L’orrore della catena alimentare nelle immagini girate dall’associazione animalista svizzera PEA in un macello a Moudon, nel cantone Vaud.
Forse abbiamo sbagliato qualcosa, forse è il caso di ripensare ad un sistema che bandisce qualsiasi forma di violenza. Immagini come quelle emerse dall’ultima inchiesta dell’associazione animalista PEA – Pour l’Égalité Animale, in un macello in Svizzera, impogono ancora una volta una riflessione.
Da anni ormai le organizzazioni denunciano come i macelli e la catena alimentare siano una forma di violenza istituzionalizzata. Gli stessi addetti sono assuefatti alla sofferenza e non prestano più attenzione alla dignità di un animale. Il dolore di milioni di animali in tutto il mondo si ripercuote inesorabilmente nel sistema sociale.
Immagini crudeli, filmate durante l’estate del 2017, dagli attivisti PEA nel piccolo macello di Moudon, in Svizzera. Un macello che abbatte una cinquantina di animali a settimana, considerato un piccolo macello locale. Per questo alcune aziende come la HappyMeat, scrive PEA, hanno scelto di rifornirsi presso quella struttura. Una scelta etica per i consumatori. Quella del chilometro zero e contro un sistema della grossa distribuzione.
Eppure, la video inchiesta mostra una tutt’altra verità. Quella di vitelli di pochi mesi, terrorizzati e costretti a vedere uccidere i loro simili, in attesa del loro turno. Cuccioli che calpestano il sangue di altri cuccioli, separati dalla madre. L’orrore nello sguardo, sottoposti ad uno stress senza pari. Questi animali sono ben coscienti del loro inesorabile destino. Non a caso, ci sono state diverse vicende di mucche o vitelli scappati dai macelli o prima di essere trasportati. Comportamenti che testimoniano che questi animali sentono l’odore della morte. Gli animali cercando di scappare, si dimenano e si nascondono ove possono per preservare la propria vita. Gesti di disperazione che non possono e non devono lasciare indifferenti. Addetti che maltrattano gli animali, gli strattonano e non prestono caso agli animali, considerati oggetti.
PEA denuncia che si tratta di uno sfruttamento ingiustificabile, per cui la vita di ogni essere sensibile umano o non deve essere rispettata. L’associazione animalista impegnata nell’antispevismo va oltre e parla di un vero e proprio omicidio etico. Quello di animali che non vogliono morire.
Ogni anno, solo in Svizzera vengono uccisi 65 milioni di animali. Anche se la Svizzera è forse il paese al mondo con una delle più severi leggi in materia di protezioni animali, questo non basta. L’orrore e la disperazione di questi animali in attesa di essere uccisi è palese.
Una posizione che potrebbe sembrare estrema. Tuttavia, sul piano dell’evoluzione è stato mostrato come l’umano non abbia bisogno di un apporto di carne giornaliero tanto da giustificare questi massacri.
E’ tempo che i politici intraprendino delle misure per combattere queste ingiustizie, scrive l’organizzazione, promuovendo una petizione.
PEA sollecita i partiti a considerare la sofferenza degli animali. Chiedendo di sostenere una agricoltura che sia altrenativa agli allevamenti. Inoltre, viene chiesto che sia conferito uno status legale agli animali come “individui” non umani. Inoltre, l’associazione svizzera chiede che siano promosse campagne di sensibilizzazione contro lo sfruttamento degli animali e lo specismo, ovvero la superiorità della specie uana.
“Il modo in cui trattiamo gli animali non è un problema minore. Si tratta di un problema etico e politico che diventa sempre più importante. Il problema di una società per la quale è giunto il tempo di prendersi sul serio”, ha concluco PEA.
Onestamente, non abbiamo avuto il coraggio di guardare l’integrità dell’inchiesta. Troppo dolore, troppa violenza e sofferenza. Per molte persone invece è forse giunto il tempo di guardare la verità di come questi esseri senzienti vengono trattati.
Ecco il link dell’inchiesta video sui macelli in Svizzera e per firmare la petizione realizzata da PEA.
C.D.
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