La Primavera e l’estate è un periodo in cui si trovano uccelli a terra. E’ necessario capire se hanno bisogno di aiuto o sono nella fase di svezzamento
La Primavera è un periodo delicato per la fauna selvatica. Una fase di svezzamento in cui i cuccioli scoprono il mondo esterno, a fare i primi passi, facendo attenzione ai pericoli e imparano a reperire il cibo da soli. Una scuola della sopravvivenza costantemente minacciata da predatori o ambienti ostili. I volatili effettuano i loro primi voli e per molti, alcuni in maniera precoce e rischiano di cadere a terra, farsi male e finire come preda. In altre circostanze lo svezzamento dei nidiacei si svolge a terra e spesso questi uccelli vengono recuperati erroneamente.
La cattura e la detenzione della fauna selvatica è un reato penale. altra cosa è invece il soccorso di animali feriti. Tuttavia, anche in questo caso, è necessario assicurarsi in maniera accurata se l’esemplare sia in reale difficoltà o pericolo o se sia solo nella fase dello svezzamento evitando in tal caso di recuperare l’animale. In caso di recupero l’animale deve essere sempre segnalato alle autorità preposte e portato presso un centro specializzato nel recupero della fauna selvatica (CRAS o CRFS) o la forestale.
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La bella stagione è il periodo delle nidate e dello svezzamento di uccelli stanziali o migratori. E’ frequente in questa stagione imbattersi in esemplari cuccioli che all’apparenza hanno bisogno di aiuto.
Tuttavia molte specie di uccelli cadono volontariamente dal nido per una fase di svezzamento a terra con i genitori che li accudiscono e li segue in volo.
Uccelli passeriformi, grandi volatili come gabbiani o rapaci, rapcai notturni come civette, gazze ladre, cornacchie o merli e molte altre specie attraversano la fase di svezzamento a terra.
E’importante capire se sono in difficoltà e hanno bisogno di aiuto oppure se sono nella fase dello svezzamento.
Altri pulcini appartenenti alle specie delle rondini come balestrucci e rondoni è possibile al contrario intervenire subito e prestare immediato soccorso. Se sono privi di piume e hanno pertanto meno di una settimana di vita, qualora sia possibile è suggerito rimetterli nel nido, in alternativa, essendo molto alto il tasso di mortalità entro la prima settimana, è suggerito portarli in un centro di recupero e specializato.
La prima precauzione è quella di verificare se l’esemplare è veramente in difficoltà oppure se è in una fase di svezzamento a terra. Ci sono alcuni elementi che possono indicare che l’animale è in pericolo o in difficoltà:
Se il nidiaceo è ferito o presenta fratture va subito recuperato e portato da un veterinario.
Rondini, rondoni e balestrucci trovati a terra hanno sempre bisogno di aiuto.
Gli uccelli che fanno lo svezzamento a terra non hanno ancora tutte le piume, non sono ancora capaci di volare e di mangiare da soli. Potrebbero sembrare in difficoltà. Tuttavia, è fondamentale osservare il loro comportamento.
E’ suggerito in tal caso, mettersi a dovuta distanza, una decina di metri e osservare il pulcino per un determinato tempo sarà possibile verificare che:
In generale, un nidiaceo che non è in difficoltà non mendica cibo, non si lascia avvicinare e si allontana.
Recuperare un nidiaceo in salute significa nella maggior parte dei casi condannarlo a morire di fame o stress. Non accetteranno mai il cibo dalle persone.
Qualora il nidiaceo si trovasse in una situazione di pericolo come in mezzo alla strada, in un luogo trafficato, agire di conseguenza per tutelare la sua incolumità senza toccarlo o interferire con lo svezzamento. Creare un cordone attorno all’esemplare per allontanarlo dal pericolo magari avvicinandolo sempre in maniera calma per mandarlo in una direzione, facendo attenzione a che la madre non lo perda di vista, ovvero senza allontanarlo troppo dal luogo in cui è a rischio. Lungo un marciapiede indirizzarlo verso una siepe o un parco o un giardino qualora siano nelle vicinanze. Nella maggior parte dei casi è comunque sconsigliato interagire con l’animale.
Se nelle vicinanze si verifica la presenza di un predatore come un gatto o un cane, provvedere ad allontanare il predatore.
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Ci sono alcune procedure che devono essere seguite per mettere in sicurezza l’animale in difficoltà in base alle circostanze.
La peggiore azione che si potrebbe fare è inoltre il rischio di “imprintare” il volatile, ovvero far perdere la sua identità, abituandosi all’uomo e provocando nell’animale in modo irreversibile che non sia più in grado di vivere in libertà.
Nel caso di uccelli adulti, feriti per scontri fortuiti con auto, cavi aerei, scontri con altri animali, il suggerimento è quello di contattarci direttamente, per un intervento quanto più possibile rapido ed efficace.
Bisogna fare attenzione nel recupero di alcune specie che potrebbero reagire alla cattura anche se ferite arrivando a beccare, difendendosi con le unghiate: rapaci, cigni, aironi, corvidi, gabbiani, sule e Cormorani e piccoli falchi come il gheppio sono molto aggressivi.
Gli animali selvatici sono specie protette e non è quindi possibile detenerli. Per questo è sempre richiesto mettersi in contatto con centri di recupero fauna selvatica o i carabinieri della forestale che sono tenuti ad intervenire soprattutto nel caso di specie selvatiche.
Il soccorso a un animale ferito o debilitato è obbligatorio e è un dovere rivolgersi al più presto ai Centri di Recupero autorizzati.
Al contrario è reato prelevare specie selvatiche e la loro detenzione punibile dall’art. 727 bis Codice penale: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, fuori dai casi consentiti, uccide, cattura o detiene esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta è punito con l’arresto da uno a sei mesi o con l’ammenda fino a 4.000 euro, salvo i casi in cui l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie”.
In base all’articolo 722 bis è inoltre reato “chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge, preleva o detiene esemplari appartenenti ad una specie vegetale selvatica protetta è punito con l’ammenda fino a 4. 000 euro, salvo i casi in cui l’azione riguardi una quantità trascurabile di tali esemplari e abbia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie“.
C.D.
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