Quali sono gli anfibi, quali le loro origini, l’habitat e la riproduzione? Scopriamo insieme tutte le caratteristiche di questi animali.
A metà strada tra rettili e pesci, gli anfibi furono i primi animali capaci di uscire dall’acqua e iniziare a vivere nella terraferma, ma solo in parte si sono adattati alla vita terrestre, non sono mai riusciti a vivere totalmente all’esterno dell’acqua.
Origine degli anfibi
Un gruppo di pesci con pinne carnose o lobate con mascella articolata, gnatostomi, appartenenti alla classe Sarcopterygii (sarcopterigios) è considerato un antenato comune. Molti scienziati ritengono che alcune piccole forme di temnospondili, possano aver dato origine alle odierne rane e rospi.
Il gruppo dei lepospondili, invece, comprendeva solo animali di piccola taglia, alcuni dei quali dall’aspetto serpentiforme. Attualmente si ritiene però che tutti gli anfibi attuali facciano parte di un gruppo evoluto, i lissanfibi e siano derivati da un antenato comune.
Successivamente si adattarono alla vita terrestre con l’evoluzione degli arti per potersi spostare nel territorio, il rafforzamento della muscolatura e delle strutture ossee, l’aumento della dimensione degli occhi per poter osservare meglio, lo sviluppo delle orecchie.
Inoltre la pelle divenne semipermeabile, per coprire il fabbisogno di acqua, le branchie si adattarono ai polmoni per poter respirare nell’area terrestre, si adattarono le mascelle inferiori per migliorare l’alimentazione.
Chi sono gli anfibi?
La parola anfibio significa “in entrambi gli ambienti” o “entrambe le vite”, ecco perché, i vertebrati terrestri che vivono per buona parte della loro vita in acqua e che attraversano un periodo di metamorfosi durante il loro sviluppo.
Gli anfibi possono essere trovati in quasi tutte le parti del pianeta, purché ci sia un ambiente umido. Hanno quattro arti mobili e sono ectotermi: regolano la loro temperatura dall’ambiente , vale a dire che sono a sangue freddo, come rettili e pesci, i loro parenti più stretti.
La pelle degli anfibi è molto particolare: non ha squame, peli o una copertura protettiva , poiché è permeabile all’acqua ed è costituita principalmente da ghiandole. possono essere di colori diversi. In molti casi, sono destinati a favorire la mimetizzazione.
Alcune specie di anfibi hanno ghiandole che secernono veleni potentissimi e persino letali, come la rana dal dardo velenoso.Gli anfibi sono per lo più carnivori , rendendosi importanti predatori di insetti, artropodi, vermi e specie ancora più piccole di anfibi.
Durante la fase acquatica, tuttavia, possono essere erbivori o fondamentalmente onnivori, a seconda della specie. Una caratteristica comune è il fatto che gli anfibi sono animali ovipari, ossia depongono uova. deposizione che avviene generalmente in ambienti acquatici .
Classificazione
La sottoclasse Lissamphibia degli anfibi viene suddivisa in tre ordini:
- rane, rospi: animali senza coda nella loro fase adulta, con zampe posteriori più lunghe, permettendo loro di saltare. La caratteristica fisica più notevole di questa specie è la mascella grande a ampia. Alcune specie sono anche provviste di piccoli denti;
- salamandre e tritoni: anfibi dalla coda lunga con coda, zampe corte della stessa taglia e una certa capacità rigenerativa che consente loro di riprodurre gli arti perduti. Vivono nell’emisfero settentrionale e anche nelle zone settentrionali del Sud America;
- gymnophiona o apoda: piccolo gruppo di anfibi sotterranei privi di zampe. Gli anfibi più particolari hanno un corpo lungo e cilindrico, quasi come un verme o un serpente. Pur essendo anfibi, i loro movimenti sulla terraferma sono lenti e goffi. Esistono solo 42 specie conosciute e sono principalmente centro e sudamericane.
Le specie appartenenti agli anfibi sono tra le più minacciate. In Italia, i due rospi più diffusi, il Bufo bufo e il Bufo viridis sono considerati a rischio. Tutto è causato dalla loro consuetudine di ritornare dove si sono riprodotti.
Questo spostamento li porta ad attraversare strade e quindi poi niente di più facile, che vengano messi sotto dagli automobilisti. Per fortuna esistono diversi gruppi di volontari che si sono attivati per cercare di risolvere questo problema.
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Raffaella Lauretta