E’ finito un incubo per parecchi animali delle più disparate specie in Zimbabwe: Scott van Zyl, il bracconiere più feroce dello stato, è morto sbranato dai coccodrilli, dopo una indagine che ha portato a questa macabra conclusione e grazie anche ai rilevamenti effettuati su alcuni effetti personali appartenenti all’uomo e ritrovati sulla riva del fiume Limpopo. Il temibile cacciatore era stato per anni il terrore di leoni, tigri, ghepardi, bufali, rinoceronti ed antilopi, e lui stesso aveva più volte dichiarato di cacciare per semplice passatempo.
Spesso era solito accompagnare i turisti all’interno dei parchi nazionali e delle riserve dello stato africano, imbonendoli spesso sulle sue capacità di poter cacciare qualsiasi tipo di animale presente in zona. Alla fine però lo zainetto di Scott van Zyl è stato rinvenuto lungo il corso del fiume e questo non ha lasciato adito a dubbi sin da primo momento: i coccodrilli hanno banchettato col suo corpo, ed in particolare due rettiloni presentavano tracce del dna del bracconiere, che si sarà lasciato incautamente sorprendere dalla tecnica predatoria più utilizzata da questi temibili animali.
I coccodrilli infatti sono soliti restare sdraiati sul fondale in paziente attesa che giunga qualche malcapitata preda, per poi balzare fuori e trascinarla in acqua allo scopo di annegarla e farne un solo boccone.
L’allarme era scattato dopo che i cani di Scott van Zyl erano tornati alla base senza il loro padrone: a quel punto le squadre di soccorso si sono subito mobilitate per cercare di rintracciarlo, avvalendosi anche di un team di sommozzatori e di alcuni elicotteri. Presto è stato individuato un camioncino con armi ed altri effetti personali, ed a questa scoperta è seguita quella di uno zaino appartenente al cacciatore di frodo.
Il sito web SS Pro Safaris, appartenente allo stesso van Zyl, parla di ricerche estese su larga scala nel tentativo di ritrovarlo, ma i coccodrilli nel solo Zimbabwe riescono ad uccidere con una frequenza anomala: nel 2016 era toccato a cinque persone, tra le quali un bambino di 13 anni che era andato a pesca per ricavare qualcosa da vendere e con cui pagarsi le tasse scolastiche. Ma ben peggiori sono i numeri del bracconaggio: sempre l’anno scorso i fucili hanno ammazzato 1054 rinoceronti.