Conosci ogni fase della vita del coniglio? Dalla maturità sessuale allo svezzamento: uno sguardo sulla riproduzione del coniglio.
Bianchi, soffici e dispettosi: così sono nel nostro immaginario i conigli che sempre più spesso scegliamo come animali domestici. Ma quanto ne sappiamo sul loro ciclo vitale? Come funziona la loro riproduzione dalla fase della maturità sessuale a quella del parto fino allo svezzamento dei piccoli cuccioli di coniglio? Ecco uno sguardo su tutto quello che un padrone dovrebbe sapere sulla vita del suo coniglio, per essere pronto a fronteggiare le emergenze e conoscere meglio il suo peloso amico.
Prima di indagare sulla reale gravidanza di un coniglio, ben diversa dalla cosiddetta gravidanza immaginaria, partiamo dal momento dell’incontro del maschio con la femmina. In che modo avviene l’accoppiamento? Inserendo nella gabbia del maschio l’esemplare femminile. Non è questione di maschilismo, ma è meglio non spostare il maschio dal suo habitat in quanto si sente più a suo agio nel suo ambiente, mentre la donna si adatta alle circostanze. Scientificamente parlando la gabbia del maschio avrà già assorbito tutti i suoi odori e feromoni che stimolano l’attività sessuale nel maschio, quindi allontanarsi da essa non è comunque consigliato. La maturità sessuale del coniglio maschio avviene solitamente al quinto mese, mentre nella femmina al quarto: molto dipende dalla razza e dalla taglia dell’animale, quindi non è possibile fissare una data precisa. Diciamo però che in generale le razze di grossa taglia tendono a maturare più tardi rispetto a quelle piccole.
Una volta che maschio e femmina avranno preso ‘confidenza’ si passerà alla monta: dura pochi secondi o qualche minuto, ma non è un’operazione particolarmente lunga. La femmina si porrà in posizione di lordosi e si lascerà sovrastare dal maschio. Anche l’aspetto estetico dei genitali femminili può essere indicativo del momento giusto per l’accoppiamento: il colore dovrà essere rosso-bluastro. Una volta che l’accoppiamento si è concluso e c’è stato il coito maschile si potrà trasferire la femmina di nuovo nella sua gabbia. L’ovulazione della femmina sarà diretta conseguenza del coito maschile, quindi si parla di ‘ovulazione indotta’. Il coito invece lascerà il maschio stremato tanto che, dopo l’eiaculazione, si stenderà su un fianco emettendo un grido. Basteranno pochi minuti per riprendersi e ricominciare l’attività sessuale, quindi magari, se vogliamo aumentare la possibilità di gravidanza nella femmina, lasciamo loro il tempo di accoppiarsi nuovamente. Una volta accertata la gravidanza però la femmina dovrà stare in pace e al riposo per tutto il periodo della gestazione.
Nella femmina del coniglio il periodo di gestazione può variare dal 29 ai 31 giorni, quindi all’incirca un mese: il tempo varia anche a seconda della dimensione e del numero dei piccoli. Partendo dal momento del coito, entro i primi 6 giorni da quel momento si avrà l’ovulazione, ovvero l’impianto dell’embrione nell’utero fecondato; per la formazione della placenta invece si dovrà attendere da un minimo di 8 a un massimo di 12 giorni. Come capire se la coniglia è gravida? Sarà una visita dal veterinario a sottoporla ad una palpazione trans-addominale per verificare la presenza dei piccoli in grembo. Non dobbiamo in nessun caso toccare noi la femmina gravida, poiché manovre di mani inesperte potrebbero essere così brusche da provocarle un aborto.
Durante la gravidanza la femmina ha delle esigenze: la gabbia dovrà essere abbastanza grande da poter allestire il nido dove verranno deposti i piccoli nati. Il Ministero della Salute, a tal proposito, ci offre delle indicazioni utili: la gabbia dovrebbe essere di circa 75×60 cm. Anche l’alimentazione del coniglio in gravidanza deve essere sana e nutriente, per il fabbisogno dell’esemplare gravido. Solitamente si consigli del pellet e del fieno fresco. Dato che con il progredire della gravidanza ma anche durante l’allattamento, la femmina avrà sempre meno appetito, cerchiamo di invogliarla con cibi di buona qualità e proteici (in percentuale si parla di 15% di tenore proteico in gravidanza, e del 18% in allattamento).
