causa dell’inesperienza delle persone che sottovalutano la pericolosità del cane.
Purtroppo, il tema è più ampio e si riflette su conflitti economici di chi specula sia nell’ambito degli allevamenti che nel settore dell’addestramento. Interessi personali che mettono come sempre a repentaglio la reputazione di alcuni animali.
Alcuni paesi quali la Svizzera o recentemente la città di Berlino in Germania, hanno introdotto il “patentino per cani“.
Ovvero, le persone che intendono prendere un cane in Svizzera sono avviate in un percorso formativo con il quale imparono a conoscere l’animale e a gestirlo. Questo patentino è mirato non solo a contenere gli abbandoni, responsabilizzando i padroni ma anche per limitare le aggressioni.
Sul tema è di nuovo intervenuto l’Ordine dei medici veterinari di Trento che evidenzia la necessità di rendere attivi questi percorsi formativi.
“E’ assolutamente necessaria l’organizzazione, da parte dei Comuni, di percorsi formativi per i proprietari di cani con rilascio di patentini”.
Scrive l’ordine dei veterinari, ricordando “come i possessori di alcune razze canine, ad esempio i pitbull, sottovalutano spesso i segnali di aggressività, purtroppo a volte non evidenti, che possono comparire anche improvvisamente tra i 18 ed i 24 mesi di vita dell’animale”.
Non a caso, viene anche evidenziato come “questi casi di ‘aggressività pericolosa’ sono comunemente preceduti da campanelli di allarme che per qualche ragione non sono stati colti e interpretati nella giusta maniera”.
Per gli esperti non si tratta di mettere in atto una “strumentalizzazione e repressione” né tantomento di accusare proprietari di cani con problemi comportamentali.
Il percorso formativo scatuscite dalla necessità di “un approccio sistematico”, nel quale è fondamentale la figura di un professionista come il veterinario che può effettuare “una diagnosi differenziale”.
C.D.
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