Fare volontariato con gli animali selvatici può essere il sogno di molti: siamo sicuri, però che sia sempre etico? Vediamo come capirlo.
Se hai deciso di cimentarti in un’esperienza di volontariato con gli animali selvatici, la prima cosa da fare è selezionare un progetto che sia davvero etico. Può capitare, infatti, che alcune strutture abbiano scopi ben diversi da quello di aiutare gli esseri viventi in difficoltà e, laddove sia possibile, di rimetterli in libertà. Scopriamo le domande da porci e gli errori da evitare.
Santuario o struttura turistica?
Se desideri intraprendere un percorso di volontariato con gli animali selvatici, la prima cosa da fare è verificare l’affidabilità dell’associazione o della struttura a cui ti stai rivolgendo. Può capitare, infatti, di imbattersi in falsi santuari.
In questi luoghi, gli animali sono sfruttati per fare soldi. Molto spesso, accade che gli esemplari non siano veramente recuperati da situazioni di pericolo, ma allevati in cattività con lo scopo di attirare aspiranti volontari del tutto ignari delle vere dinamiche che si celano dietro queste realtà.
Per tale ragione, è fondamentale informarsi prima di intraprendere un percorso del genere, cercando di capire cosa implica davvero fare volontariato in modo etico con gli animali selvaggi.
Come si interagisce con gli animali selvatici?
Se il tuo sogno è coccolare uno scimpanzé o abbracciare una tigre, sappi che questi comportamenti sono sbagliati sotto molti punti di vista: etologico, educativo e, non per ultimo, relativo al benessere dell’animale.
Infatti, si tratta di animali selvatici, che rimangono tali anche se la loro condizione non consentirà di reintrodurli in natura. La differenza con i cosiddetti pet è sostanziale. Prendiamo come esempio il cane ed il lupo.
Il primo, nel corso di moltissimi anni, ha subito un’evoluzione che ha portato alla trasformazione del suo DNA. Il lupo, a differenza sua, ha mantenuto intatto il proprio codice genetico di animale selvatico, che rimarrà tale anche qualora dovesse vivere in cattività: il contatto con l’essere umano sarà sempre innaturale.
Se vogliamo dedicarci ad un progetto di volontariato con gli animali selvatici che sia davvero etico, dovremo rispettare alcuni limiti, senza imporre la nostra supremazia su un altro essere vivente.
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Volontariato con gli animali selvatici: quando non è etico
Quali sono le pratiche spacciate come innocue e divertenti, che in realtà causano nell’animale profondo stress e disagio, mettendo in pericolo la sua stessa sopravvivenza? Esaminiamo le più comuni.
- Nuotare e alimentare gli animali marini: cibare regolarmente questi esemplari fa perdere loro l’abitudine di procurarsi cibo autonomamente.
- Fare il bagno agli elefanti: questi animali vengono addestrati in maniera violenta sin dalla nascita, affinché si lascino cavalcare docilmente.
- Abbracciare i bradipi: sebbene comunemente si possa pensare che il contatto fisico sia positivo, questo tipo di pratica causa un notevole stress per gli animali. Mettiti nei panni del bradipo: ti piacerebbe essere stretto da un completo sconosciuto, appartenente ad una specie diversa dalla tua?
Come scegliere un progetto etico per il volontariato con gli animali
Quali consigli mettere in pratica, per assicurarsi che il volontariato con gli animali selvatici sia davvero etico?
- Evita progetti eccessivamente costosi;
- Affidati ad un ente serio e certificato, cercando di comprendere il più possibile sulla struttura attraverso il sito web e i canali social;
- Per il tuo volontariato, diffida da mete molto frequentate dai turisti;
- Nella struttura sono presenti molti animali giovani? Fai attenzione: potrebbero essere allevati per puro interesse economico.
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Laura Bellucci