Il WWF ha pubblicato un rapporto sulla popolazione animali marini registrando un calo del 49% tra il 1970 e il 2012. L’organizzazione internazionale che si è basata sull’indice “Pianeta vivente” della popolazione marina, ha inoltre sottolineato come alcuni esemplari sono calati del 75%. Lo studio ha considerato una popolazione di 5829 esemplari appartenenti a 1234 specie, tra cui mammiferi marini, uccelli, rettili e pesci.
Il WWF denuncia che la scomparsa della metà della popolazione marina è stata provocata dall’uomo: dalla pesca industriale, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici.
“L’azione dell’uomo è alla radice di questo fenomeno: dalla super pesca alle estrazioni, ma anche le costruzioni sui litorali, l’inquinamento, le emissioni gas serra son responsabili dell’acidificazione degli oceani e del riscaldamento dei mari”, scrive il WWF.
Dal rapporto emergono dei divari regionali registrando un declino maggiore nelle regioni tropicali e subtropicali, tanto che secondo gli esperti entro il 2050 le barriere coralline e le praterie sottomarine potrebbero scomparire. Si tratta di habitat che accolgono il 25% delle specie marine e la perdita delle barriere coralline rappresenterebbe “un’estinzione catastrofica, con conseguenze drammatiche”.
Le attività umane hanno condotto in maniera drammatica al degrado degli oceani catturando i pesci a dei ritmi superiori alla loro riproduzione e distruggendo i luoghi in cui si alimentano, sottolinea il WWF.
Nel mar Mediterraneo vengono estratte 1,5milioni di tonnellate di pesce ogni anno e l’89% dello stock delle risorse è già esaurito. Il WWF, in conclusione, ha lanciato un appello alla prossima conferenza sul clima che si aprirà a Parigi a fine novembre, sollecitando un impegno maggiore sul piano internazionale per evitare un riscaldamento globale dalle conseguenze irreversibili.