Conosci la storia di Dolly? Ecco chi è la prima pecora clonata in laboratorio

Conosci la storia di Dolly? Ecco chi è la prima pecora clonata in laboratorio

20 anni fa veniva soppressa Dolly, la prima pecora clonata in laboratorio: scopriamo di più sulla sua storia controversa.

Dolly pecora clonata
Pecora (Canva – Amoreaquattrozampe.it)

Il 14 febbraio 2003 è morta Dolly, la pecora bianca più famosa al mondo, clonata e nata da madre surrogata. La vicenda che riguarda questa creatura fa discutere ancora oggi l’opinione pubblica: ecco cosa sapere a riguardo.

Dolly: la prima pecora clonata in laboratorio

Dopo 276 tentativi falliti, il 22 febbraio 1997, il professor Ian Wilmut e il suo team dell’Università di Edimburgo, in Scozia, riuscirono a creare in laboratorio Dolly.

Clonazione pecora Dolly
Pecora (Canva – Amoreaquattrozampe.it)

Gli scienziati prelevarono la cellula di una pecora Finn Dorse dal muso bianco e la trasferirono nell’ovulo di una pecora donatrice, una Scottish Blackface dal muso nero.

Il proposito della loro ricerca era dimostrare che la cellula adulta, dopo essere stata prelevata, poteva tornare a uno stadio di sviluppo pregresso, per svilupparsi ancora.

Con la nascita di Dolly, chiamata così in onore della cantante Dolly Parton, venne dimostrata ufficialmente questa tesi nell’ambito dello sviluppo cellulare.

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Una storia che ha diviso l’opinione pubblica

L’esperimento che portò alla clonazione di Dolly fu molto controverso.

Durante la sua breve vita, l’animale non conobbe mai i pascoli verdi e non vide mai il cielo.

Per 6 anni, la pecora fu richiusa nei laboratori del Roslin Institute e sottoposta a una serie di controlli e analisi volti a monitorarne lo stato di salute e a verificare possibili legami con l’invecchiamento precoce.

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Colpita da un virus che contagiò anche altre pecore presenti nella struttura, Dolly sviluppò il cancro ai polmoni e fu soppressa il 14 febbraio 2003, all’età di 6 anni.

Il suo corpo venne imbalsamato ed è attualmente esposto al Museo Nazionale di Scozia.

Come prevedibile, la vicenda di Dolly ha scatenato una serie di sentimenti contrastanti nell’opinione pubblica, sollevando quesiti circa l’eticità del trattamento subito dalla pecora e dagli altri animali sottoposti alla sperimentazione sulla rigenerazione cellulare.

Nel 2015 il Parlamento Europeo ha messo un punto alla vicenda, vietando la clonazione animale.

Il provvedimento, tuttavia, non si riferisce all’uso generico degli animali per scopi scientifici.

Ancora oggi, cani, cavalli, topi, maiali e numerose altre specie vengono impiegate per la ricerca scientifica, che non prende in considerazione strade alternative alle forme più violente e atroci di sfruttamento e sperimentazione animale.

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La domanda che dovremmo porci, a questo punto, è quella che Peter Singer propone all’interno della sua celebre pubblicazione, intitolata “Liberazione animale”.

Se la sperimentazione non viene condotta sugli esseri umani perché è considerata una pratica immorale, significa che gli animali sono diversi da noi: non provano dolore e paura, quindi non meritano il medesimo riguardo.

Ammettendo che sia così, ne deriverebbe che l’animale non è come noi. Quindi, non ci sarebbe ragione di compiere su di lui alcun esperimento, che si rivelerebbe del tutto inutile per la nostra specie.

In caso contrario, invece, sostenendo che l’animale sia come noi, non dovremmo sottoporlo a una procedura che consideriamo atroce se eseguita sui membri della nostra specie.

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