Sarebbe stato il pensionato ad aggredire l’orso e non il contrario. E’ un vero e proprio colpo di scena e una rivelazione riguardo al caso che da una settimana tiene sospesi i riflettori. La vicenda che si è verificata lo scorso 22 luglio ha generato un aspro confronto tra associazioni animaliste, esperti e le istituzioni. Infatti, all’indomani dell’accaduto, il presidente della Provincia autonoma di Trento aveva emesso un’ordinanza con la quale catturare l’orso con la possibilità di abbatterlo. Una presa di posizione che aveva lasciato perplesse molte organizzazioni a partire dal fatto che vi fosse un’ordinanza senza accertare le dinamiche e soprattutto senza neanche sapere di che esemplare si trattasse.
Diverse associazioni si sono subito mobilitate per tutelare l’orso, mentre sul posto già erano al lavoro le squadre della forestale con i cani anti-orso e sono state posizionate ben tre trappole per la cattura dell’animale. Ma quale esemplare? Neanche gli esami del Dna condotti sulle tracce reperite sugli abiti del pensionato aggredito sono stati sufficienti ad accertare l’orso possibile aggressore.
Nel frattempo, in una dichiarazione, la vittima di 69 anni, lievemente ferita, aveva sostenuto con veemenza che l’orso andava abbattuto. Un tam tam mediatico e tanto clamore con il quale le stesse autorità locali hanno rimesso in discussione il progetto europeo Ursus Life, di reinserimento dell’orso.
A distanza di una settimana dall’accaduto, arriva una nuova versione e questa volta piuttosto imbarazzante. Infatti, in un’intervista a Radio 3 Scienza da Claudio Groff, responsabile settore grandi carnivori, servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, avrebbe rivelato che sarebbe stato il pensionato, Angelo Metlicovez, ad aggredire per primo l’animale e non viceversa.
Secondo quanto riferito, Metlicovez avrebbe dichiarato di aver attaccato per primo l’orso con dei colpi di bastone, per allontanarlo. Il pensionato avrebbe ammesso di essersi spaventato dalla comparsa improvvisa dell’animale e di aver reagito cacciandolo a bastonare.
Alla luce di queste nuove rivelazioni, immediata la dichiarazione dell’Ente Nazionale di Protezione animali (Enpa) che fin dall’inizio aveva espresso perplessità sulla ricostruzione dei fatti fornita dal pensionato. Enpa chiede chiarimenti ulteriori come ad esempio se vi fossero dei cuccioli in prossimità dell’orso e se il cane del pensionato abbia contribuito ad innervosire l’animale.
In base a quanto trapelato in un primo momento, le dichiarazioni di Groff aprono la pista ad una nuova ipotesi ovvero quella dell‘errore umano.
“Al presidente Rossi e all’amministrazione provinciale di Trento, che hanno dimostrato di non essere in grado di gestire la situazione né di informare o sensibilizzare i cittadini sui comportamenti corretti da tenere, chiediamo di trarre le necessarie conseguenze, fermando una inaccettabile caccia all’orso”, ha dichiarato la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, invitando anche “il Presidente del Consiglio Gentiloni di non concedere ulteriori privilegi venatori alla provincia autonoma di Trento, alla quale sono già stati delegati ampi poteri per la gestione della fauna selvatica. Che, lo ricordo, è patrimonio indisponibile dello Stato”.
Enpa non utilizza mezzi termini ricordando quanto sia stata fallimentare la strategia della stessa provincia nel dare indicazioni ai cittadini su come comportarsi in natura.
C.D
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