Preoccupazione anche in Toscana per alcune specie animali invasive che stanno proliferando su tutto il territorio regionale provocando danni al paesaggio e alla biodiversità locale, oltre che rischi per la salute dei cittadini. A destare preoccupazione è in particolare il gambero killer, ovvero il gambero rosso della Louisiana, molto diffuso nella zona. Il suo nome scientifico è Procambarus clarkii ed è diffuso in tutte le province ma in particolare nella piana tra Firenze e Prato e nelle zone umide.
Il gambero killer, lungo fino a venti centimetri, danneggia gli ecosistemi naturali, gli argini dei corsi d’acqua e le attività di acquacoltura, poiché è in grado di colonizzare ogni tipo di ambiente acquatico, dalle acque superficiali di fiumi e laghi, alle acque salmastre a quelle in ambienti di grotta. Grossi anche i rischi per i consumatori: il gambero killer è infatti capace di accumulare nei propri tessuti metalli pesanti e tossine algali e, potenzialmente, di trasmettere alcune malattie infettive.
Viene incluso da anni nella lista DAISIE (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe) delle 100 peggior specie invasive in Europa. Vorace predatore opportunista, in grado di nutrirsi a spese di animali e piante, a lui viene applicato il Regolamento UE 1143/2014, come specie a grande rischio.
La Toscana viene anche considerata la “porta d’ingresso” in Italia per un coleottero originario dell’Asia tropicale comparso nel bacino del Mediterraneo nei primi anni Novanta: il punteruolo rosso, nome scientifico Rhynchophorus ferrugineus. Infatti, il ‘terrore’ dei vivai capace di intaccare molte specie di palme è stato individuato per la prima volta in provincia di Pistoia nel 2004, giunto dall’Egitto insieme a delle palme infestate. Il punteruolo rosso è attualmente diffuso in molte regioni Italiane e anche oggi preoccupa non solo la Toscana ma molte zone del nostro Paese.
I fiumi toscani sono costretti a fare i conti con il pesce siluro, una specie originaria dell’Europa centro settentrionale e dell’Asia Minore che nei nostri corsi d’acqua raggiunge lunghezze tra uno e due metri. Si tratta di un formidabile predatore che si nutre da giovane di invertebrati e da adulto soprattutto di pesci, ma anche di piccoli uccelli e mammiferi. La sua prima segnalazione nelle acque del fiume Po risale a sessant’anni fa, ma poi si è diffuso in Italia negli anni Settanta e in Toscana alla fine degli anni ’80 nei laghetti privati di pesca sportiva in provincia di Firenze. Oggi si trova sicuramente nelle acque dell’Arno e del Serchio.
Una minaccia per gli ecosistemi di fiumi e laghi è anche la rana toro Americana, Lithobates catesbeianus, che può raggiungere i 20 cm di lunghezza e oltre 1.5 kg di peso. Anche questa è inclusa nella lista dell’Unione Europea delle specie di rilevanza unionale e giunse in Italia nel 1935 per fini gastronomici, venendo immessa nelle acque di Corte Brusca (Mantova). Successivamente si è diffusa in buona parte della Pianura Padana, mentre in Toscana arriva nelle acque del Fosso Vermiglia, nel pistoiese, all’inizio degli anni ‘70. Viene considerata una specie particolarmente vorace, che si nutre di numerosi invertebrati e vertebrati di piccola e media taglia come pesci, altri anfibi, serpenti, piccoli di tartarughe palustri, pulcini di uccelli acquatici e micromammiferi. Inoltre, è portatrice del fungo Batrachochytrium dendrobatidis, la più rilevante minaccia a livello globale per la sopravvivenza degli anfibi.
Infine, preoccupa la presenza della testuggine palustre americana, Trachemys scripta, originaria di un ampio territorio degli Stati Uniti centrali e sud-orientali. Arrivava in Europa a fini ornamentali, si è diffusa negli anni Settanta inizialmente in Abruzzo, poi in quasi tutte le regioni italiane. Viene considerata portatrice di vari sierotipi di Salmonella enterica, che possono essere trasmessi anche all’uomo, provocando talora gravi enteriti.
Un freno alla diffusione delle specie aliene invasive viene posto con il Life ASAP (Alien Species Awarness program), il progetto cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato da ISPRA, in cui sono coinvolti la società Nemo Srl di Firenze, Regione Lazio (Direzione ambiente e sistemi naturali), Federparchi, Legambiente, Unicity Srl e Università di Cagliari. Il progetto riceve anche i finanziamenti del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei Parchi nazionali tra i quali l’Arcipelago Toscano, oltre al Parco dell’Aspromonte, Appennino Lucano e Gran Paradiso.
Piero Genovesi, project manager del Life ASAP, responsabile Area conservazione e gestione della fauna di ISPRA, ha spiegato: “E’ sempre più urgente affrontare in modo più efficace le minacce causate dalle specie invasive, e per questo è essenziale il ruolo delle regioni, dei parchi e, soprattutto, dei cittadini. Solo con il concorso di tutti possiamo prevenire altre introduzioni e mitigare gli effetti di quelle già presenti. La Toscana da sempre, per motivi storici e biogeografici, svolge un ruolo chiave nelle invasioni biologiche, e il Progetto Life ASAP è pronto a dare il proprio supporto anche in questa regione”.
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