Abbattimento lupi e orsi in Trentino
Il Trentino ci riprova. E’ quanto emerge dal nuovo provvedimento approvato dalla giunta provinciale ora al vaglio del Consiglio della provincia autonoma.
Nel provvedimento viene chiesto di varare un decreto che prevede di usare metodi di dissuasione per lupi e orsi presenti nel territorio.
“Acquisito il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), limitatamente alle specie Ursus arctos e Canis lupus, autorizzare il prelievo, la cattura o l’uccisione, a condizione che non esista un’altra soluzione valida e che il prelievo non pregiudichi il mantenimento”.
E’ scritto nel provvedimento. Ovvero, se venisse approvato il decreto, il presidente della Provincia di Trento, potrà decidere se applicare o no determinati metodi di contenimento di queste specie selvatiche, decretando anche la morte.
Viene precisato che si tratta di esemplari che mettono a serio rischio le colture, l’allevamento o la sicurezza pubblica in Trentino.
Il governatore, Ugo Rossi, ha dichiarato in conferenza stampa che “si tratta di un’assunzione di responsabilità che verrà condotta con assoluto rigore scientifico” e “in accordo con Bolzano”. Rossi si è poi lamentato del fatto che ad oggi non vi sia un piano lupi nazionale.
Immediata la replica del presidente Lav Gianluca Felicetti auspicando un cambio di rotta in vista delle elezioni provinciali ad ottobre prossimo. “Sono sicuro, il neo Ministro dell’Ambiente Sergio Costa bloccherà la leggina provinciale #GovernoLega5S”. Ha twittato Felicetti.
Come sempre, il tema torna a ridosso dell’estate. Anziché attuare politiche di sensibilizzazione dei turisti e di tutela degli escursionisti è più facile abbattere.
Quanti lupi ci sono in Italia?
Facciamo un passo indietro chiedendoci di che numeri stiamo parlando. Diverse ricerche sono state effettuate per capire indicativamente il numero di lupi presenti sul territorio italiano.
Lupo specie minacciata d’estinzione
L’IUCN Red List of Threatened Species considera il lupo estinto in Messico e in parte degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale. Si tratta di una specie inserita nella Red List delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali (IUCN) come specie “vulnerabile”.
Non a caso, negli anni sono stati sviluppati dei progetti di reinserimento della specie che hanno in parte ripopolato. In Italia, la specie era estinta dopo la Seconda Guerra Mondiale, con all’incirca 100 esemplari per lo più concentrati sull’Appennino meridionale.
Fortunatamente, il numero è risalito e la specie si è estesa fino alle Alpi dove la presenza è maggiore soprattutto nell’area del Piemonte occidentale.
A livello comunitario nel 1979, la specie viene inclusa nell’appendice II della Convenzione di Berna come specie particolarmente protetta. Nel 1992 la Direttiva CEE n. 92/43 “Habitat” include il lupo tra le specie animali di interesse comunitario che necessitano di misure urgenti di protezione; il D.P.R. 357/97 riconosce l’importanza della specie a livello comunitario e oltre a prevedere azioni mirate alla ricerca e al monitoraggio, ne vieta la cattura, l’uccisione, lo scambio e la commercializzazione.
Mappa del lupo in Italia
Recentemente è stato condotto uno studio dal Sole24ore, pubblicato nel dicembre del 2017, per delineare una geografia del lupo in Italia. I dati raccolti si sono basati sul database geografico dell’IUCN e lo studio “One, no one, or one hundred thousand: how many wolves are there currently in Italy?” di Marco Galaverni, Romolo Caniglia, Elena Fabbri, Pietro Milanesi, Ettore Randi (pubblicato nel 2015).
Lo stesso Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, alla fine del 2015 aveva stimato tra i 1269 e i 1800 lupi, riuniti in 321 branchi, su tutto il territorio italiano. Tra i quali, meno di 90 si troverebbero nelle Alpi mentre circa 1700 esemplari sull’Appennino, soprattutto nelle montagne centro-settentrionali. Secondo alcune ipotesi i numeri sarebbero raddoppiati inqualche anno.
La densità del lupo varia da 1,5 ai 3 lupi per ogni 100 chilometri quadrati.
Lupi nel Centro Italia
Si segnala la presenza di 121 branchi, circa 542-743 individui. La maggior parte sono concentrati in Abruzzo con 38 branchi e un numero di esemplari tra 185 e 249, in particolare nella zona del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Umbria e Marche: un totale di 63 branchi e un massimo di 320 lupi.
