Resta al fianco del compagno rimasto con la zampa in una trappola

Resta al fianco del compagno rimasto con la zampa in una trappola

All’indomani della nuova regolamentazione sulla caccia, approvata dal governo americano che consente di utilizzare nuove tecniche piuttosto agghiaccianti, come uccidere famiglie di orsi con cuccioli nelle tane, è stata ricordata la storia commovente di una coppia di coyote che si è verificata nel 1992 ma che non è stata dimenticata da chi è stato testimone di quella vicenda e denuncia gli orrori dei metodi impiegati dai cacciatori e dagli stessi addetti che controllano il sovrappopolamento della fauna selvatica.

Brooks Fahy, è un uomo che da anni collabora con l’associazione non profit Predator Defense. Durante una sua escursione nelle foreste dell’Oregon, si è imbattuto in un giovane esemplare maschio di coyote, rimasto con una zampa intrappolata in una tagliola. Il povero animale non riusciva a muoversi e per sostenere il suo dolore mordeva un ramo: “Quando ho incontrato questo coyote, nelle foreste dell’Oregon, lui mi ha guardato e poi ha abbassato gli occhi, come se fosse pronto ad accettare il suo destino”, ricorda Brooks, secondo il quale quell’esemplare era rimasto intrappolato da almeno una settimana. Infatti, gli animali che vengono intrappolati possono stare anche diversi giorni in quelle condizioni prima di essere uccisi dai cacciatori. In molti casi, arrivano anche a strapparsi le zampe per liberarsi.

Il ricordo di quel coyote è ancora vivo nell’animo di Brooks soprattutto per quel suo desiderio di voler rimanere in vita. In base a quanto ricostruito, il coyote era sopravvissuto bevendo l’acqua di un po’ di neve sciolta. Sul posto, Brooks notò sulla neve altre tracce di zampe: “E’ stato così che ho capito che la sua compagna gli portava cibo per non farlo morire. Mi perseguita ancora oggi quel ricordo”.

Un ricordo di affetto e d’intimità, del rapporto tra due creature spezzato in modo brutale. Brooks ha cercato di aiutare il coyote che si è lasciato maneggiare senza fare reticence, abbandonandosi totalmente a quell’uomo estraneo, forse, intuendo che non gli avrebbe fatto del male.

Purtroppo, la zampa era in pessime condizioni e il veterinario per alleviare la sofferenza dell’esemplare ha preferito applicare l’eutanasia. Una storia triste che ci fa capire l’aspetto più drammatico di quello che viene perpetrato a livello istituzionale dal Wildlife Services. Secondo i dati, solo nel 2016, l’ente ha eliminato 76.963 coyote di cui 19mila con le trappole.

Un metodo brutale che provoca una sofferenza indicibile e forti traumi all’animale, denunciato dalle organizzazione animaliste che rimproverano il sistema di controllo della fauna selvatica.

Non a caso, lo stesso Brooks ha tenuto a sottolineare che “le specie si autoregolano, è ora che la società la smetta di pensare agli animali come risorse naturali. Soffrono, sentono dolore e sono creature viventi”.

 

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