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Non solo Cani e Gatti

Rettili e Anfibi non provano emozioni: ecco cosa rivelano gli studi

La strutture gerarchiche e sociali degli animali si definiscono in base al loro grado di aggregazione intraspecifica che rispecchiano natura. I due gradi di socialità sono per l’appunto: l’EUSOCIALITA‘ (in cui i singoli individui appartengono ad una colonia e non sono in grado di sopravvivere da soli, come api e formiche) e l’ASOCIALITA‘ (in cui gli individui non tollerano la presenza di conspecifici, fatto salvo il periodo riproduttivo). Ovviamente troviamo livelli di socialità affettiva che vanno a spiegare il rapporto tra coppie e riproduzione. Troviamo cosi rapporti di natura diversa come: MONOGAMIA, POLIGINIA, POLIANDRIA, PROMISCUITA’.

Vivere in gruppo, rispetto a vivere isolati, fa sì che le specie sociali sviluppino capacità cognitive “speciali” che consentono loro di:

  • gestire interazioni sociali
  • comprendere il linguaggio dell’altro
  • dominare altri individui
  • pacificare con gli altri individui
  • posizione gerarchica nel limite di altri

Un animale con poca propensione alla socialità non deve adempiere a compiti come interagire con altri esemplari, cosi come non è costretto a meccanismi di prevaricazione del territorio o lotta per una femmina. Di solito le specie ASOCIALI sono anche POLIGAME, per non dover condividere tutta la vita un rapporto con un altro essere vivente. Naturalmente, tanto più complessa è la struttura sociale di una specie, tanto più “raffinati” saranno i comportamenti che essa è in grado di esprimere. L’uomo, lo scimpanzè e il delfino sono tre buoni esempi di socialità molto complessa, che si riflette in comportamenti sociali estremamente complessi.

Come si relazionano i rettili nella vita sociale?

I Rettili e gli Anfibi sono dei vertebrati con strutture sociali mediamente semplici, non presentano relazioni complicate che prevedono un’interazione obbligatoria con l’altra specie. Gli unici comportamenti che terranno saranno di tipo aggressivi o per lo più di pacificazione che serviranno a rimarcare la posizione sociale di un individuo all’interno di un gruppo. Mentre invece mancano quasi tutti comportamenti collegati alla cura parenterale: pulire, spulciare, leccare la cute, allattare; sono tutti comportamenti rari, difficili da trovare in un rettile o un anfibio. Probabilmente se assistiamo scene in cui un sauro lecca un altro individuo sarà per saggiarne lo status riproduttivo e non perché vuole confortarlo.

Le differenze tra rettili e mammiferi sono sostanziali. I rettili non hanno bisogno di cure particolari ad eccezione dei pasti e della pulizia della lettiera. Per quanto riguarda i mammiferi o gli omeotermi i comportamenti di “grooming o coccole” sono tutti comportamenti di cura reciproca che il nostro animale, qualsiasi esso sia, accetterà di buon grado, a patto che sia ben socializzato con l’uomo. In questo senso un cane, un gatto, un coniglio, un ratto o un pappagallo, traggono piacere da questo tipo di interazioni istintive.

Come abbiamo appena detto i rettili non hanno bisogno di un’interazione amichevole da contatto forzata con un’altra specie o con l’uomo. Non è assolutamente riportata nel loro bagaglio cognitivo e genetico. In compenso però hanno interazioni ostili che prevedono uno scontro tra due contendenti per vederne la forza fisica ad esempio per confrontarsi nella lotta o per rivendicare un territorio. Non hanno le capacità cognitive per interpretare e apprezzare interazioni amichevoli.

Ogni interazione che l’uomo o il proprietario di un rettile avrà con esso, come ad esempio, manovre di contenzione, accarezzamento, contatto fisico indotto, saranno interpretati dall’animale come:

  • Tentativo di aggressione da parte di un con specifico
  • Tentativo di predicazione diverso dall’aggressione
  • Tentativo di approccio sessuale
  • Tentativo di prevaricazione nel proprio ambiente

La risposta cui ci troveremo davanti sarà sicuramente improntata sulla passività assoluta dell’animale ma ciò non ci deve trarre in inganno. Una delle strategie comportamentali più diffuse nell’ambiente e nel regno animale sarà quella di fingersi morti; è la prima tattica usata per cessare un’ aggressione. Spesso un sottomesso si acquatta e chiude gli occhi nel tentativo di comunicare il suo basso status gerarchico e la non volontà di reagire. Quando assistiamo ad una scena simile non dobbiamo fare l’errore di scambiare questo comportamento con una reazione piacevole in natura infatti le specie sociali vivono ogni interazione sociale in maniera stressante. Non si faccia L’ERRORE di scambiare tale comportamento con una reazione di piacere.

In questa immagine possiamo notare come il tronco encefalico (colorato di rosso) è la base del cervello rettiliano che hanno i rettili e i serpenti.
Le altre due sezioni di cervello (giallo-sistema limbico / verde-cervello pensante) mancano completamente nel cervello dei rettili. In effetti il cervello dei rettili è di bassa competenza, nel senso che deve occuparsi solo di funzioni vitali come il controllo del cuore, sangue, digestione e postura. E’ un cervello primitivo in quanto si basa solo su operazioni semplici: fuggire, attaccare nutrirsi e riprodursi.

 

Anche se “limitato”, il cervello dei rettili, è alla base evolutiva del nostro cervello, ancora oggi un mistero per la scienza e per l’evoluzione.

Il sistema limbico organizza l’afflusso di ormoni endorcrini che regolano i sentimenti, come la rabbia, l’affettività, la felicità, il desiderio e la tristezza. Il sistema limbico possiamo definirlo come un “amplificatore” evolutivo delle emozioni primitive/istintive.

LE EMOZIONI SONO UNA CARATTERISTICA DI CUI I RETTILI SONO DEL TUTTO PRIVI.

Il serpente che difende la propria prole o le uova, non va confuso come un gesto materno o di affetto ma solo limitato alla sopravvivenza della specie. In molti casi (vedi tartarughe) le uova solo lasciate a loro stesse nell’ambiente anche prima della schiusa e i piccoli sono lasciati a confrontarsi con il mondo esterno da soli. Anche i coccodrilli fanno cosi, con l’eccezione che la mamma torna a prenderli nel nido e a portarli nell’acqua attraverso la bocca. In moltissimi casi le uova o i piccoli sono abbandonati a loro stessi, nonostante le uova siano state protette fino al momento della schiusa.

Racchiudiamo due esempi in maniera facile:

Cervello rettili: Riproduzioneattaccofuga

Sistema limbico: Riproduzionepiacererabbiapaurafuga

Nonostante possano sembrarci simili, sono emozioni di entità differente. Le prime sono emozioni primitive legate alla sopravvivenza, nel secondo caso, invece, abbiamo emozioni enormemente più complesse ed evolute.

La neocorteccia o cervello pesante invece è la parte dell’encefalo che ci permette di memorizzare e immagazzinare notizie utili, figure, sensazioni e odori. Grazie a quella parte possiamo ragionare per pensare ad un’alternativa, così come gli scimpanzè utilizzano la neocorteccia per aprire o sbucciare cibi diversi in maniera diversa. Possiamo definire la neocorteccia come una sorta di “filtro” tra il cervello rettiliano e il sistema limbico, un filtro che ci aiuta a elaborare e affrontare situazioni diverse pensando e provando emozioni che ci aiutano nella sopravvivenza.

B.M

Beatrice Masi

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Beatrice Masi

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