È stata messa la parola fine ad un immane traffico illegale di uccelli selvatici, che ha portato come conseguenza un grave squilibrio della biodiversità locale.
I Carabinieri Forestali di stanza a Reggio Calabria hanno provveduto ad arrestare 8 persone accusate di traffico illegale di animali protetti. Contestualmente i militari hanno proceduto al sequestro di numerosi esemplari, in prevalenza uccelli. Il tutto era motivato dalla rifornitura con gli stessi a ristoranti situati in Lombardia e Veneto. Per le persone implicate c’è da rispondere di vari capi d’accusa, tra i quali ricettazione, associazione a delinquere, maltrattamento ed uccisione di animali oltre che naturalmente traffico illegale degli stessi. L’operazione con nome in codice ‘Free Wildlife’ era partita nel 2016 ed in tutti questi mesi è confluita nel sequestro di ben tredicimila uccelli. Oltre sessantamila sono invece morti, finiti nei piatti di ignari avventori. Questo traffico illegale garantiva ogni anno oltre un milione di euro di proventi illeciti. La banda di malintenzionati aveva un metodo consolidato con cui agire.
Dopo aver individuato le zone ritenute proficue per il procacciamento degli animali, le stesse venivano disseminate con mangime per uccelli grazie al quale attirare i volatili in trappole e gabbie. Difatti l’inchiesta ha portato alla luce anche la presenza di tali oggetti in alcune aree sottoposte ad ispezione. I sigilli sono stati apposti anche ad altro materiale, come richiami per uccelli a funzionamento elettromagnetico e reti per uccellagione illegali, vietate da tutti i regolamenti UE vigenti. Sono emersi anche metodi crudeli con i quali dare la morte alle prede catturate. Se la semplice pressione sulle loro teste non era sufficiente ad ucciderli, agli uccelli veniva tirato loro il collo. E molte volte finivano in trappola esemplari nei confronti dei quali questo traffico illecito non mostrava alcun interesse.
In media i fuorilegge riuscivano a catturare circa 300 uccelli al giorno ed a piazzarli anche fuori dall’Italia. Uno degli indagati era stato individuato a Malta ad inizio 2015 con oltre 800 volatili ammassati in una Fiat Seicento. E tra le accuse mosse agli imputati c’è soprattutto quella di aver messo a serio repentaglio la biodiversità. Gravi e numerose sono state le alterazioni nei rapporti tra le specie catturate ed il loro habitat di riferimento, “per un danno al patrimonio ambientale incalcolabile”.
A.P.
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