I surfisti dalla parte degli squali: “Se ci uccidono, non sopprimeteli”

I surfisti dalla parte degli squali: “Se ci uccidono, non sopprimeteli”

Un gruppo di surfisti, tra cui due che hanno perso gli arti negli attacchi di squali, stanno promuovendo una pinna da surf che mira a fermare eventuali vendette o rappresaglie contro i mammiferi. La finitura in fibra di vetro in bianco e nero contiene le parole: “Se la mia vita è presa, non prendete la loro”. L’iniziativa nasce dalla città di Torquay, località costiera del Regno Unito, parte dell’area amministrativa di Torbay, nella contea inglese del Devon.

Fissando la pinna alla loro tavola, il surfista indica che, nel caso in cui sia ucciso da uno squalo, non vuole che lo squalo venga ucciso per rappresaglia. La pinna, che è stata chiamata Fin For A Fin, si può prenotare, attraverso una raccolta fondi, sul sito di crowdfunding Indiegogo.

L’iniziativa è supportata dal fotografo del surf Mike Coots, che aveva 18 anni quando uno squalo tigre gli azzannò la gamba destra, al largo della costa delle isole Hawaii. Nel corso dell’ultimo decennio, il surfista è diventato un sostenitore delle campagne per la conservazione degli squali, e nel 2014 ha condannato il programma di cattura e uccisione proposto dall’Australia occidentale, che di recente è stato interrotto, dopo le vibranti proteste portate avanti.

Anche Paul de Gelder, che nel 2009 ha perso un braccio e una gamba dopo un attacco di squali nel porto di Sydney, ha dato il proprio sostegno al progetto. Gli utili derivanti dalle vendite di Fin For A Fin saranno destinati al gruppo di ricerca sugli squali Tag For Life e all’applicazione Dorsal, che segnala il pericolo per gli squali che vivono insieme.

Il co-fondatore del gruppo, Alex Metson, ha affermato che spesso ci si trovava di fronte a scenari di “isteria” quando si verificava un tragico attacco di squali, con le richieste di uccidere lo squalo nella rappresaglia. “Spesso quando tutti parlano di questo, nessuno sta parlando veramente dei desideri del surfista”, ha spiegato Metson, sottolineando che l’iniziativa nasce per “rendere gli oceani più sicuri per entrambe le specie”.

I surfisti che acquistano una pinna possono anche aggiungere il loro nome a un registro on-line, permettendo ai propri cari e alle autorità di confermare i loro desideri che gli squali non siano danneggiati.

Mike Coots
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