Questa delicata fase di allestimento del giaciglio è importante al pari delle altre. Generalmente le gabbie sono dotate di un nido asportabile o integrato, ovvero un’area ben distinta dal resto della gabbia che ha la funzione proprio di ospitare i piccoli nati. E’ meglio posizionarlo in basso rispetto al resto della gabbia, per dare ai piccoli e anche alla mamma un senso più generale di protezione e di riparo. Anche per le dimensioni del nido il Ministero della Salute ha fornito utili indicazioni: 24×38 cm di base per 25 cm di altezza. Esso dovrà essere chiuso fino a tre giorni prima del parto: nemmeno la mamma potrà accedervi prima: la femmina infatti potrebbe non riconoscerlo come tale e sporcarlo con feci o urina.
La stessa mamma provvederà all’allestimento dello stesso con paglia e fieno che avrà a disposizione. Il fondo del nido sarà dunque di paglia, ma anche di truciolo e pelo. Infatti se notiamo che prima del parto la coniglia perde il pelo, non preoccupiamoci! In realtà è la stessa mamma che se lo strappa per creare un giaciglio ancora più morbido e più caldo per i suoi cuccioli. Infatti quando i piccoli nascono sono nudi e senza peluria, quindi soffrono maggiormente il freddo e avranno bisogno della pelliccia della mamma per riscaldarsi. Quindi si tratta di un sacrificio materno per mantenere la temperatura interna al nido intorno ai 30-35°C.
Finalmente il momento tanto atteso, il parto appunto. La femmina avrà bisogno di calma e tranquillità e non è un caso che il parto avvenga solitamente di notte o all’alba. L’operazione durerà meno di un’ora, poco più di 30 minuti: in questo tempo la femmina potrà dare alla luce fino a circa una dozzina di piccoli. Dopo il parto purtroppo alcuni piccoli esemplari potrebbero non farcela o nascere morti e dovranno essere rimossi dalla gabbia; stesso discorso per il fondo della gabbia che dovrà essere rimpiazzato da fieno e paglia nuovi. Questo procedimento, che a tratti può sembrare crudele, in realtà è necessario perché se l’ambiente inizia ad avere un cattivo odore la mamma potrebbe addirittura rifiutare i suoi stessi piccoli.
Sarà la femmina stessa a uscire dal nido, quindi non forziamola ad uscire. Al momento dell’allattamento è bene che il padrone stesso provveda alla sistemazione dei piccoli alle mammelle sue e delle altre coniglie che hanno partorito con lei: questa operazione è detta ‘pareggiamento delle nidiate’. In pratica i neonati saranno adottati da altre mamme, ma dato che non tutte le femmine partoriscono allo stesso momento e lo stesso numero di cuccioli, poche sono le percentuali di sopravvivenza. Al momento della nascita i piccoli saranno non solo glabri, ma anche sordi e ciechi, quindi avranno assoluto bisogno della mamma. Solo al compimento dell’ottavo-decimo giorno apriranno i loro occhi.
Se abbiamo l’idea di un coniglio amorevole che si prende cura della prole, cambiamola! Allatta i neonati ma solo 1-2 volte al giorno e ricopre i piccoli con il pelo fino alla fine dell’allattamento. E’ buona norma farla accedere al nido solo una volta al giorno e tenere sempre chiusa la porta della gabbietta: potrebbe altrimenti schiacciare i piccoli, soprattutto nella prima settimana dopo il parto. L’allattamento dura in tutto pochi minuti. Il periodo di svezzamento si verifica dai 28 ai 35 giorni dopo il parto: anche in questo periodo l’alimentazione prevede un cambio di cibi, talvolta gli stessi degli adulti.
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F.C.
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