Ad Aundh, nello stato indiano di Maharashtra, Gajraj, un vecchio elefante 63 anni, Gajraj, per 51 anni è stato legato a delle catene per portare i turisti in alcune note località come il Bhavani Museum e il tempio Yamai Devi.
Nel lontano 1965, Gajraj è stato portato via dal suo territorio ad Ujjain, nello stato dello Madhya Pradesh, quando aveva soli 12 anni. Ha fatto un viaggio di un mese e mezzo per essere poi schiavo del suo proprietario. Essendo diventato troppo vecchio, i suoi titolari hanno deciso ti lasciarlo morire a catena: il povero esemplare è stato portato in un recinto, legato ad una catena corta, in un’area cementata.
Gajraj è diventato aggressivo e quando vede i visitatori transitare vicino alla sua recinzione cerca di caricarli, rimanendo però bloccato dalle catene che gli segano le zampe, gli provocano lacerazioni e profonde ferite, oltre ai dolori reumatici, tipici di un esemplare anziano.
Per limitare il pericolo gli hanno segato anche le sue zanne, denuncia l’organizzazione internazionale PETA, sottolineando che l’elefante ha anche sviluppato comportamenti ossessivi, tipici di condizioni di stress come l’ondeggiare il corpo o la testa, il cosiddetto “ballo dell’orso” degli animali tenuti in cattività.
Oltre a ciò, i turisti si divertono a lanciargli del cibo e degli alimenti che causano a Gjaraj problemi intestinali e dolori gastrici. Una situazione inammissibile di detenzione di un animale per cui Peta, che sta seguendo il destino di quel povero elefante, ha lanciato una petizione internazionale con la quale chiede al Dipartimento Forestale di Maharashtra di liberare immediatamente Gajraj e di affidarlo ad un santuario e un centro specializzato dove possa ricevere le cure necessarie e vivere sereno per il quel poco di resto della sua vita, senza catene.
Clicca sul link per firmare la petizione: Free Elephant Gajraj Now