La tricofagia nel cincillà è una malattia che provoca nell’animale un rosicchiamento continuo fino ad eliminare il pelo. Vediamo quali le cause, i sintomi e la cura.
Attualmente nelle famiglie di tutto il mondo, i cincillà sono diventati sempre più presenti.
Adorati da bambini e da adulti che si appassionato a questi animaletti proprio come se fossero cani o gatti.
Tuttavia ancora oggi si conosce poco sui cincillà, i loro comportamenti, alle loro emozioni ed esigenze. Ecco perché in questo articolo andremo a capire qualcosa di più sulla tricofagia nel cincillà anche detta Fur-chewing.
Negli ultimi anni ricerche approfondite sulla condizione della tricofagia nel cincillà hanno stabilito che le cause possono essere determinate principalmente da:
Partendo dall’alimentazione, possiamo fare le determinate considerazioni, ovvero che il cincillà è un roditore erbivoro e non granivoro (niente semi né cereali).
L’alimentazione corretta per cincillà è basata sui seguenti alimenti:
Si tratta di un animale con un apparato gastrointestinale molto delicato, ragion per cui ogni nuovo alimento che si volesse introdurre, occorre farlo con molta delicatezza a piccole dosi.
Ciò che invece non deve mai mancare nella sua alimentazione è il fieno.
Il suo intestino ne ha bisogno per mantenersi in movimento costante, oltretutto serve anche ai denti che, come accade in altri roditori, non smettono mai di crescere.
Perciò una dieta non corretta che prevede un rapporto tra proteine e fibre sbilanciato ed in generale una presenza di vitamine ben al di sotto della dose corretta del 18%, può provocare tricofagia nel cincillà.
Lo stesso può accadere con un’assunzione eccessivamente ridotta di vitamine ed acidi grassi può influire.
Il cincillà possiede dimensioni simili a quello di un grosso scoiattolo, anche se per certi aspetti come alimentazione ed andatura ricorda molto il coniglio.
Ora considerando le dimensioni possiamo andare a determinare la grandezza della sua gabbietta per un solo esemplare.
La dimensione minima della gabbia per cincillà, quindi deve essere 100 cm di altezza, 80 cm di lunghezza e 50 cm di profondità.
Deve essere dotata di una piccola zona-tana riparata e buia, perciò non bisogna esporla al sole diretto. Inoltre deve avere al suo interno un po’ di giochi come una ruota, tubi, scatole e materiale da sgranocchiare.
La gabbietta deve essere poi riposta in un angolo tranquillo della casa, lontano non solo dai raggi solari ma anche da altri animali domestici che potrebbero spaventarlo.
Il cincillà va trattato con estrema cura per evitargli squilibri di tipo psichico che possono condizionare l’umore, renderlo irrequieto, nervoso ed infelice.
Infatti alcuni studi hanno notato che spostando l’animale in ambienti molto più grandi e tranquilli, il problema della tricofagia nel cincillà si è risolto in oltre il 30% dei casi.
Un altro aspetto importante è anche la struttura della gabbia, quelle con fondo retato non sono adatte per mettere il cincillà completamente a suo agio, a differenza di quelle con il cassettino.
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Alcuni animali sono più predisposti di altri a rosicchiarsi il pelo, il carattere fa la sua parte. Qui gli allevatori bravi hanno saputo rimediare, cercando di non far accoppiare i soggetti affetti da tricofagia.
Ovviamente anche i cincillà affetti dalla condizione, con le dovute accortezze, possono evitare la condizione. Perciò oggi la probabilità di acquistare un cincillà predisposto a questo problema è davvero molto basso.
I segnali che il cincillà affetto da tricofagia sono molto chiari in quanto si potrà notare nell’animale, i seguenti sintomi:
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Il veterinario per capire che si tratta di tricofagia nel cincillà dovrà escludere innanzitutto eventuali problemi della pelle come ad esempio le dermatiti.
Dopodiché per risolvere il problema suggerirà di provare con gli accorgimenti precedentemente elencati.
Naturalmente occorrerà procedere con un passo alla volta, così da osservare gli eventuali miglioramenti ed isolare così la causa.
Possono volerci anche diversi mesi per risolvere il problema e ricordati che il pelo del cincillà impiega circa tre mesi prima di ricrescere.
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Ettore D’Andrea
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