Il risveglio dal letargo invernale è una fase molto delicata per le tartarughe: tutti le cose da fare e da evitare per farle ristabilire il prima possibile.
Studi scientifici e ritrovamenti fossili hanno confermato che le tartarughe costituiscono una delle specie che si è conservata meglio nell’arco di milioni di anni, fin dalla nascita del mondo. Questo magnifico talento nella sopravvivenza è stato di certo coadiuvato da importanti fattori, quali la capacità di superare temperature ostili come il freddo invernale e la calura estiva. Il letargo infatti è una strategia per proteggersi dalle basse temperature: talvolta escono dal loro guscio per godere dei raggi solari e conservare il caldo che sono riuscite a carpire. Riescono a sopravvivere attraverso un rallentamento sia del metabolismo sia del battito cardiaco (il loro cuore può arrivare anche a soli 4 battiti al minuto). Il risveglio dal letargo avviene di solito quando le temperature si stabilizzano al di sopra dei 10˚.
Le tartarughe terrestri si dividono in: Testudo hermanni (comune o di Hermann), Testudo Graeca o Marginata. Meno comuni sono le la Testudo weissingeri (del Peloponneso) e kleinmanni (di Kleinmann). Essendo animali selvatici, queste testuggini hanno due sole esigenze primarie: erba e sole. Di conseguenza, sebbene viva in casa con noi, è importante che la tartaruga rispetti un regime alimentare quanto più simile possibile a quello che troverebbe in natura. Proprio perché non costrette a procacciarsi il cibo da sole e vagare incessantemente alla ricerca di cibo, è importante che le tartarughe non mangino troppo!
Più del cibo le tartarughe hanno bisogno di acqua: è molto utile immergerle in una bacinella con acqua tiepida. Il fabbisogno di sali minerali, oligominerali e acqua rende i liquidi un elemento essenziale alla loro sopravvivenza. Una volta nell’acqua la tartaruga potrà bere e svolgere le sue funzioni fisiologiche in piena libertà e senza fretta: potrebbero volerci all’incirca due ore. Una volta ristabilito il suo equilibrio idrico la si potrà sollevare dall’acqua e farla gironzolare dove preferisce.
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Quando il letargo è appena terminato in molti si spaventano per l’inappetenza della testuggine. La cosiddetta fase di ‘anoressia post-letargo’ può durare fino a una settimana, dopo la quale la tartaruga riprenderà a mangiare normalmente erbe, piante, radici e fiori. Il suo fabbisogno naturale è pari al 5% del suo peso: quindi meglio non esagerare con le quantità! Essendo prevalentemente vegetariano, il cibo somministrato alla nostra testuggine dovrà contenere pochi grassi e poche proteine.
Il menù vegetariano delle nostre testuggini ci consente di variare con erbe di diverse tipologie e qualità. Ecco le principali erbe, facilmente recuperabili in commercio, da somministrare alla nostra tartaruga. Ne andrà matta!
Tarassaco, trifoglio (in particolare quello bianco), Cicorie, Dente di Leone, Piantaggine, Erba medica, Sedum, Crespigno comune, Ortica (meglio quella fresca, appena tagliata), Lamio bianco (come l’ortica ma non è urticante), Vilucchio, Crescione dei prati, Valerianella selvatica, Acetosella, Cinquefoglia comune, Ombelico di venere comune, malva, Salvastrella, Viola e violetta, Pratoline o margherite piccole, Galinsola, Enagra, Erba Leprina, Picris, Coriandolo e Coda di topo.
Se la nostra testuggine ha la possibilità di fare lunghe (e lente!) passeggiate in giardino non preoccupatevi degli insetti che saranno depositati sull’erba: lombrichi, chiocciole, lumache e altri insetti, magari anche carcasse, possono essere tranquillamente ingerite. Sono altri i pericoli che possono portare problemi all’apparato gastro-intestinale e respiratorio: gomme da masticare, oggetti in plastica e carta.
Anche le verdure che troviamo abitualmente al banco frutta possono costituire una buona parte del menù per le nostre testuggini. Ecco di seguito le varietà più adatte alla sua alimentazione, in particolare se si tratta di una tartaruga che vive in un terrario e non ha la possibilità di girovagare nei prati e negli orti.
Cicoria, Radicchio, Indivia, Scarola ma anche: Hibiscus (tutto il gambo tranne il fiore), Crescione, Cicoria selvatica, Insalata belga, Chioggia, Indivia riccia e rossa, radicchio di Verona e trevigiana, Foglie di rapa, frutto del fico d’India, valerianella, verza, barbabietola, broccolo (tranne il fiore) e sedano.
Naturalmente non è possibile somministrare tutto ciò che abbiamo in dispensa per provvedere al fabbisogno della nostra tartaruga, anzi alcuni possono addirittura rivelarsi cibi tossici per la sua salute. Un vero e proprio veleno è rappresentato dai dolci, ricchi di zuccheri, e dalla buccia dei frutti.
Evitare i carboidrati, quali pane, pasta e riso, ma anche tutti i prodotti caseari come latte e latticini, tutti i tipi di carne e pesce, tutti i tipi di legumi, l’aglio e la cipolla. Assolutamente sconsigliati il tubero, ovvero le patate, il cavolfiore e il cavoletto di Bruxelles, i fiori del broccolo e l’insalata.
A meno che la tartaruga non abbia particolari carenze fisiologiche, è possibile somministrare polvere di calcio e composti vitaminici: essi saranno utili a scopo curativo di un determinato problema passeggero. Anche i gusci di uovo, opportunamente sbriciolate e polverizzate, sono una buona fonte di calcio. E se proprio volete fare un regalo alla vostra tartaruga, passate dalla vostra pescheria di fiducia e fatevi regalare un osso di seppia. Potrebbe essere davvero molto gradito!
E’ importante che all’interno del recinto una buona metà della terra in essa contenuta sia spoglia, battuta. Inoltre può essere utile posizionare diverse fonti di acqua dove la tartaruga potrà andare a dissetarsi: in molti preferiscono posizionare al centro del recinto un sottovaso di terracotta con un paio di dita di acqua fresca e pulita, da cambiare quotidianamente.
Una volta che il letargo è finito è importante vagliare lo stato di salute esterno della tartaruga, visibile ad occhio nudo. Dopo un bagnetto in acqua tiepida, è bene notare che il guscio non presenti ferite o infezioni. Altrettanto importante è osservare che le sue funzioni gastro-intestinali, respiratorie e di defecazione siano del tutto ristabilite: in caso contrario sarà bene consultare il parere del veterinario.
F.C.
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