La sperimentazione animale è ancora un tema scottante anche se negli ultimi anni, si sono registrati dei progressi. In Europa, nella filiera dei cosmetici, nel 2004 venne vietata la sperimentazione del prodotto finito sugli animali, per arrivare al 2009, con l’entrata in vigore di una norma con la quale veniva vietato di sperimentare gli ingredienti sugli animali e furono preservate unicamente cinque tipologie di sperimentazioni che come ricorda la LAV erano “fortemente invasive”. Riepilogando, i test consentiti per i cosmetici riguardavano il divieto sperimentare il prodotto finito, nel 2009 è entrato in vigore lo stop ai test per gli ingredienti mentre era ancora possibile testare la tossicità per uso ripetuto, tossicità riproduttiva, cancerogenesi, sensibilizzazione cutanea e tossico cinetica.
Nonostante ciò, le organizzazioni animaliste hanno continuato a battersi arrivando al divieto del 2013 con il quale non è più possibile sperimentare sugli animali nessuna materia prima e/o importarla da Paesi ExtraUE.
Fin dal 1976 venne redatta una positive list, ovvero di prodotti e ingredienti considerati “buoni” per i quali non vi era più necessità di sperimentazione. Eppure, le grosse aziende hanno continuato a sperimentare e anche se il divieto entrato un vigore nel 2013 garantisce che, nel mercato Ue, non vi sono più cosmetici testati su animali, non solo non include tutti i prodotti per la pulizia della casa e altri di uso quotidiano ma molte multinazionali, che producono cosmetici continuano a finanziare dei laboratori in paesi dov’è consentito.
Per questo molte etichette non solo valide e da un punto di vista “Cruelty free” le aziende non devono testare il prodotto finito, non commissionano test su prodotto finito e ingredienti, e non usano ingredienti testati dai produttori. Infatti, Essere Animali ricorda che vi sono i prodotti con ingredienti di origine animale che non possono essere considerati Curelty free anche se non testati come ad esempio ingredienti quali grassi animali, olii animali, gelatina animale, acido stearico, glicerina, collagene, placenta, ambra grigia, muschio di origine animale, zibetto, castoreo, latte, panna, siero di latte, uova, lanolina, miele, cera d’api.
In realtà, come ha ben ricordato il fattoquotidiano in un articolo dell’ottobre 2016, veniva spiegato come in base ad un documento della Commissione Ue, tale divieto sia raggirabile. Nel documento ufficiale intitolato “Comunicazione della Commissione al parlamento Europeo e al Consiglio sul divieto della sperimentazione animale e di immissione sul mercato e sullo stato dei metodi alternativi nel settore dei prodotti cosmetici“ viene sottolineato a pagina 9, spiega il fattoquotidiano, che “la maggior parte degli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici è impiegata anche in molti altri prodotti di consumo e industriali, quali ad esempio i prodotti farmaceutici, i detergenti e i prodotti alimentari, e la sperimentazione animale può essere necessaria per garantire il rispetto del quadro giuridico applicabile a tali prodotti”. Inoltre, sempre nel documento, la Commissione Ue precisava che “gli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici saranno in genere soggetti anche agli obblighi orizzontali previsti dal regolamento Reach e la sperimentazione animale può, in ultima istanza, essere necessaria per completare i rispettivi dati”.
Insomma, fatta la legge trovato l’inganno e “spetta agli Stati membri valutare e decidere se la sperimentazione prevista conformemente ad altri quadri normativi vada considerata rientrante nel campo di applicazione del divieto di immissione sul mercato applicabile dal 2013”.
Se in Ue è stato introdotto il divieto di test sui prodotti da commercializzare all’interno dell’Ue, tale divieto non è applicabile ai cosmetici destinati al commercio estero come in Cina o in Giappone che richiedono che i prodotti siano testati. Insomma, un cane che si morde la coda, per cui in base alle direttive Ue, quello che conta non è che l’ingrediente non sia testato su animali ma che non sia il produttore ad avere pagato il laboratorio. Infine, il divieto non applicabile in caso di prodotti o ingredienti nuovi per i quali è sempre valido il test tossicità.
Insomma, alla fine chi ci rimette sono sempre loro: gli animali. Tra i test più cruenti vi è quello di sperimentare ad esempio uno shampoo. Nei laboratori ad esempio, ai conigli usati come cavie vengono versate qualche goccia del prodotto nell’occhio per studiare la reazione e le conseguenze alla cornea che spesso e volentieri provoca la perdita della vista all’animale. Il test prosegue nell’arco di 24h ripetutamente fino a quando non si rivela un danno. Oltre alla sofferenza fisica provocata alle povere cavie, inutile raccontare le condizioni di stress e traumatiche nelle quali sono allevati nei laboratori e detenuti per essere sottoposti ai test. La testa dei poveri conigli viene fissata con un collare speciale in modo che l’animale non si graffi l’occhio con una zampa e tolga il prodotto irritante dall’occhio.
Se non si osserva nulla di strano alla cornea o alla mucosa della membrana, il test continua. Questi test si svolgono in un periodo di 24 ore. Durante tutto questo tempo, la testa del coniglio è fissata saldamente con un collare speciale, in modo che l’animale non possa graffiarsi l’occhio con la zampa e per evitare che la sostanza fuoriesca. Se i danni provocati all’animale sono irreversibili, l’animale viene soppresso oppure se il danno guarisce, continua a servire come cavia, e la condanna a morte è sempre la stessa.
Gli animali usati come cavie sono di diverse specie e possono essere impiegati gatti, cani, conigli, ratti, porcellini d’India o scimmie. Per quanto riguarda la tossicità di un cosmetico, questa viene testata sulla pelle rasata dell’animale. E’ utile ricordare, come evidenzia la stessa Lav che “le aziende non potranno testare su animali gli ingredienti in tutto il territorio Comunitario, ma potranno farlo all’estero vendendo tali prodotti in Paesi extra-UE”.
Per essere sicuri di determinati prodotti, alcune associazioni come Lav ed Essere animali hanno messo appunto delle liste di prodotti cosmetici Cruelty free, sempre aggiornati, che non sono stati sperimentati sugli animali e che non contengono sostanze animali.
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