I metodi di addestramento influiscono sull’attaccamento di un cane al suo proprietario
Esistono diverse scuole di pensiero sull’addestramento dei cani che negli ultimi anni sono state al centro di dibattiti anche accesi tra addestratori e i loro metodi. Per molto tempo ha prevalso la tesi secondo la quale l’educazione di un cane doveva basarsi sulla costrizione, sulla forza e la dominazione.
Questo addestramento si fondava sulla forza per cui vi erano diversi metodi e strumenti coercitivi per il controllo dell’animale, portandolo alla sottomissione. Collare a strozzo, le botte, collari a scosse, urla, punizione e altre tecniche di disciplina, in caso di mancanza di risposta del cane, sono ancora oggi, gli strumenti usati per un’efficacia dell’addestramento in alcune scuole cinofile.
L’addestramento sulla ricompensa contro la disciplina influenza il legame tra cani e Tuttavia, già negli anni ’40 del Novecento sono emerse altre teorie sull’addestramento dei cani, sostenute tra le altre da Blanche Saunders in alcuni libri nei quali apriva le porte all’addestramento che si basa sul rinforzo positivo. La Saunders era contraria alla punizione, evidenziando che l’educazione doveva basarsi sulla ricompensa con cibo e complimenti o con il gioco quando il cane risponde al comando.
Questo tipo di addestramento si è evoluto e diffuso, perfezionandosi alla luce anche delle nuove scoperte sul regno cognitivo e in base alle conoscenze fisiologiche del cane.
E’ stato anche dimostrato come la punizione alimenta l’aggressività del cane, laddove il rinforzo positivo, salda di più il legame con il padrone.
Quello che non è stato preso in considerazione sono anche le reazione chimiche che vengono provocate nell’organismo del cane. La stessa Ana Catarina Vieira de Castro dell’Università di Porto in uno studio condotto sull’impatto degli addestramenti sui cani, ha evidenziato l’ormone cortisolo, detto anche “ormone dello stress“. Un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali, di tipo steroideo, che deriva dal colesterolo. Secondo i risultati dello studio i cani con un addestramento più aggressivo che include anche le urla hanno mostrato comportamenti legati allo stress come “sbadigli” e avevano livelli di cortisolo più alti rispetto agli altri.
Questo si ripercuote in molti ambiti come ricordato dall’addestratrice Kay Roberta Vaccaro. Non solo “sull’aggressività del cane o nelle sue azioni compulsive e autolesioniste – cani che si rincorrono la coda e poi la mordano. Comportamenti di stress che causano disequilibri molto forti come è possibile notare nei cani nei canili, che corrono avanti indietro nel box dal muro alla rete. Comportamenti che fanno vedere quanto la loro psiche sia ormai stravolta da uno stato chimico del corpo”.
E’ fondamentale effettuare test di cortisolo anche per le valutazioni comportamentali ad esempio di un cane aggressivo.
“Il livello di cortisolo è importante per vedere se le azioni del cane in determinati momenti siano condizionate da uno stato di stress ormai cronicizzato”, aveva sottolineato la Vaccaro, spiegando che ci sono due tipi di stress: “Quello positivo che deriva semplicemente dall’eccitazione del cane, dalle sue emozioni positivi come ad esempio la gioia di vedere tornare il padrone a casa e l’altro stress, negativo, collegato ad emozioni negative come paura, angoscia, dolore fisico o ansia”.
Tuttavia, non è facile far scendere il livello di cortisolo nei cani. Infatti, la Vacaro ha ricordato che “ad ogni livello in cui scende, è sufficiente che il cane abbia un’emozione negativa per far risalire in modo esponenziale il livello di cortisolo a livelli anche superiori a quelli da cui era partito. Ad esempio se il livello era 10 e il cane è sceso a 4, di fronte ad un’emozione negativa, potrebbe risalire in un istante a 12”.
Ma non solo. Dalle ricerche, il livello di cortisolo non viene più riportato a zero e continuerà a salire. Più sale e più il cane avrà difficoltà a smaltirlo, creando una condizione di stress cronicizzato.
Sicuramente, il tipo di addestramento deve considerare il contesto in cui il cane dovrà essere “purtroppo” collocato. Ancora oggi, infatti, i cani vengono sfruttati per molte mansioni come la custodia del gregge, la guardia, la difesa e nei corpi cinofili dell’arma.
Ana Catarina Vieira de Castro dell’Università di Porto, ha voluto approfondire il tema su come l’addestramento influisca sulla relazione uomo cane e sul legame. Ovvero, lo studio ha voluto indagare se un addestramento severo e fondato sulla disciplina eccessiva indebolisca tal legame. Lo studio condotto dalla De Castro è stato ripreso dalla rivista specializzata Psychology Today.
I ricercatori hanno preso in esame 34 cani provenienti da sei diverse scuole di addestramento cinofilo, tra le quali, tre scuole che basano il loro metodo sulla sicompensa e tre scuole con un addestramento più tradizionale, con metodi anche fondati sulla forza e la punizione.
Lo studio si è basato sulla variante nota come Strange Situation Test, ideata da Mary Ainsworth negli anni ’70 per osservare le risposte emotive e le relazioni di attaccamento tra i bambini e i loro caregiver (genitori). Il bambino viene inserito in un ambiente estraneo, una stanza anonima e viene osservato il modo in cui interagisce con una persona sconosciuta da solo. Vengono osservate le interazioni e le reazioni del bambino che possono spaziare dallo stress che indica che il bambino vede il genitore come un “rifugio sicuro” mentre in presenza del genitore è stato osservato che il bambino riacquista sicurezza. Questo significa che i bambini sono collegati emotivamente con il genitore.
Questo metodo è dunque stato applicato sui cani per verificare l’attaccamento con il padrone. I ricercatori hanno scoperto che in base al tipo di addestramento ricevuto, cambia l’attaccamento. Ovvero, i metodi che si fondano sul rinforzo positivo provocano maggio legame tra cane e padrone, rispetto agli addestramenti punitivi.
“L’evidenza di un attaccamento sicuro ai proprietari è più coerente nei cani addestrati con metodi basati sulla ricompensa a differenza che nei cani addestrati con metodi basati sull’avversione. I cani addestrati con metodi basati sulla ricompensa hanno giocato di più in presenza del proprietario che non con uno sconosciuto e hanno salutato e seguito maggiormente il loro proprietario”, confermano i ricercatori.
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C.D.
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