Toscana: è la regione con il maggior numero di esemplari. Si contano 64 branchi dei quali 33 in attività di riproduzione e un numero totale di lupi che va da un minimo di 282 e un massimo di 328.
Lupi nel Nord Italia
Si contano il maggior numero di lupi nell’area appenninica dell’Emilia-Romagna dove sono stati registrati 42 branchi e un numero di individui stimabile tra 185 e 282.
In Lombardia è stato segnalato un unico esemplare così come nel Veneto e Valle d’Aosta.
Lupi nel Sud Italia
Basilicata e Calabria contano entrambi 21 branchi e un numero che varia tra i 55 e i 99 esemplari della Calabria.
La presenza del lupo non è segnalata in Sardegna e Sicilia.
Mortalità dei lupi
La ItalianWildWolf ha raccolto i dati sulle morte dei lupi tra il 2016 e il 2017. Sono state recuperate 82 carcasse. Tuttavia, sono da considerare anche le carcasse non rinvenute o non segnalate. Il più altro tasso di mortalità nel 53% dei casi è provocato da incidenti stradali, seguito dal 32% per bracconaggio o avvelenamenti. Le vittime sono maggiormente lupi adulti.
Quanti orsi ci sono in Italia?
In base a quanto ricorda il Ministero dell’ambiente, l’Orso bruno (Ursus arctos) è una specie di interesse comunitario e tutelato da diverse convenzioni nazionali, comunitarie e internazionali. Il tema orsi è emerso in occasione di due aggressioni di orsi, tragicamente concluse con la morte degli esemplari, entrambi due orse femmine con i cuccioli. Come è stato nel caso di Daniza della quale uno dei due cuccioli è stato avvistato dopo due anni e il caso di K2.
In queste occasioni, venne ricordato che gli orsi in Italia sarebbero poco più di un centinaio.
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Orso specie protetta
L’orso bruno è tutelato da diverse convenzioni a cominciare dalla Convenzione di Berna, ratificata dall’Italia, quale specie di fauna rigorosamente protetta. L’orso è anche tutelato dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (Normativa CITES), integrata dal decreto legislativo 275/01, quale specie il cui commercio è regolamentato per evitare uno sfruttamento incompatibile con la loro sopravvivenza. E ancora. In seno comunitario, l’orso è protetto dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE quale specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa. Da un punto di vista nazionale, l’orso bruno è una tra le specie particolarmente protette in base alla Legge nazionale 11 febbraio 1992 n.157.
Specie di orsi in Italia
E’ da considerare che in Italia ci sono due specie di orsi. L’orso bruno alpino e l‘orso marsicano diversi per dimensioni. Gli orsi a differenza dei lupi vivono a densità molto basse con 2-3 orsi adulti ogni 100 chilometri quadrati. L’orso marsicano è più piccolo e prevalentemente vegetariano.
Secondo il monitoraggio effettuato sul territorio italiano, la presenza di orsi è più attiva nell’Appennino Centrale.
L’orso bruno alpino prevalente nelle Alpi, in Trentino, sul massiccio Adamello-Brenta, dove supera i 70 esemplari, reintrodotti dalla Slovenia.
Negli Appennini dove è presente unicamente nel Parco Nazionale d’Abruzzo dove si conta una popolazione che tra Abruzzo, Lazio e Molise varia tra i 35 ed i 50 orsi marsicani. Un numero che in realtà potrebbe variare tra 45-69.
Nelle Alpi orientali si conta un terzo focolaio con esemplari provenienti dalla Slovenia, nel tra il Tarvisiano, Alpi Carniche e Dolomiti Bellunesi.
Per approfondimento: parcoabruzzo
Convivenza Uomo lupi e orsi
Il problema legato alla convivenza uomo/specie selvatiche consiste nella scarsità di cibo da dividere con altre specie selvatiche come presenza di cervi, cinghiali o lupi od orsi in base alle regioni per cui tendono ad avvicinarsi ai luoghi abitati. Sono spesso vittime di bracconaggio.
Secondo molti ricercatori la convivenza è possibile. L’uomo deve rispettare l’habitat di queste specie e contenerle nel loro territorio selvatico. Per questo sono necessari progetti che mirano non al loro abbattimento quanto contenimento magari sviluppando programmi di reinserimento delle prede di queste specie.
C.D.