Il Ramarro è considerato il principe azzurro della famiglia dei sauri. Scopriamo il perché di questo titolo e le sue caratteristiche.
Il Ramarro (Lacerta viridis) un sauro appartenente alla famiglia dei Lacertidi, è senza alcun dubbio fra i sauri autoctoni il più grande e sicuramente il più elegante. Si aggiudica il titolo di principe per via del cambiamento di colore alla gola durante la stagione degli amori diventando blu. È un animale molto vivace, veloce e mordace in particolare i maschi danno spesso luogo a combattimenti tipici per il possesso dei territori.
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Il Ramarro, Lacerta bilineata, ha una lunghezza media compresa tra i 25 e i 32 cm ed un peso che negli adulti oscilla tra i 20 e i 45 g. Nell’adulto la parte superiore del corpo è verde, macchiata o punteggiata di nero, mentre la parte inferiore è uniformemente gialla.
Questa specie presenta un leggero dimorfismo sessuale. Nei maschi la testa è più grossa, la coda allargata alla base, il colore blu della gola è vivo. La livrea dorsale dei maschi è verde smeraldo brillante, picchiettata di giallo limone e nero. Il colore delle femmine è più variabile e mimetico: alcune sono grigie con una punteggiatura nera, altre sono verdi come i maschi.
Nei giovani la colorazione della gola e dei fianchi è verde giallastra e le parti ventrali bianco sporco mentre il dorsale tende al marroncino uniforme. Queste macchie scompaiono a poco a poco con la crescita, ma possono anche persistere nelle femmine adulte. Il Ramarro è un animale che vive maggiormente il giorno è molto raro vederlo dal pomeriggio e i suoi ritmi d’attività sono strettamente legati alla temperatura.
Durante i periodi più caldi è attivo il mattino, mentre durante il pomeriggio se ne sta perlopiù nascosto. Il Ramarro è sedentario e i maschi sono territoriali e predilige muoversi al suolo, ma quando le condizioni termiche sono sfavorevoli può anche arrampicarsi sui rami più bassi di arbusti o cespugli per favorire la termoregolazione.
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Il Ramarro è presente in vari ambienti, particolarmente in quelli forestali caratterizzati da cespuglieti e arbusteti e siepi, frequente anche in ambienti antropici come incolti e radure e aree urbane. Predilige i margini dei boschi, cespugli, siepi, radure erbose, prati, coltivi, alvei dei fiumi, aree urbane, pinete litoranee, pietraie.
Il Ramarro è una specie diffusa su tutto il territorio regionale dall’Appennino alla pianura interna fino al litorale. Ha un’ampia distribuzione altitudinale la quota massima rilevata è di 1427 m, con prevalente frequenza nelle fasce planiziali e collinari.
Mentre in Italia è presente lungo tutta la penisola e in Sicilia, in Europa è presente nell’Europa centro meridionale e fino all’Asia minore è invece totalmente assente in quasi tutta la Penisola Iberica, e nelle isole mediterranee. In merito alla riproduzione il Ramarro raggiunge la maturità sessuale all’età di 2 anni.
Il periodo degli accoppiamenti di queste lucertole, ha inizio ad aprile fino alla metà di giugno. In questo periodo i maschi diventano molto violenti fra loro inseguendosi fra la vegetazione e stabilendo una gerarchia e il territorio. Durante questo periodo il maschio può accoppiarsi con più femmine ed è in grado di fecondarle tutte e queste ultime possono accoppiarsi più volte prima di ogni ovulazione.
L’accoppiamento avviene tramite un rituale solito ossia mordendo la femmina dapprima alla base della coda, poi sul fianco, e infine la feconda tenendola ferma con le zampe posteriori. La femmina può deporre le uova due volte, la prima verso la fine di maggio e la seconda nel mese successivo e sono di un numero che varia da 5 a 15.
L’incubazione dura da 50 a 100 giorni, a seconda della temperatura. Alla schiusa delle uova i piccoli misureranno da 3 a 4,5 cm. La vita media del Ramarro varia tra i 5 e i 15 anni, spesso sono vittime degli esemplari adulti.
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Il Ramarro come alimentazione predilige in particolare da coleotteri, ortotteri, bruchi, ragni e isopodi; sono consumati anche i molluschi dal guscio sottile e talvolta viene leccato il succo delle bacche mature cadute al suolo. Raramente come abbiamo accennato precedentemente si nutre anche di piccoli esemplari di lucertola.
È una specie che necessità di una quantità considerevole di acqua che recupera dalla vegetazione, leccando le gocce di rugiada oppure dalle fonti d’acqua nei periodi di siccità. Queste lucertole cacciano la loro preda con il metodo dell’attesa e dell’anticipazione, il che significa che quando il loro cibo è molto vicino, si lancerà su di esso per catturarlo.
Raffaella Lauretta
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