Chi sono i pesci combattenti e come funziona la loro riproduzione? Conosciamo meglio le loro abitudini riproduttivi e le particolarità.
I pesci combattenti, noti anche come Betta splendens, sono pesci molto violenti ed aggressivi nel difendere il loro territorio. Questo atteggiamento brutale si ripete anche nei rapporti finalizzati alla riproduzione? Ecco tutto quello che è necessario sapere prima di decidere di farli accoppiare in casa: quali sono le condizioni richieste e i rischi. Non sarà così semplice come sembra, ma assistere al miracolo della riproduzione sarà di certo molto emozionante.
Credete che per farli accoppiare basti comprarne due e metterli insieme? Niente di più sbagliato! Bisognerà saper scegliere degli esemplari giovani, in quanto quelli più anziani non riescono più a riprodursi. L’età minima per l’accoppiamento corrisponde a 14 mesi: ma non è solo questione di anni! Infatti anche il temperamento di questi pesci deve essere tenuto sotto controllo: tra le caratteristiche dei pesci combattenti, quella più spiccata è di certo la tendenza ad essere molto aggressivi anche con i loro simili. Dunque inizialmente è consigliabile porli inizialmente in due vasche differenti. Come distinguere il pesce maschio dalla femmina? Il primo è più brutale, ha le pinne più lunghe e colori più vistosi; la seconda è meno aggressiva del primo e ha una pinna dritta (e non a punta come il maschio).
Se per scopi commerciali o scientifici abbiamo deciso di far accoppiare due pesci Betta in casa, allora dobbiamo assolutamente procurarci pochi ma indispensabili strumenti per creare le condizioni adatte a questa riproduzione.
Come ogni rapporto che si rispetti, anche quello tra i pesci Betta si strutturerà in almeno cinque fasi dalla conoscenza all’accoppiamento vero e proprio. Non è detto che due pesci combattenti giovani, maschio e femmina, debbano accoppiarsi per forza solo perché li mettiamo insieme. Alcune coppie potrebbero non piacersi oppure non essere adatte alla riproduzione. Quindi consideriamo anche questo inconveniente che potrebbe comportare spese e non facciamo scoraggiare.
Come faremo a capire se è il momento giusto? Il maschio formerà un nido di bolle, come a creare l’ambiente adatto all’accoppiamento. Qui verranno deposte le uova e, mentre la femmina entrerà in una lunga fase di riposo, il maschio provvederà a raccogliere le uova e metterle nelle bolle, fino al momento della schiusa.
Inizialmente dunque i pesci, a causa della loro indole aggressiva, dovranno vivere separati: guardarsi e conoscersi ma senza alcun contatto. Meglio usare due vasche singole, per evitare di trovare qualche esemplare sbranato. La convivenza ha bisogno di tempo per ambientarsi: in questo momento dovremo avere un occhio vigile sulla coppia, soprattutto per capire se si piacciono o no. Se vogliamo evitare due vasche, possiamo anche tenerli nello stesso grande contenitore, ma dividendo due ambienti con un divisorio. Se il maschio gonfia le pinne e si muove per farsi guardare, e la femmina abbasserà la testa in segno di sottomissione, i due allora si piacciono!
Nel momento in cui siamo certi che i due non si attaccheranno (magari facciamo prima qualche tentativo per essere sicuri), possiamo rimuovere la parete divisoria. Come già accennato, il momento giusto sarà indicato dal nido di bolle formato dal maschio: in quel momento possiamo far entrare la femmina nell’altro ambiente. E’ probabile che in questo momento il maschio abbia ancora un atteggiamento aggressivo nei confronti della femmina, quindi non perdiamoli d’occhio: fa parte del corteggiamento, ma sempre meglio stare all’erta.
Dopo il rituale del corteggiamento il maschio porterà la femmina nel nido di bolle che ha formato per lei e lì si accoppieranno. Dopo l’accoppiamento le uova cadranno sul fondo e saranno raccolte dal maschio, che le metterà a una a una nel nido. Le femmine potrebbero deporre fino a 600 uova e, tra varie morti, potremmo ritrovarci ad occuparci di ben 500 esemplari! Dovrà anche proteggerle dalla madre, poiché le femmine tendono a mangiarle. Quindi il maschio, per proteggere i suoi piccoli, si mostrerà aggressivo verso la madre: sarà meglio quindi riporla in un altro ambiente.
Il maschio potrà restare nella vasca con gli avannotti fino a quando non inizieranno a nuotare da soli, circa tre giorni dopo la schiusa delle uova. I gusci delle uova rimarranno probabilmente incastrati nelle bolle, spesso con gli avannotti ancora dentro: sarà il maschio a liberarli e portarli fuori. Dovranno iniziare a mangiare un paio di volte al giorno con dei micro vermi e teniamoli al caldo, coprendo il tetto della vasca per evitare spifferi d’aria.
Se dopo la prima settimana di vita dei piccoli si potrà riaccendere il filtro, dopo la seconda si potrà pensare a cambiare l’acqua. Si dovrà procedere in piccole quantità, circa il 10% ogni tre giorni circa per ripulirla gradualmente da rifiuti, gusci e avannotti morti. Solitamente gli avannotti dopo le due settimane di vita possono essere spostati in vasche da capacità di circa 75 litri, con acqua alla stessa temperatura. Gli avannotti possono essere svezzati al cibo vivo dopo circa un mese e poi passare al cibo congelato e liofilizzato, poi al pellet o a scagliette. Le porzioni dovranno essere minime e i pezzi molto piccoli, facendo attenzione a non lasciare scarti di cibo nell’acqua, poiché potrebbero marcire.
Quando è il momento di dividere i fratelli? Quando inizieranno a combattere tra loro. Ma non bisogna lasciarli soli col rischio che cadano in depressione: meglio in acquari vicini e trasparenti.
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F.C.
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